Do you hear us? An exhibition on silence, noise, and listen

© Dorian Sari | From left to right: Pauline Boudry & Renate Lorenz, Silent (2016), installation with HD, 7:00’. Miriam Cahn, schweigende schwester (1980), pencil on white paper, installation: 21×190 cm. Dorian Sari, Breakneck (2021), rubber balloons, various sizes.Installation view at Istituto Svizzero, Roma, 2021 I Ph. Ela Bialkowska, OKNO Studio

 

Dal 14 Ottobre 2021 al 30 Gennaio 2022

Roma

Luogo: Istituto Svizzero

Indirizzo: Via Ludovisi 48

Orari: Mercoledì e Venerdì: H14:00-18:00 Giovedì: H14:00-20:00 Sabato e Domenica: H11:00-18:00

Costo del biglietto: Registrazione all’ingresso. Si ricorda ai gentili partecipanti che, nel rispetto delle disposizioni attualmente vigenti, per l’accesso all’evento sarà necessario esibire all’entrata una Certificazione Verde Covid

Telefono per informazioni: +39 06 420421

E-Mail info: roma@istitutosvizzero.it

Sito ufficiale: http://www.istitutosvizzero.it


L’Istituto Svizzero è lieto di presentare a Roma la mostra collettiva Do you hear us? che esplora il concetto di suono nei sui diversi aspetti. In che modo è cambiata la nostra percezione del suono durante la pademia? Può il suono generare uno spazio sociale e politico? Qual è la differenza tra ascoltare e sentire?

Partendo da queste domande, le opere presentate, alcune delle quali concepite appositamente per la mostra, si interrogano sul signficato di silenzio, di rumore e di ascolto come potenti atti di resistenza.

L’esperienza della pandemia ha cambiato la nostra percezione del mondo. Ripensando alle settimane del lockdown qui a Roma, ricordo in particolare la trasformazione dello spazio sonoro. La città divenne silente e, nel silenzio, iniziai d’improvviso a sentire altre cose: il gracchiare dei gabbiani affamati (che, come lessi, si cibano degli avanzi dei ristoranti delle città) e il rombo degli elicotteri della polizia sui tetti. Il silenzio, il rumore e l’ascolto hanno sempre una dimensione sociale e finanche politica. I suoni, sì, i rumori che ci circondano creano sempre un certo spazio sociale. Azzittire qualcuno è un atto violento; al contempo, restare in silenzio può essere un gesto di resistenza, e l’ascolto può essere rivendicato come un’azione politica attiva che dà spazio a voci inascoltate, trascurate. «Sentire», scrive la compositrice Pauline Oliveros, «è un qualcosa che avviene involontariamente, mentre ascoltare è un processo volontario che genera cultura attraverso la formazione e l’esperienza». In italiano, il verbo ‘sentire’ si riferisce tanto ai suoni quanto alle emozioni. La mostra collettiva Do you hear us? all’Istituto Svizzero di Roma intende tracciare questi aspetti. Nel farlo, le opere artistiche, alcune create appositamente per la mostra altre già esistenti, esplorano un tema multi-stratificato. Artisti e artiste indagano l’ascolto delle voci e memorie migranti e il significato della musica e del canto in questo contesto, ci mostrano come il silenzio possa essere un potente e performativo atto di resistenza, invocano le radici dell’ascolto quale strategia politica attiva dei movimenti femministi degli anni sessanta e settanta, o ci ricordano quanto velocemente finiamo per trascurare talune voci nel rumore costante dei media sociali.

Gioia Dal Molin, Responsabile artistica Istituto Svizzero, agosto 2021

Mohamed Almusibli (n. 1990, vive e lavora a Ginevra/CH) è un artista e curatore basato a Ginevra, dove dirige lo spazio Cherish. Il suo lavoro è distintamente interdisciplinare, utilizza testi propri o trovati per installazioni, lavori sonori e video così come per performance. I suoi scritti sono spesso il risultato di aneddoti poetici personali che trovano la loro strada in uno spazio comune attraverso la messa in discussione e la descrizione delle emozioni, credenze e valori umani condivisi. L’opera di Mohamed Almusibli potrebbe anche essere vista in ottica politica, sebbene permanga a un livello personale.

Pauline Boudry e Renate Lorenz lavorano insieme a Berlino dal 2007. Producono installazioni che coreografano la tensione tra visibilità e opacità. I loro film immortalano le performance davanti alla camera, spesso prendendo avvio da una canzone, un’immagine, un film o una colonna sonora del passato recente. Sconvolgono le narrazioni storiche normative e le convenzioni della spettatorialità, le modalità con cui figure e azioni sono messe in scena, stratificate e re-immaginate nel tempo. I loro performer sono coreografe e coreografi, artiste e artisti e musiciste e musicisti, con i quali intrattengono conversazioni di lunga data sulle condizioni della performance, la violenta storia della visibilità, la patologizzazione dei corpi, ma anche la compagnia, il glamour e la resistenza. Il loro recente lavoro Moving Backwards, con le coreografe e i coreografi/performer Latifa Laâbissi, Werner Hirsch, Julie Cunningham, Marbles Jumbo Radio e Nach, è stato presentato al Padiglione Svizzero alla 58esima Biennale di Venezia. I loro lavori sono stati esibiti in Europa e all’estero.

