Scambio di opere tra due istituzioni fiorentine
Dagli Uffizi all'Accademia tre capolavori della pittura medievale

Maestro del Crocifisso Corsi, Crocifisso dipinto e dolenti, 1315 circa, Firenze, Gallerie degli Uffizi
Samantha De Martin
10/09/2019
Firenze - Grazie a uno scambio di opere tra gli Uffizi e la Galleria dell’Accademia, l’edificio che accoglie il David di Michelangelo si appresta ad accrescere la narrazione storico-artistica sui cosiddetti ‘Masters of the Miniaturist Tendency’, come li definì Richard Offner.
Ad arricchire l’importante collezione di pittura medievale dell’Accademia saranno tre capolavori trecenteschi: due trittici del pittore di scuola giottesca, Pacino di Bonaguida (circa 1280 – circa 1339), ed uno del miniatore toscano Jacopo del Casentino (circa 1297 – circa 1349), finora esposti nella Sala delle Maestà al secondo piano del complesso vasariano.
Il museo di via Ricasoli darà invece in cambio alla Galleria degli Uffizi il Cristo Crocifisso del Maestro del Crocifisso Corsi, originariamente dipinto per l’antica chiesa di San Pier Scheraggio, divenuta nel Cinquecento parte integrante degli Uffizi.
La Croce dipinta si potrà ammirare nella sala 2, al secondo piano degli Uffizi, insieme alle tre Maestà di Giotto, Cimabue e Duccio di Buoninsegna.
Alla Galleria dell’Accademia, i trittici sacri arrivati dagli Uffizi saranno invece esposti nella Sala del Duecento e del primo Trecento, in dialogo il celebre Albero della Vita di Pacino di Bonaguida.
“Troppo spesso - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt - la Galleria dell’Accademia viene percepita solo come il museo dove c’è il David di Michelangelo, ma è anche un repertorio ricchissimo e un autentico manuale della pittura fiorentina del Medio Evo”.
Come spiega Angelo Tartuferi, coordinatore della Galleria dell’Accademia e curatore della pittura del Due e Trecento delle Gallerie degli Uffizi, “La presenza della Croce dipinta del Maestro del Crocifisso Corsi è l’unica del Trecento agli Uffizi e idealmente continua i due spettacolari esemplari del ‘Maestro della Croce n. 432’ e del ‘Maestro del Crocifisso n. 434’ nella sala 1, colmando una lacuna che agli Uffizi persiste dal 1959, quando la grande croce di Cimabue tornò nel museo della Basilica di Santa Croce”.
Leggi anche:
• L'arte salvata e le acquisizioni della Galleria dell'Accademia
• Dodici mesi per viaggiare nell'arte: ecco i prossimi progetti degli Uffizi
Ad arricchire l’importante collezione di pittura medievale dell’Accademia saranno tre capolavori trecenteschi: due trittici del pittore di scuola giottesca, Pacino di Bonaguida (circa 1280 – circa 1339), ed uno del miniatore toscano Jacopo del Casentino (circa 1297 – circa 1349), finora esposti nella Sala delle Maestà al secondo piano del complesso vasariano.
Il museo di via Ricasoli darà invece in cambio alla Galleria degli Uffizi il Cristo Crocifisso del Maestro del Crocifisso Corsi, originariamente dipinto per l’antica chiesa di San Pier Scheraggio, divenuta nel Cinquecento parte integrante degli Uffizi.
La Croce dipinta si potrà ammirare nella sala 2, al secondo piano degli Uffizi, insieme alle tre Maestà di Giotto, Cimabue e Duccio di Buoninsegna.
Alla Galleria dell’Accademia, i trittici sacri arrivati dagli Uffizi saranno invece esposti nella Sala del Duecento e del primo Trecento, in dialogo il celebre Albero della Vita di Pacino di Bonaguida.
“Troppo spesso - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt - la Galleria dell’Accademia viene percepita solo come il museo dove c’è il David di Michelangelo, ma è anche un repertorio ricchissimo e un autentico manuale della pittura fiorentina del Medio Evo”.
Come spiega Angelo Tartuferi, coordinatore della Galleria dell’Accademia e curatore della pittura del Due e Trecento delle Gallerie degli Uffizi, “La presenza della Croce dipinta del Maestro del Crocifisso Corsi è l’unica del Trecento agli Uffizi e idealmente continua i due spettacolari esemplari del ‘Maestro della Croce n. 432’ e del ‘Maestro del Crocifisso n. 434’ nella sala 1, colmando una lacuna che agli Uffizi persiste dal 1959, quando la grande croce di Cimabue tornò nel museo della Basilica di Santa Croce”.
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