Intervista all'artista livornese, a Milano dal 14 dicembre al 27 aprile

Tori, mappe, riflessi. Christian Balzano svela la sua "Resilienza"

Christian Balzano, Io siamo Hong Kong, 62 x 62 cm. Courtesy l’artista
 

Samantha De Martin

15/11/2017

Milano - L’appuntamento è per il 14 dicembre in Piazza Sant’Alessandro, sul sagrato dell’omonima chiesa barocca, che si trasformerà in una sorta di “arena” percorsa da statue di tori, mappe e superfici riflettenti. È un inno alla forza, alla “Resilienza” - come suggerisce anche il titolo di questo percorso espositivo allestito fino al 27 aprile - ma anche all’azione, al coraggio che spinge ogni giorno a cogliere il kairós, il 'momento giusto', a prendere “il toro per le corna”, l’ultimo lavoro di Christian Balzano, classe 1969, allestito in collaborazione con Banca Generali.

«L’arte costituisce la prima forma di resilienza in assoluto - spiega l’artista. Con l’arte riusciamo a riportare ciò che siamo, a superare le differenze e i cambiamenti, trasformandoli in opportunità, rinascendo dagli incidenti e prendendo coscienza di ciò che ci circonda, per poi ripartire senza lasciarci abbattere dalle avversità dettate dal destino».
Nel linguaggio dell’artista livornese, caratterizzato da una ridondanza di tori grandi e piccoli - utilizzati quasi come “icone” di una vera e propria religione, ma anche da mappe, fondi in oro e superfici riflettenti, l’ “io” si fa “noi” ed esige un verbo al plurale, come illustrano i titoli di alcune opere, Io siamo resilienza, Io siamo gentilezza. «È come se da questo errore grammaticale, da questo “incidente” riuscissimo a rinascere» spiega Balzano.

Nelle sue opere, le diversità, che si concretano nella differenza di forme e contenuti, aiutano, piuttosto, a guardarsi dentro. Ed è anche per questo che Piazza Sant’Alessandro, su cui affaccia una delle sedi di Banca Generali, con la sua chiesa che stringe la comunità nel suo rassicurante abbraccio, assurge a luogo perfetto per lanciare questo messaggio.

Tuttavia non c’è solo l’incontro in questo percorso curato da Marco Bazzini e organizzato in collaborazione con Boxart Verona, che accoglierà una trentina di dipinti e sculture recenti, oltre ad alcuni lavori realizzati dall’artista toscano negli ultimi dieci anni.
«Il toro a testa in giù - spiega Balzano - che apre il percorso duplicando se stesso e riverberando la sua immagine su una mappa specchiante di Milano, composta dalla sovrapposizione dei continenti, apre alla riflessione sull’incontro-scontro tra due elementi, una metafora che mi consente di parlare del luogo e del contesto in cui viviamo».

Nonostante manchi ancora qualche settimana all’inaugurazione, proviamo a porci di fronte alle opere di Christian Balzano, consapevoli che la loro stessa osservazione comporta l’inizio di una nuova avventura nel profondo labirinto di noi stessi. Osservare le produzioni di questo artista è come porsi davanti ad uno specchio e, infatti, non è casuale che uno dei caratteri dominanti del suo lavoro siano i fondi oro o le superfici riflettenti.

Ma torniamo nell’ “arena” di Piazza sant’Alessandro, dove, ad accogliere i visitatori nel cortile del palazzo, sede di Banca Generali, ci sarà una bambina in bronzo intenta a srotolare ed esplorare la superficie di una sfera - che rappresenta il mondo - di oltre due metri di diametro, composta da parti di legno e pelle. Le anticipazioni di Christian ci accompagnano all’interno degli uffici della Banca, dove continuerà l’esposizione, e dove ad attendere il pubblico sarà un’altra bambina, sospesa questa volta a pseudo-sculture in cotone resinato fatto di teste di toro e cuori. Un toro, dall’alto, incombe sulle teste dei visitatori, come fosse pronto a precipitare. «Un invito a non attendere che nulla ti cada dall’alto - spiega l’artista -. E poi la bambina, con la sua mente libera è sinonimo di futuro. Nelle mie opere le concezioni di tempo e spazio sono fondamentali».
Poi, con garbo, ci conduce nella fucina della sua arte. «Cerco di rendere il trascorrere del tempo, la sua accelerazione attraverso l’ossidazione, la trasformazione dell’acido, che, se vogliamo, assomiglia a quella delle cellule del nostro corpo. Nell’attimo in cui lavoro non vedo cosa faccio, è come se operassi al buio. L’acido trasforma e questa inevitabile trasformazione si percepisce in tutta la sua completezza solo il giorno dopo».

Si preannuncia intrigante questa interazione tra lo spettatore e i lavori dell’artista, alcuni dei quali si avvalgono anche della “sollecitazione” di una testa di creta, materiale che si deforma ma non si spezza, e che assurge a elemento perfetto per trasmettere l’idea del progetto.
Questo contributo, che ospita anche diversi dipinti e lavori bidimensionali che si fanno scrutare dal pubblico è un’originale metafora dell’essere umano, dal carattere fortemente parenetico. Un invito a interagire, osservare, che affida all’arte un positivo messaggio di speranza.

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