Miriam Cahn (n. 1949, vive e lavora a Stampa/CH). Ha esposto le sue opere a livello internazionale, le mostre personali più significative includono Palazzo Castelmur (Stampa, 2021); Sifang Art Museum, Nanjing (2020); la mostra I AS HUMAN al Kunstmuseum Bern (2019) esposta anche al Haus der Kunst, Monaco (2019) e al Museum of Modern Art, Varsavia (2019); Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid (2019); Kunsthaus Bregenz (2019). Ha ricevuto numerosi importanti riconoscimenti, tra cui l’Oberrheinischer Kunstpreis Offenburg, il Basler Kunstpreis, il Käthe-Kollwitz-Preis, Berlino, lo Ströher Preis Frankfurt/Main e la Borsa DAAD nel 1985. Nel 2022 Cahn sarà investita del quattordicesimo Rubens Prize dalla città di Siegen. Le sue opere fanno parte di diverse rinomate collezioni: Museum of Modern Art (New York), Tate Modern (Londra), Museo Reina Sofia (Madrid), Kunstmuseum Basel e Museum for Modern Art (Varsavia), Rubell Collection (Miami) e Pinault Collection (Parigi). Recentemente ha esposto al Kunsthal Charlottenborg a Copenhagen. La mostra dal titolo ME AS HAPPENING sarà esposta in una nuova iterazione al Power Plant a Toronto il prossimo autunno. Inoltre, sue mostre personali saranno presentate nel 2022 a: Palais de Tokyo (Parigi); Fondazione ICA Milano e MAN (Nuoro-Italia).

Nina Emge (n. 1995, vive e lavora a Berlino/DE e Zurigo/CH). Nella sua pratica l’analisi delle forme organiche, del suono e dei suoi effetti è spesso presente. Inoltre, le questioni attorno al concetto di ascolto giocano un ruolo fondamentale: ciò è evidente nella sua ricerca e lavoro di archivio, nelle sue installazioni e disegni e nei processi creativi, spesso collaborativi, dei suoi lavori. Nina Emge è un membro attivo della Transnational Sound Initiative e Fellow della DAAD. Le sue opere sono state esposte a Les Complices*, Zurigo, Les Urbaines, Losanna, Shedhalle, Zurigo, Kunsthalle Zurich, e in altri spazi progettuali nazionali e internazionali.

Nastasia Meyrat (n. 1991, vive e lavora a Losanna/CH) ha conseguito un MA con merito alla Haute École d’art et de design (HEAD) di Ginevra nel 2015. Nel 2021, tra le altre esibizioni, ha esposto il suo lavoro al Musée Cantonal des Beaux- Arts di Losanna, nell’ambito della mostra Jardin d’Hiver #1 curata da Jill Gasparina, e alla Fondazione ICA a Milano. Nel 2020 è stata invitata a esibire a Marsiglia per Manifesta 13. È stata residente dell’Istituto Svizzero a Roma nel 2019/2020. Dal 2018 al 2019 ha co-diretto uno spazio-progetto a Losanna, Tunnel Tunnel. Nel 2018 Meyrat è stata selezionata per il Kiefer Hablitzel prize e il suo lavoro è stato esposto agli Swiss Art Awards lo stesso anno. È stata residente della Davidoff Art Initiative nel 2017, nella Repubblica Dominicana. Nel 2015 ha esposto al Musée Cantonal des Beaux-Arts di Losanna ed è stata selezionata per il New HEADS – BNP Paribas Foundation Art Awards prize, contemporaneamente alla mostra collettiva GET OUT, curata da Latifa Echakhch.

Dorian Özhan Sari (n. 1989, vive e lavora a Basilea/CH) ha ottenuto un MA in Arti Visive all’Institut Kunst di Basilea nel 2018, dopo aver studiato alla Haute École d’art et de design (HEAD) di Ginevra e all’Università Sorbona di Parigi. È stato premiato con il Manor Kunstpreis nel 2020, il Kunstkredit Basel e lo Swiss Art Award nel 2019, oltre che con numerosi altri premi e borse di studio. È stato artista in residenza alla Akademie der Künste nel 2020 e al The BAR Project e LaFondazione Lac O Lemon nel 2017. Ha esposto il suo lavoro in svariate mostre personali e collettive a livello internazionale, in Francia, Turchia, Spagna, Brasile, Germania e Svizzera. È nato a Izmir (Turchia) ed è rappresentato da Gallery Wilde (CH), Gallery Öktem&Aykut (TR).

Hannah Weinberger (n. 1988, vive e lavora a Basilea/CH) si è laureata alla Zürcher Hochschule der Künste nel 2013 con un MA in Belle Arti. La collaborazione e la partecipazione sono i tratti distintivi della pratica di Hannah Weinberger. Il suo
lavoro attinge dal potenziale del suono e dalle proprietà degli spazi, utili per favorire incontri collettivi o assegnare un ruolo performativo agli spettatori. Dal 2011 al 2013 ha co-diretto lo spazio Elaine nel cortile del Museum Gegenwart/ Kunstmuseum Basel. Ha esposto mostre personali al Centre d’Art Contemporain Ginevra; Kunstverein Braunschweig; Badischer Kunstverein, Karlsruhe; Schinkel Pavillon; Kunstverein Harburger Bahnhof; Kunsthaus Bregenz; MIT List Center for Visual Arts, FriArt, Friburgo; Swiss Institute New York; Kunsthalle Basel. Il suo lavoro è anche stato presentato a livello internazionale: Vleeshal Middleburg; Copenhagen Contemporary; Okayama Art Summit; Manifesta 11; Astrup Fearnley Museum of Modern Art, Oslo; Migros Museum für Gegenwartskunst, Zurigo; la Biennale di Lione; Stedelijk Museum Amsterdam; l’Institute of Contemporary Art, Philadelphia; Kunsthal Charlottenborg; Kunstverein München; Kunsthaus Glarus. Dal 2016 è lecturer all’Institute of Art alla Basel School of Art and Design, e dal 2013 è nel consiglio della Kunsthalle Basel.

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