Creti Canova Hayez. La nascita del gusto moderno tra '700 e '800 nelle Collezioni Comunali d'Arte

Francesco Hayez (Venezia, 1791 - Milano, 1882), Ruth, 1853, Olio su tela, 100 x 138 cm

 

Dal 17 Marzo 2018 al 07 Ottobre 2018

Bologna

Luogo: Collezioni Comunali d'Arte

Indirizzo: Piazza Maggiore 6

Orari: Mar - Dom 10 - 18.30 | Chiuso: Lun non festivi e 1° Mag

Curatori: Silvia Battistini, Massimo Medica

Prolungata: Fino al 7 ottobre 2018

Costo del biglietto: Intero 5 € | Ridotto 3 € | Gratuito: Card Musei Metropolitani Bologna e la prima domenica del mese

Telefono per informazioni: +39 051 2193998

Sito ufficiale: http://www.museibologna.it/



Con la mostra Creti, Canova, Hayez. La nascita del gusto moderno tra ‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte, il museo civico situato al secondo piano di Palazzo d’Accursio presenta un percorso di visita ridefinito in concomitanza con gli interventi di ripristino di una parte della copertura dell’edificio avviati lo scorso novembre, il cui completamento è previsto entro luglio 2019.

Durante il periodo di attività del cantiere, condotto dal Settore Manutenzione del Comune di Bologna, si rende necessario il disallestimento di alcune sale del percorso espositivo per con sentire la messa in sicurezza dei soffitti, secondo un criterio di rotazione in base al piano dei lavori programmato su varie aree della copertura del corpo di fabbrica prospiciente Piazza del Nettuno. Il progetto di questa mostra origina dunque dalla volontà di continuare a garantire la fruizione al pubblico della collezione permanente, ricollocandola in altre sale di pertinenza del museo e presentandola in allestimenti dalla prospettiva rinnovata.
 FOTO:  Creti, Canova, Hayez. La nascita del gusto moderno tra ‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte
La prima esposizione in ordine di tempo Creti, Canova, Hayez. La nascita del gusto moderno tra ‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte, organizzata dai Musei Civici d’Arte Antica dell’Istituzione Bologna Musei con la curatela di Silvia Battistini e Massimo Medica, consente di ammirare oltre 150 opere ordinate secondo numerosi accostamenti inediti, anche grazie alla presentazione di alcuni lavori solitamente conservati in deposito - è il caso dei pastelli e dei dipinti di Angelo Crescimbeni, Sebastiano Gamma e Coriolano Vighi - e di prestiti provenienti da altri musei civici come il Museo Civico Archeologico, il Museo Civico Medievale e il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna.

La mostra si sofferma sulla ripresa ricorsiva di modelli delle epoche precedenti da parte degli artisti che operarono durante il XVIII e il XIX secolo, mettendo a confronto stili e iconografie di importanti autori non solo bolognesi. La sintesi che ne nacque gettò le fondamenta del gusto contemporaneo, creando i presupposti teorici ed estetici anche per le avanguardie del primo Novecento.

A fronte della chiusura di sette sale in questa fase di cantierizzazione - la Galleria Vidoniana, le sale 8, 9 e 10 della Pinacoteca, la sala 11 nell’ala Rusconi, le sale 19 e 20 dedicate a Pelagio Palagi - il percorso espositivo della mostra si snoda attraverso la magnifica sala 17 (nota come Sala Urbana), le sale 14-16 (ala Rusconi),18 e 23-25. Questi ultimi tre ambienti, inclusi nell’assetto museografico delle Collezioni Comunali d’Arte al momento della loro istituzione nel 1936, erano compresi negli spazi espositivi del Museo Morandi - prima del suo trasferimento presso l’ex Forno del Pane - e non sono stati interessati dai problemi strutturali causati dal terremoto del 2012, che hanno coinvolto alcuni spazi vicini.

