La storia in 3D
L’era digitale di Pompei
Museo Archeologico Nazionale di Napoli - Ibam (CNR) |
Pompei 3D
Francesca Grego
21/02/2017
Napoli - Passeggiare fra le vie di Pompei antica, sorvolarla per una spettacolare veduta aerea o entrare nelle singole domus per ammirarne gli affreschi: presto sarà possibile dal pc di casa con un semplice click, grazie al progetto di digitalizzazione 3D che vede la collaborazione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dell’Ibam, l’istituto del CNR dedicato alla valorizzazione e fruizione dei beni culturali.
La storia ha inizio nel lontano 1861, quando l’ispettore agli scavi Giuseppe Fiorelli commissionò la costruzione di un imponente plastico in sughero (5 metri per 4), per riprodurre in scala 1:100 la città romana sepolta dall’eruzione del Vesuvio. Una testimonianza delle operazioni di scavo che si protrassero fino al secondo dopoguerra, ma anche un preziosissimo documento degli affreschi che nel tempo l’incuria e gli agenti atmosferici hanno definitivamente cancellato.
È proprio a partire dalla ricostruzione ottocentesca che si sviluppa la nuova mappa virtuale, navigabile dall’alto o in street view, fino a zoomare sui dettagli più minuti. Un ponte sospeso sul plastico ha permesso di effettuare una ricognizione fotografica da diverse altezze e angolazioni, creando un database di migliaia di immagini, che un team di archeologi e informatici ha poi opportunamente rielaborato.
Intanto è partita la seconda fase del progetto: i dati forniti dal plastico sono messi a confronto con le reali strutture di Pompei, allo scopo di censire i siti più degradati e bisognosi di cure. Già esaminate le Domus della Caccia antica e del Citarista, insieme all’Officina di Vesonio Primo.
Per pianificare al meglio i prossimi interventi di conservazione, i risultati andranno a integrare le informazioni raccolte dai droni del Pompei Sustainable Preservation Project nella necropoli di Porta Nocera, sviluppato dall’Ibam insieme all’Istituto Fraunhofer di Stoccarda.
La storia ha inizio nel lontano 1861, quando l’ispettore agli scavi Giuseppe Fiorelli commissionò la costruzione di un imponente plastico in sughero (5 metri per 4), per riprodurre in scala 1:100 la città romana sepolta dall’eruzione del Vesuvio. Una testimonianza delle operazioni di scavo che si protrassero fino al secondo dopoguerra, ma anche un preziosissimo documento degli affreschi che nel tempo l’incuria e gli agenti atmosferici hanno definitivamente cancellato.
È proprio a partire dalla ricostruzione ottocentesca che si sviluppa la nuova mappa virtuale, navigabile dall’alto o in street view, fino a zoomare sui dettagli più minuti. Un ponte sospeso sul plastico ha permesso di effettuare una ricognizione fotografica da diverse altezze e angolazioni, creando un database di migliaia di immagini, che un team di archeologi e informatici ha poi opportunamente rielaborato.
Intanto è partita la seconda fase del progetto: i dati forniti dal plastico sono messi a confronto con le reali strutture di Pompei, allo scopo di censire i siti più degradati e bisognosi di cure. Già esaminate le Domus della Caccia antica e del Citarista, insieme all’Officina di Vesonio Primo.
Per pianificare al meglio i prossimi interventi di conservazione, i risultati andranno a integrare le informazioni raccolte dai droni del Pompei Sustainable Preservation Project nella necropoli di Porta Nocera, sviluppato dall’Ibam insieme all’Istituto Fraunhofer di Stoccarda.
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