Dal 13 giugno al 6 ottobre al Museo Nazionale Etrusco

Gli Etruschi e il ciclo della vita al Museo di Villa Giulia

Statua votiva in terracotta di bambina accovacciata con uccellino domestico che becca una melagrana, da Vulci, deposito votivo di Porta Nord IV-III sec. a.C. Courtesy Museo etrusco di Villa Giulia
 

Samantha De Martin

11/06/2019

Roma - Un neonato in fasce, tre piccoli in procinto di muovere i primi passi, una testa di fanciulla con il taglio dei capelli che precedeva le nozze, ma anche un tiralatte settecentesco in vetro soffiato, un’urna cineraria in terracotta con motivo a mammelle arrivata da Cerveteri.
Il ciclo della vita nel mondo etrusco scorre tra le vetrine allestite fino al prossimo 6 ottobre nelle sale cinquecentesche al piano nobile del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

In un intreccio tra universo etrusco-italico e attualità, la nascita e la morte si saldano nel tema eterno della sconfitta, della malattia e della vecchiaia. È questo il fil rouge della mostra, piccola, ma interessante, Il ciclo della vita: nascere e rinascere in Etruria, realizzata in collaborazione con la Fondazione “San Camillo-Forlanini”, con il Museo di Storia della Medicina e con il Polo Museale dell’Università di Roma "La Sapienza”, grazie a un accordo di collaborazione stipulato tra le quattro istituzioni.

Dalle testimonianze archeologiche presenti nel percorso appare evidente come i passaggi fisiologici fossero percepiti dagli abitanti dell’Italia antica come importanti, al punto da essere posti sotto la protezione delle divinità e sanciti da riti e cerimonie corali. Ecco il significato dei doni offerti agli dei che presidiavano alle nozze e alla fertilità, proteggendo la maternità. Nella prima sala, dedicata alla nascita, sono esposti alcuni uteri in terracotta dai quali si evince anche la conoscenza degli Etruschi in ambito anatomico.

Attraverso pillole di storia supportate da alcune chicche - come la più antica testimonianza del parto mai trovata in Etruria, la statua votiva in terracotta di una bambina accovacciata risalente al IV-III sec. a.C., un'altra di giovane in procinto di sposarsi del IV secolo a.C. - si giunge al tema della malattia, della vecchiaia, della morte intesa come rinascita. In queste due sezioni che condividono un’unica sala, la pelike attica a figure rosse con la disputa tra Eracle e la personificazione della Vecchiaia del 480 a. C. cede il posto a un unicum, l’olpe in bucchero con decorazione figurata a rilievo da Cerveteri, realizzata tra il 630 e il 620 a.C. Racconta il momento in cui Medea ringiovanisce Giasone mediante bollitura in un calderone, per soddisfare il sogno di eterna giovinezza inseguito dall’eroe.

L’iscrizione dipinta in una tomba di Tarquinia, e che ricorda invece un soldato del II secolo a.C.vissuto 106 anni, si pone in continuità con il progetto di ricerca promosso dalla Fondazione “San Camillo Forlanini” dal titolo “Obiettivo 120 anni nell’analisi dei centenari italiani”.

Gli oggetti in mostra, provenienti dal Museo Etrusco, dal Museo di Storia della Medicina della Sapienza, dal Museo Archeologico Lavinium - si alternano a riflessioni contemporanee, come ad esempio la medicina rigenerativa e le nanotecnologie spiegate dai medici della Fondazione San Camillo-Forlanini.

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