La minore estensione dell’area espositiva temporaneamente a disposizione ha fatto optare per un allestimento nella Sala Urbana dei dipinti del XVIII secolo, abitualmente divisi tra la Galleria Vidoniana e le sale 8 e 9, secondo il gusto delle antiche quadrerie dei palazzi senatori bolognesi in cui i dipinti, disposti senza cesure spaziali sulle pareti, si rincorrono l’uno con l’altro raccontando ognuno la propria storia e, contemporaneamente, suggerendo nuove chiavi di lettura per le opere vicine.
Il percorso continua nelle sale 14, 15 e 16 (Boschereccia), dove si è ricostruito un itinerario dedicato all’evoluzione del paesaggio tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo e in cui si può ammira - re l’Apollino di Antonio Canova. Le novità stilistiche affermatesi con la pittura sciolta e veloce di Giovanni Antonio Burrini e di Giuseppe Maria Crespi, la fiabesca interpretazione del mito nei dipinti di Donato Creti, che anticipa la visione romantica rileggendo i modelli del classicismo seicentesco, il linguaggio umanissimo delle enfatiche rappresentazioni religiose e delle rievocazioni storiche della famiglia Gandolfi, sono gli elementi su cui si costituisce l’arte del Settecento bolognese, che ritorneranno rivisitati in momenti diversi nel corso dell’Ottocento.

Il recupero del gusto dell’antichità classica con cui si apre l’Ottocento - qui mirabilmente testimoniato dalla citazione della ritrattistica romana di epoca repubblicana che si può cogliere nel Ritratto di vecchio, modellato in terracotta da Antonio Canova - è solo il primo dei tanti ritorni al passato, che furono il filo conduttore delle scelte artistiche e ideologiche del secolo.
Il longevo Pelagio Palagi attraversò almeno tre di queste correnti culturali, soppiantando via via le citazioni dell’arte classica con quelle della pittura idealizzata del Rinascimento toscano, ma sempre utilizzando le narrazioni di vite eroiche per incitare i suoi contemporanei a perseguire esempi di nobiltà morale ed etica. Infatti nel XIX secolo l’arte diventa espressione delle nuove ideologie e si trova a condividere con letteratura e musica le linee programmatiche delle nuove correnti culturali. Il primo Impero, la Restaurazione, i moti risorgimentali, l’Italia unita trovano un loro parallelo nel Neoclassicismo, nel Romanticismo, nel Naturalismo e nel Verismo.

Questa fertile continuità è ben rappresentata nella sala 18, con la ricostruzione del salottino barocco di una famiglia nobile bolognese, i Rusconi, in cui gli elementi di arredo alla moda degli ultimi decenni del Settecento si mescolano ad una stratificazione di beni familiari acquisiti nel secolo precedente, per essere infine aggiornati da suppellettili ottocentesche.
Da qui si raggiungono tre sale (23, 24, 25) aggiunte al museo, che, costeggiando il cortile d’onore del Palazzo, riconducono nella Sala Farnese.

Sulle pareti della sala 23 si susseguono i ritratti di uomini e donne le cui espressioni e i cui volti testimoniano l’evoluzione del gusto e della moda nel corso di un secolo, dal 1750 al 1850, fino ad arrivare all’affermazione di quelle fogge e di quei decori che Guido Gozzano definì “buone cose di pessimo gusto”, che di fatto furono un ritorno alla complessità dell’abbigliamento e delle acconciature, dopo le semplificazioni neoclassiche di età repubblicana e napoleonica.
La sala 24 documenta come la passione e la retorica politica del Risorgimento italiano alimentarono direttamente il linguaggio artistico degli esponenti del Romanticismo. Una fertile generazione di artisti che ormai si riconosceva come italiana, in quanto formatasi nei principali atelier e cantieri decorativi di Roma, Venezia, Milano e Torino, è qui ben rappresentata dalle opere di Clemente Albéri, Ferdinando Cavalieri, Cincinnato Baruzzi; nella loro arte una rigorosa correttezza formale di ascendenza rinascimentale si unisce ad una nuova ricerca sugli effetti della luce e sui toni cromatici.

Infine nella sala 25 si narra il passaggio delle arti dal Romanticismo al Verismo di fine secolo. Esponente di spicco di questa temperie fu Francesco Hayez, caposcuola del romanticismo pittorico italiano, la cui sensibilità, a dispetto di soluzioni formali ancora influenzate dal canone classico, maturò progressivamente interesse verso nuovi temi storici di valore civico-politico. L’evoluzione del suo stile pittorico viene ricostruito grazie anche a due opere provenienti dal MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna: dalla formazione a fianco di Palagi nei cantieri neoclassici fino ad incarnare il pittore ideale agli occhi di Giuseppe Mazzini.

