Iconoclastia, arte e regime comunista.

Il Memento Park di Budapest: come trasformare l'arte di regime in una lezione di storia

Statue al Memento Park di Budapest. Courtesy Memento Park
 

Samantha De Martin

30/06/2020

Mondo - Mentre la furia iconoclasta, dagli Stati Uniti all’Europa, depone temporaneamente le armi, lasciando i segni delle sue sferzate su alcune statue simbolo del colonialismo e del potere schiavista, ci sono musei che sfruttano le cicatrici della storia, anche la più dolorosa, per preservarne la memoria con percorsi espositivi tra cimeli e curiosità inaspettate.

Un percorso all’aperto dedicato alla caduta del comunismo
È il caso del Memento Park di Budapest, un percorso all'aperto che accoglie le statue del periodo comunista, presenti un tempo nelle strade, nei parchi e nelle piazze pubbliche ungheresi, prima di essere divelte dai cambiamenti politici del 1989-1990.


Una dei monumenti del Memento Park di Budapest. Tramite Wikimedia Commons

La caduta del comunismo in Ungheria, nel 1989, ha fatto sì che molti monumenti legati al regime venissero rimossi. Nel 1991 l'Assemblea Generale di Budapest aveva proposto di collocare tutte le statue deposte in un museo all'aperto. Nacque così il Memento Park, costruito tra il 1992 e il 1993 nel XXII distretto della capitale.
Quattordici anni dopo fu inaugurata anche una nuova sala dedicata alla storia della rivoluzione del 1956, ai cambiamenti politici del 1989-1990 e allo stesso Memento Park, con un piccolo cinema in cui è possibile assistere alla proiezione del documentario La vita di un agente, incentrato sui metodi usati dalla Államvédelmi Hatóság (la polizia segreta ungherese).
Gli ospiti scopriranno come sia stato possibile perquisire una casa senza destare sospetti o nascondere le cimici spia.


Memento Park di Budapest. Courtesy Memento Park

Questo itinerario lungo le cicatrici della cortina di ferro racconta i segreti di una spia professionista, accompagna i visitatori a bordo di un’auto Trabant - l'automobile del popolo nella Germania comunista, memorabile per il suo rombo caratteristico e la nuvola di fumo bianco-blu dall’odore inconfondibile - offrendo, a chi ne abbia voglia, l’opportunità di origliare, attraverso un vecchio telefono a fili, i discorsi di celebri dittatori e leader comunisti.

Le monumentali sagome di Lenin, Marx, Engels, Dimitrov, Bela Kun lasciano il posto alla statua che ritrae il fiero soldato dell’Esercito di Liberazione Sovietico con in mano la bandiera a falce e martello. Questa scultura alta sei metri grandeggiava un tempo in cima alla collina Gellert nel centro di Budapest.


Memento Park di Budapest | Foto: © Frédérique Voisin-Demery via Flickr

Lungo questo itinerario storico non mancano monumenti allegorici come Amicizia Ungro-Sovietica e Liberazione, o ancora la tribuna di Stalin, una replica a grandezza naturale della tribuna usata come piedistallo per la monumentale statua un tempo collocata nella “Piazza delle sfilate”, nel centro città.
All’ombra di questa scultura si tenevano le parate comuniste, durante le quali i leader di partito venivano acclamati dalle folle. Il 23 ottobre del 1956 - quando la rivoluzione ordita dagli ungheresi per porre fine all'occupazione politica  “bruciava già a fiamma alta” - la statua fu abbattuta dal popolo che lasciò intatti solo gli stivali del dittatore comunista.


Gli stivali di Stalin al Memento Park di Budapest. Tramite Wikimedia Commons

Il Museo in una vecchia caserma militare

All’interno del parco si trova anche un piccolo museo che riproduce una caserma militare di epoca comunista. La mostra permanente si sofferma su due eventi cruciali per la storia dell’Ungheria: la rivoluzione del 1956 e il crollo del regime nel 1989-90. Una sezione è invece dedicata alle celebrazioni per il cinquantenario della rivoluzione.

Al termine della visita potrete far tappa al Red Star Store per acquistare un gadget a tema comunista oppure la lattina con l’ultimo respiro del comunismo.

Un parco che parla di democrazia
Lungi dall’essere un museo sul comunismo, questo parco all’aperto, a una ventina di minuti dal romantico quartiere di Buda, vuole offrire al visitatore un punto di vista oggettivo sulla caduta del regime. Le 42 monumentali statue realizzate tra il 1945 e il 1989 - raffiguranti leader comunisti, personalità importanti del movimento operaio, soldati e ufficiali dell’Armata Rossa - che un tempo mettevano in soggezione gli osservatori con le loro dimensioni, rappresentano adesso la triste testimonianza di una finta gloria.
Il nome ufficiale del Parco delle Statue, A Sentence about Tyranny Park, esprime al meglio il concetto che sta alla base della sua fondazione. L’architetto Ákos Eleőd, ideatore del parco, ha racchiuso il senso del suo progetto in un motto: “Questo parco racconta la dittatura, ma dal momento che se ne può parlare, scrivere e rappresentarla, il parco parla di democrazia. Solo la democrazia é capace di concederci l’opportunità del libero pensiero sulla dittatura, sulla democrazia, oppure su qualsiasi argomento.”


Statue al Memento Park, Budapest. Courtesy Memento Park

Il Memento Park ha riaperto i cancelli dopo l’emergenza coronavirus ed è visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 18.

Leggi anche:
• L'arte è libera? Forse no. Parola di Luca Beatrice
• America Art 1961-2001. A Palazzo Strozzi 40 anni di arte americana tra diversità e diritti civili • AAA Cercasi artista per manifesto di propaganda

COMMENTI