CAMERA WORK
Ellen Terry
06/02/2002
Nel gennaio del 1903 il primo numero della rivista diretta da Alfred Stieglitz si apre con un’apologia tesa a spiegare la nascita della pubblicazione “come il risultato logico dell’evoluzione dell’arte fotografica”.
Una frase che appare sulla copertina del primo numero chiarisce al pubblico le intenzioni del direttore: “The Magazine without an If – fearless – independent – without favor” (“Rivista senza Se – coraggiosa – indipendente – imparziale”). Queste parole sono posizionate nella parte alta della copertina, sopra la famosa caricatura di Stieglitz opera di Marius De Zayas. Il primo numero, che contiene delle splendide fotoincisioni di Gertrude Käsebier, Alfred Stieglitz e A. Radclyffe Dugmore stampate su carta giapponese, indica già lo stile della rivista, poiché coniuga sia l’aspetto visivo che quello teorico della fotografia.
Per Stieglitz Camera Work, libera da ogni tipo di organizzazione, deve rivolgersi ad un pubblico ampio, non più solamente alla ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Una rivista che trovi spazio per testi teorici e riflessioni di importanti critici d’arte e noti scrittori, ma soprattutto per consigli pratici su come svolgere il mestiere di fotografo.
La copertina di ogni numero, in carta grigio-verde con scritta in oro, è opera di Eduard J. Steichen; l’abbonamento annuale per i quattro numeri ammonta a quattro dollari: gli abbonati saranno più di seicento nei primi anni, ma diminuiranno fino alle trentasei unità del 1917.
Presto Camera Work si avvicina sempre più alle idee del suo creatore. I numeri, in genere impostati su un taglio monografico, inizialmente si incentrano sull’attività di alcuni fotografi, ma col tempo cominciano ad interessarsi ad altri campi della produzione artistica: gli acquerelli di Auguste Rodin, la prosa americana di Gertrude Stein, lo “Spirituale dell’arte” di Vassilij Kandinskij, gli “Aforismi sul Futurismo” della poetessa inglese Mina Loy, sono solo alcuni dei grandi nomi presentati nella rivista di Stieglitz.
In questo modo le pagine di Camera Work si connotano come luogo di incontro e di dialogo tra fotografi e altri artisti. La fotografia diviene espressione della vita moderna, raggiungendo il ruolo di arte al pari di pittura, scultura e delle altre tecniche artistiche riconosciute come tali. Il nuovo mezzo si propone come nuovo punto di osservazione da cui guardare il mondo, tramite privilegiato “per cogliere l’unicità del moderno e al contempo quella di un paese che, nella sua rapida crescita, sta correndo verso il nuovo: gli Stati Uniti”.
Una frase che appare sulla copertina del primo numero chiarisce al pubblico le intenzioni del direttore: “The Magazine without an If – fearless – independent – without favor” (“Rivista senza Se – coraggiosa – indipendente – imparziale”). Queste parole sono posizionate nella parte alta della copertina, sopra la famosa caricatura di Stieglitz opera di Marius De Zayas. Il primo numero, che contiene delle splendide fotoincisioni di Gertrude Käsebier, Alfred Stieglitz e A. Radclyffe Dugmore stampate su carta giapponese, indica già lo stile della rivista, poiché coniuga sia l’aspetto visivo che quello teorico della fotografia.
Per Stieglitz Camera Work, libera da ogni tipo di organizzazione, deve rivolgersi ad un pubblico ampio, non più solamente alla ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Una rivista che trovi spazio per testi teorici e riflessioni di importanti critici d’arte e noti scrittori, ma soprattutto per consigli pratici su come svolgere il mestiere di fotografo.
La copertina di ogni numero, in carta grigio-verde con scritta in oro, è opera di Eduard J. Steichen; l’abbonamento annuale per i quattro numeri ammonta a quattro dollari: gli abbonati saranno più di seicento nei primi anni, ma diminuiranno fino alle trentasei unità del 1917.
Presto Camera Work si avvicina sempre più alle idee del suo creatore. I numeri, in genere impostati su un taglio monografico, inizialmente si incentrano sull’attività di alcuni fotografi, ma col tempo cominciano ad interessarsi ad altri campi della produzione artistica: gli acquerelli di Auguste Rodin, la prosa americana di Gertrude Stein, lo “Spirituale dell’arte” di Vassilij Kandinskij, gli “Aforismi sul Futurismo” della poetessa inglese Mina Loy, sono solo alcuni dei grandi nomi presentati nella rivista di Stieglitz.
In questo modo le pagine di Camera Work si connotano come luogo di incontro e di dialogo tra fotografi e altri artisti. La fotografia diviene espressione della vita moderna, raggiungendo il ruolo di arte al pari di pittura, scultura e delle altre tecniche artistiche riconosciute come tali. Il nuovo mezzo si propone come nuovo punto di osservazione da cui guardare il mondo, tramite privilegiato “per cogliere l’unicità del moderno e al contempo quella di un paese che, nella sua rapida crescita, sta correndo verso il nuovo: gli Stati Uniti”.
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