Paolo Scarpa. Tiresia

Paolo Scarpa, Tiresia, ArteSpazioTempo, Venezia

 

Dal 04 Settembre 2020 al 20 Settembre 2020

Venezia

Luogo: ArteSpazioTempo

Indirizzo: Campo del Ghetto Novo 2877

Orari: 10-13 / 14-18

Curatori: Giulia Cacciola

E-Mail info: artespaziotempo1@gmail.com



Venerdì 4 settembre alle ore 18.00 lo spazio espositivo ArteSpazioTempo, presenta la mostra “Tiresia” dell’artista Paolo Scarpa, a cura di Giulia Cacciola.
 
Tiresia, indovino cieco della mitologia greca, è il personaggio principale di alcune delle opere realizzate da Paolo Scarpa, artista veneziano, che come l’indovino greco è un artista eclettico ed imprevedibile. Nel corso della sua carriera, Paolo Scarpa, ha affrontato diversi temi culturali non limitandosi ad una sola formula espressiva, ma lasciandosi trasportare dalla voglia e dalla necessità di sperimentazione, in una continua ricerca di un linguaggio completamente unico e allo stesso tempo riconoscibile. Ecco che l’esposizione Tiresia diventa un modo per raccogliere una selezione delle opere dell’artista, nel tentativo di raccontare una vita dedicata all’arte tramite una produzione fatta di periodi, stili e tecniche diverse.
La pittura, il segno e il colore, permettono a Paolo Scarpa di raffigurare il mondo così come lo immagina: le figure ed i volti fluttuano e si muovono nell’aria, assumendo sembianze leggere ed inconsistenti, accentuate da colori a contrasto come il bianco ed il nero. Tramite colori sgargianti e innaturali o inserendo elementi fantastici, invece, riesce a scardinare quelle che sono le regole di raffigurazione e a distaccarsi da canoni imposti e prestabiliti.
Ma è tramite la tecnica dello strappo dell’affresco, ereditata dallo studio con il maestro Bruno Saetti, che l’artista riesce a comunicare la propria natura più autentica, creando quelli che a primo impatto sembrano dipinti materici ma che sono, invece, grandi affreschi staccati e decontestualizzati. Il principio per il quale un affresco debba avere una collocazione spaziale precisa ed imprescindibile perché è stato realizzato ad hoc per il luogo in cui si trova, tramite la tecnica dell’affresco staccato decade completamente, creando in parte straniamento e in parte consapevolezza di una maggiore circolazione dell’opera stessa.
 
Lo strappo degli affreschi di colore bianco consente a Paolo Scarpa di compiere un viaggio interiore, mitologico, di fantasia, che riesce realizzare tramite la manipolazione dei materiali.
Sono proprio i grandi affreschi della serie “Tiresia (ritratti)” che aprono il dialogo con le altre opere in esposizione della serie “Maniera Nera” e “Lune nere”, una selezione di opere che raccontano l’artista tramite esperienze di vita, tracce e segni del passato che compongono la sua piena maturità espressiva.
 
Un viaggio onirico, quasi spirituale, si apre tramite l’unione di queste opere, come se ognuna di esse conservasse una parte delle altre e dialogassero in un continuo confronto tra di loro.
Opere così diverse ma così uguali, così lontane nel tempo di creazione, ma così vicine nella tipologia di realizzazione, da riuscire a sintetizzare i principali progetti di Paolo Scarpa e della sua lunga carriera e vita d’artista.
 
Paolo Scarpa nato a Venezia nel 1936. Frequenta l’Accademia delle Belle Arti con il maestro Bruno Saetti e dal 1955 inizia ad esporre alla Fondazione Bevilacqua La Masa, partecipando in seguito ad importanti esposizioni in Italia e all’estero.
La prima mostra personale nel 1959 è preludio di molte altre esposizioni personali a Venezia, Rimini, Ravenna ecc. Dal 1976 esegue vari affreschi di grandi dimensioni in diverse città del Veneto e a Roma; nel 1985 partecipa con un affresco alla III Mostra Internazionale di Architettura “Progetto Venezia, Biennale di Venezia 1985”.
Sue numerose opere di trovano in collezioni private in Italia, Francia, Olanda e Stati Uniti.
Paolo Scarpa si descrive così: “Credo di avere sempre disegnato e dipinto. Vedevo mio padre, il pittore Luigi Scarpa Croce dipingere nel suo studio a casa al lume di candela quando c’erano gli allarmi notturni nel periodo della seconda guerra mondiale, a Burano, a Venezia, in montagna. Io mi divertivo a tracciare labirinti, castelli, aquiloni, uccelli di fuoco ascoltando Stravinskij, animali fantastici …dopo tutti questi anni passati a dipingere, a far mostre, restauri…mi diverto ancora a tracciare segni, forme e colori sui muri sulle tele e sulla carta”.

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