Anastasia Moro. talequale
Dal 16 Febbraio 2013 al 24 Febbraio 2013
Este | Padova
Luogo: Spazio Espositivo Pescheria Vecchia
Indirizzo: via Massimo d'Azeglio 11
Orari: da lunedì a venerdì 14-19; sabato e domenica 10-18.30
Curatori: Gaetano Salerno
Enti promotori:
- Comune di Este – Assessorato alla Cultura
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: 339 41 92 269 | 348 54 43 851
E-Mail info: info@anastasiamoro.it
Sito ufficiale: http://www.anastasiamoro.it/
Il prestigioso spazio espositivo situato nel centro storico atestino accoglierà fino a domenica 24 febbraio 2013 una selezione dei lavori dell’artista padovana (Montagnana, 1977; vive e lavora a Megliadino San Fidenzio, Padova) da tempo impegnata in una personale ricerca sulle forme e sui materiali; venticinque opere circa di piccole, medie e grandi dimensioni, pittoriche ed assemblative, attraverso le quali ripercorrere i punti salienti di un percorso visuale che parte dalla forma e dalla sua concretezza sulla tela fino al suo dissolvimento e alla scoperta della pura essenza del pensiero.
L ’ evento artistico è patrocinato dall’ Assessorato alla Cultura del Comune di Este e realizzato in collaborazione con Segnoperenne.it.
Dopo i recenti e significativi passaggi espositivi (ricordiamo, tra gli altri, la personale I pensieri fanno rumore, le collettive Conversione – Metanoia, Echi nella Memoria e l’importante partecipazione ad Artefatto 2012 – Motus Urbis presso il Museo Revoltella di Trieste), l’artista continua a intravedere nel proprio lavoro l’occasione di raccontarsi e nel gesto artistico, che fonde intuizione e realizzazione, il pretesto per intercettare le tracce del pensiero, convogliandole in digressioni e riflessioni che rappresentano il punto di incontro tra corpo fisico e psichico, tra carne ed anima, individuati entrambi da segni liberi di pigmento e resine; talequale vuole raffigurare l’artista stessa, la pura scoperta di un messaggio semplice e diretto che nella creazione artistica trova i pretesti di forme linguistiche immediate di comunicazione e di condivisione di stati emotivi.
Scrive di lei Gaetano Salerno nel testo critico La vanità degli elementi:
“...si racconta con la necessità del vivere, traslando nell’energia cromatica il senso dell’esistenza stessa, il dinamismo della nascita del pensiero per evidenziarne con efficacia le tracce, i passaggi, le metamorfosi, la genesi delle sensazioni prima ancora della loro realtà oggettiva. Sopravvive in questi gesti una leggera ritrosia nel toccare gli argomenti, svelarne le verità che per l’artista sono pensieri intimi e per noi sono segnali da interpretare, da riconoscere, dopo averne rielaborato gli apporti emotivi intrinseci. Strutture portanti e minimali di un universo nascosto, elegante e vanitoso che prima di trovare le forme concluse della materia si inventa in arabescati stati di formazione, aggregandosi e collocandosi empiricamente nello spazio.
Nella fruizione latente che nasce dalle visioni forti e accattivanti che l’artista crea, le linee sono sinuose, le immagini corpi fluidamente gonfiati da sprazzi vitali che ne individuano le traiettorie nei cieli candidi e immacolati della tela, che nella tabula rasa ed asettica del supporto scavano come nei meandri della psiche per instaurare dialoghi diretti e significativi con l’anima.
Anastasia carica questi gesti di esperienze proprie, lasciando la libertà alle emozioni di concretizzarsi nello spazio e nel tempo non senza però averne autenticato la presenza, determinato l’esistenza che è, come in ogni forma creata dalla volontà dell’intelletto, una presenza amorosa per quanto apparentemente vittima di circostanze fortuite. Nei costrutti velatamente zoomorfi e fitomorfi è facile scorgere la quotidianità e l’incomprensibilità della vita; ridurre tutto a forme semplici, primarie eppure ermetiche, sorgive di nuove energie che zampillano dalla materia, superando la contingenza dell’elemento come sinonimi di felicità e di speranza.”
L ’ evento artistico è patrocinato dall’ Assessorato alla Cultura del Comune di Este e realizzato in collaborazione con Segnoperenne.it.
Dopo i recenti e significativi passaggi espositivi (ricordiamo, tra gli altri, la personale I pensieri fanno rumore, le collettive Conversione – Metanoia, Echi nella Memoria e l’importante partecipazione ad Artefatto 2012 – Motus Urbis presso il Museo Revoltella di Trieste), l’artista continua a intravedere nel proprio lavoro l’occasione di raccontarsi e nel gesto artistico, che fonde intuizione e realizzazione, il pretesto per intercettare le tracce del pensiero, convogliandole in digressioni e riflessioni che rappresentano il punto di incontro tra corpo fisico e psichico, tra carne ed anima, individuati entrambi da segni liberi di pigmento e resine; talequale vuole raffigurare l’artista stessa, la pura scoperta di un messaggio semplice e diretto che nella creazione artistica trova i pretesti di forme linguistiche immediate di comunicazione e di condivisione di stati emotivi.
Scrive di lei Gaetano Salerno nel testo critico La vanità degli elementi:
“...si racconta con la necessità del vivere, traslando nell’energia cromatica il senso dell’esistenza stessa, il dinamismo della nascita del pensiero per evidenziarne con efficacia le tracce, i passaggi, le metamorfosi, la genesi delle sensazioni prima ancora della loro realtà oggettiva. Sopravvive in questi gesti una leggera ritrosia nel toccare gli argomenti, svelarne le verità che per l’artista sono pensieri intimi e per noi sono segnali da interpretare, da riconoscere, dopo averne rielaborato gli apporti emotivi intrinseci. Strutture portanti e minimali di un universo nascosto, elegante e vanitoso che prima di trovare le forme concluse della materia si inventa in arabescati stati di formazione, aggregandosi e collocandosi empiricamente nello spazio.
Nella fruizione latente che nasce dalle visioni forti e accattivanti che l’artista crea, le linee sono sinuose, le immagini corpi fluidamente gonfiati da sprazzi vitali che ne individuano le traiettorie nei cieli candidi e immacolati della tela, che nella tabula rasa ed asettica del supporto scavano come nei meandri della psiche per instaurare dialoghi diretti e significativi con l’anima.
Anastasia carica questi gesti di esperienze proprie, lasciando la libertà alle emozioni di concretizzarsi nello spazio e nel tempo non senza però averne autenticato la presenza, determinato l’esistenza che è, come in ogni forma creata dalla volontà dell’intelletto, una presenza amorosa per quanto apparentemente vittima di circostanze fortuite. Nei costrutti velatamente zoomorfi e fitomorfi è facile scorgere la quotidianità e l’incomprensibilità della vita; ridurre tutto a forme semplici, primarie eppure ermetiche, sorgive di nuove energie che zampillano dalla materia, superando la contingenza dell’elemento come sinonimi di felicità e di speranza.”
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