Ideal Standard Forms
Dal 09 Novembre 2013 al 12 Gennaio 2014
Torino
Luogo: GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
Indirizzo: via Magenta 31
Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10-19.30; giovedì 10-22.30
Curatori: Anna Colin
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8, gratuito ragazzi fino ai 18 anni
Telefono per informazioni: +39 011 4429523
E-Mail info: gam@fondazionetorinomusei.it
Sito ufficiale: http://www.gamtorino.it
Ideal Standard Forms, il progetto concepito dalla francese Anna Colin per la project-room della GAM, mette in dialogo le opere dell’artista inglese Edward Allington (Troutbeck Bridge, Cumbria, 1951), dell’argentino Pablo Bronstein (Buenos Aires, 1977) e del britannico Matthew Darbyshire (Cambridge, 1977).
Attraverso un percorso monumentale di edifici e sculture iperbolici, la mostra Ideal Standard Forms offre una serie di incursioni esplorative nello spazio pubblico, nel concetto di cittadinanza e in quello di riproducibilità culturale.
I tre artisti entrarono per la prima volta in contatto alla Slade School of Fine Art di Londra alla fine degli anni ’90: Allington era, ed è tutt’oggi, professore presso la scuola nel periodo in cui Bronstein and Darbyshire, coetanei, erano studenti. Anche se non hanno mai esposto insieme, i tre artisti condividono da sempre preoccupazioni formali, riferimenti culturali e interessi in diverse discipline. Le loro pratiche esplorano e sfidano il linguaggio associato all’architettura pubblica, alla scultura e al design, e indagano le modalità con cui gli ambienti artificiali e i manufatti interagiscono sulle relazioni.
Una grande installazione di Pablo Bronstein, dal titolo Temple of Convenience (2011), suggerisce un orinatoio pubblico neo-classico – un tempio lussuoso ed elegante destinato a un’attività intima, riservata, ordinaria.
Quasi in contrapposizione con questa maestosa architettura pubblica consacrata all’uso privato, Matthew Darbyshire produce un nuovo lavoro, che si innesta sui temi della scultura pubblica e della riproduzione industriale. L'artista ha selezionato quattro sculture dalla collezione della GAM – Vinta (1908) di Gaetano Cellini, un’edizione del 1954 di Sculpture de Silence-Corneille di Hans Arp, Living Sculpture (1966) di Marisa Merz, e Leone (1840) di Giuseppe Gaggini – e attraverso la ricostruzione 3D e la stampa CNC, le ha trasformate in banali oggetti di polistirolo. Un nudo, un leone, un fallo e una spirale rappresentano ora una serie quasi-satirica di possibili opere d’arte pubblica.
La mostra è puntellata da due sculture di Edward Allington, The Victory Boxed (1987), costituita da 99 piccole copie in gesso della Venere di Samotracia conservata al Louvre, e Unsupported Support (1987), un capitello installato a muro e privato della sua funzione di supporto.
Tutte le opere in mostra esplorano, con un registro che non rinuncia all’irriverenza e a un certo gusto per l’osceno, le convenzioni dell’architettura e del design, le relazioni di potere presenti in ogni ambiente artificiale, e il confine ambiguo tra spazio pubblico e privato. Anche la storia occupa un ampio spazio nel campo di riferimenti dei tre artisti, denotando una fascinazione per i segni autentici della democrazia, e costituendo la base per una critica del presente.
Attraverso un percorso monumentale di edifici e sculture iperbolici, la mostra Ideal Standard Forms offre una serie di incursioni esplorative nello spazio pubblico, nel concetto di cittadinanza e in quello di riproducibilità culturale.
I tre artisti entrarono per la prima volta in contatto alla Slade School of Fine Art di Londra alla fine degli anni ’90: Allington era, ed è tutt’oggi, professore presso la scuola nel periodo in cui Bronstein and Darbyshire, coetanei, erano studenti. Anche se non hanno mai esposto insieme, i tre artisti condividono da sempre preoccupazioni formali, riferimenti culturali e interessi in diverse discipline. Le loro pratiche esplorano e sfidano il linguaggio associato all’architettura pubblica, alla scultura e al design, e indagano le modalità con cui gli ambienti artificiali e i manufatti interagiscono sulle relazioni.
Una grande installazione di Pablo Bronstein, dal titolo Temple of Convenience (2011), suggerisce un orinatoio pubblico neo-classico – un tempio lussuoso ed elegante destinato a un’attività intima, riservata, ordinaria.
Quasi in contrapposizione con questa maestosa architettura pubblica consacrata all’uso privato, Matthew Darbyshire produce un nuovo lavoro, che si innesta sui temi della scultura pubblica e della riproduzione industriale. L'artista ha selezionato quattro sculture dalla collezione della GAM – Vinta (1908) di Gaetano Cellini, un’edizione del 1954 di Sculpture de Silence-Corneille di Hans Arp, Living Sculpture (1966) di Marisa Merz, e Leone (1840) di Giuseppe Gaggini – e attraverso la ricostruzione 3D e la stampa CNC, le ha trasformate in banali oggetti di polistirolo. Un nudo, un leone, un fallo e una spirale rappresentano ora una serie quasi-satirica di possibili opere d’arte pubblica.
La mostra è puntellata da due sculture di Edward Allington, The Victory Boxed (1987), costituita da 99 piccole copie in gesso della Venere di Samotracia conservata al Louvre, e Unsupported Support (1987), un capitello installato a muro e privato della sua funzione di supporto.
Tutte le opere in mostra esplorano, con un registro che non rinuncia all’irriverenza e a un certo gusto per l’osceno, le convenzioni dell’architettura e del design, le relazioni di potere presenti in ogni ambiente artificiale, e il confine ambiguo tra spazio pubblico e privato. Anche la storia occupa un ampio spazio nel campo di riferimenti dei tre artisti, denotando una fascinazione per i segni autentici della democrazia, e costituendo la base per una critica del presente.
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