In mostra al Parco Archeologico dal 21 aprile al 15 gennaio

Pompei proibita. Ninfe, satiri ed ermafroditi raccontano l'eros nel mondo antico

Ermafrodito e satiro, Villa A di Oplontis I Courtesy Parco Archeologico di Pompei
 

Francesca Grego

21/04/2022

Napoli - L’arte erotica era di casa nell’antica Pompei, dalle terme alle osterie fino alle ville più sontuose. Gli archeologi se ne resero conto già dai primi scavi settecenteschi e in poco tempo un gran numero di reperti “proibiti” emerse dalle viscere della terra: affreschi, sculture, vasi dipinti, specchi, candelieri, campanelli raccontavano senza veli l’immaginario sensuale degli abitanti della colonia romana, suscitando stupore, curiosità e non pochi imbarazzi. Nel 1819, quando il re delle Due Sicilie Francesco I visitò la mostra dedicata a Pompei presso il Museo Archeologico di Napoli, ne rimase talmente turbato da far chiudere quegli oggetti in un gabinetto segreto accessibile solo a persone “di matura età e di conosciuta morale”, riaperto integralmente al pubblico solo nel 2000. 

Nel frattempo nuovi reperti hanno riacceso l’interesse intorno al tema: è il caso dei recenti ritrovamenti nella Domus di Leda e il Cigno o del carro cerimoniale tornato alla luce a Civita Giuliana. Nasce così il progetto Arte e sensualità nelle case di Pompei, inaugurato oggi nella Palestra grande degli scavi e visitabile fino al 15 gennaio 2023. Sono 70 le opere in mostra - affreschi, sculture, oggetti di uso quotidiano - tutte provenienti dai depositi del Parco Archeologico, da scoprire in un itinerario che collega gli spazi espositivi agli edifici del sito con l’aiuto dell’app My Pompeii.


Ninfa e Satiro, affresco I Courtesy Parco Archeologico di Pompei

“È una mostra di ricerca", spiega la curatrice Maria Luisa Catoni, che oltre a offrire le chiavi per entrare in una Pompei segreta, valorizza le ultime scoperte e mette in luce una ricca trama di relazioni. “Il visitatore può non solo vedere oggetti di grande interesse e bellezza, ma anche utilizzarli come altrettanti ‘puntatori’ verso diversi contesti”, prosegue Catoni: le ville di Stabiae e Oplontis, per esempio, o gli scambi tra la cultura greca e quella romana, o ancora gli usi delle immagini erotiche e il loro rapporto con gli spazi che decoravano. “In pochi altri luoghi al mondo è possibile proporre al visitatore un viaggio così ramificato e interattivo”, osserva la curatrice: “A Pompei questo è possibile anche per lo straordinario impegno che il sito persegue da alcuni anni nella ricerca e nella comunicazione della ricerca, così come nell'apertura ai ricercatori di tutto il mondo”. 


Priapo, Casa dei Vettii I Courtesy Parco Archeologico di Pompei

L’allestimento della Palestra grande conduce i visitatori attraverso gli ambienti di una casa pompeiana ideale, ciascuno decorato da un gruppo di opere preziose. Nell’atrium, la sala-cortile dedicata all’accoglienza, spiccano un affresco di Narciso di ispirazione greca e la statua del Priapo, lo scandaloso dio dell’abbondanza e della fertilità che vegliava su ingressi e giardini al pari dei Lari, i numi protettori della famiglia.

Nel cubiculum, la stanza da letto dove ci si appartava anche per studiare, fare toletta, dedicarsi a conversazioni intime e incontri amorosi, la pittura erotica dispiega al massimo il suo potenziale, come testimoniano gli affreschi recentemente rinvenuti nella Villa rustica di Carmiano, presso Gragnano. Elegantissimo è poi il soffitto della Casa di Leda e il Cigno, nel 2018 ritrovato in frantumi nella domus di Via del Vesuvio ed esposto dopo essere stato restaurato e ricostruito come un puzzle.  


Quadretto erotico a parete proveniente dalla Villa rustica di Gragnano, Museo Stabia d'Orsi I Courtesy Parco Archeologico di Pompei

Immagini di ragazze e ragazzi di grande bellezza scaldavano l’atmosfera del triclinium, la sala dedicata ai banchetti, alludendo a incontri etero e omosessuali. Ne è esempio il bronzeo efebo lambadoforo che illuminava l’ambiente reggendo una lucerna, un altro riferimento alla cultura greca che i più facoltosi abitanti di Pompei sfoggiavano in segno di prestigio e raffinatezza.


Statuetta di Venere, Villa di Poppea a Oplontis I Courtesy Parco Archeologico di Pompei

Il richiamo alla Grecia si fa ancora più forte nel peristilio, idillico giardino ornato da colonne, dove i generi maschile e femminile si fondono nella figura dell’Ermafrodito, mentre il confine tra mondo umano e animale sfuma in creature mitiche e selvagge come il satiro o il centauro. Possiamo osservarlo nelle sculture emerse dal giardino di Loreio Tiburtino e nella lussuosa villa di Oplontis appartenuta alla famiglia di Poppea, da scoprire in un allestimento esperienziale.


"Arte e sensualità nelle case di Pompei" I Foto Parco Archeologico di Pompei

Dulcis in fundo, il più originale reperto emerso degli ultimi anni: il carro da cerimonia di Civita Giuliana, un unicum nel mondo romano, usato da sacerdotesse, matrone di alto rango e fanciulle durante le nozze, con satiri, ninfe e menadi che danno spettacolo in decorazioni dal messaggio inequivocabile. 

“L’obiettivo di una mostra è quello di raccontare attraverso un filo conduttore aspetti particolari di un’epoca, di un contesto storico, o individuare collegamenti tra più contesti. Ma devono nascere soprattutto da una ricerca scientifica e multidisciplinare in grado di condurre il visitatore alla conoscenza del passato", osserva il Direttore Generale dei Musei Massimo Osanna: "Arte e sensualità nelle case di Pompei consente di aggiungere al racconto un pezzo inedito di storia del sito, frutto di recenti indagini e scoperte, che per la prima volta vengono mostrate al pubblico e in un ambito tematico dedicato".


Carro cerimoniale di Civita Giuliana, medaglione I Courtesy Parco Archeologico di Pompei

“In più recano in sé la storia di un complesso lavoro che ha visto coinvolte molteplici professionalità del Parco - prosegue Osanna - ma anche istituzioni e forze dell’ordine, come nel caso del carro di Civita Giuliana, un’area oggetto di saccheggio ad opera dei tombaroli; mentre in altre situazioni, come per la ricostruzione del soffitto rinvenuto in crollo della Casa di Leda e il Cigno sono la testimonianza del delicatissimo e spesso poco noto lavoro di ricomposizione dei frammenti ad opera dei restauratori”. 


Narciso, Insula occidentalis I Courtesy Parco Archeologico di Pompei


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