Il recupero della pennellata rapida e informale tardobarocca sta alla base del rinnovamento stilistico dei due decenni a cavallo dell’Unità d’Italia (1860-1880), ben rappresentati dalla pittura verista di Raffaele Faccioli, Antonio Mancini, Coriolano Vighi, e dalle sculture dei giovani Giorgio Kienerk e Giuseppe Varlese, in cui sono ormai acquisite e reinterpretate le rivoluzionarie teorie sull’arte sostenute dal cenacolo dei Macchiaioli. Innovazione fondamentale per aprire la strada alle sperimentazioni che chiuderanno il secolo, testimoniate in mostra dal dipinto di Alfredo Savini, riuscita fusione di pittura simbolista e divisionista, che ormai preannuncia il gusto dell’arte floreale con cui si chiuderà l’Ottocento. Nelle didascalie delle opere si è indicato come ne è avvenuta l’acquisizione da parte del Comune di Bologna, tralasciando solo i più recenti acquisti sul mercato antiquario e le poche provenienze non conosciute. Si può così comprendere lo stretto rapporto che nei secoli ha legato il collezionismo privato cittadino a questo luogo di pubblica conservazione e fruizione, legame ancora oggi vitale grazie a donazioni e comodati. Da cinque secoli infatti il Palazzo Comunale custodisce importanti opere d’arte di inestimabile valore e bellezza, mettendole a disposizione del pubblico.
Una diversificata attività didattica e divulgativa indirizzata a bambini e adulti faciliterà la visita alla mostra e consentirà l’approfondimento di tematiche specifiche.

Un’ulteriore opportunità di conoscenza sarà fornita da speciali appuntamenti di cantiere-aperto con i restauratori della ditta Leonardo S.r.l., che illustreranno la messa in sicurezza della pala d’altare di epoca bentivolesca di Pittore bolognese (seconda metà del XV secolo), Padre Eterno, Madonna adorante il Bambino con i Santi Antonio Abate e Bernardino, e della predella Storie di San Bernardino, proveniente dalla Chiesa dell’Osservanza di Bologna. Il programma completo degli appuntamenti è disponibile sul sito www.museibologna.it/arteantica.
In concomitanza dell’esposizione, il Museo Civico Archeologico promuove una riflessione affine sui temi del collezionismo e delle raccolte permanenti con la mostra RITRATTI DI FAMIGLIA. Personaggi, oggetti, storie del Museo Civico fra Bologna, l’Italia e l’Europa, visibile fino al 19 agosto 2018. A causa della chiusura del primo piano per interventi di parziale ripristino della copertura, la mostra presenta le vicende di diciotto personaggi legati al museo, a cui si affiancano le storie degli oggetti archeologici, della formazione delle raccolte, della storia di Bologna e dei suoi vivaci istituti culturali, in una narrazione a più voci che proietta la città in un panorama italiano ed europeo già a partire dal XVI secolo.
Due occasioni espositive indipendenti, e accomunate da rilevanti investimenti strutturali di riqualificazione, che sottolineano la centralità del sistema culturale e dei beni storico-artistici come patrimonio di valori e narrazioni su cui si fonda la cifra identitaria di Bologna e la sua proiezione nel futuro, capace di coinvolgere non solo i cittadini residenti ma anche i visitatori occasionali e i turisti sempre più numerosi che la città attrae.

A partire dal 20 luglio il percorso di visita vede un significativo arricchimento con l'allestimento del celebre dipinto di Francesco Hayez Filottete ferito, appena rientrato dal prestito accordato dal MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna alle Gallerie dell'Accademia di Venezia per la mostra temporanea Canova, Hayez, Cicognara. L'ultima gloria di Venezia che ha raccolto un grande successo di pubblico e di critica.
L'accostamento ravvicinato di questo esercizio giovanile, databile al 1820 circa, con un'opera della piena maturità dello stesso artista veneziano – la composizione della biblica figura femminile Ruth realizzata nel 1853 per il collezionista bolognese Severino Bonora - consentirà di apprezzare le evoluzioni stilistiche e formali nella sua costante frequentazione del genere ritrattistico.

ORARIO: Mar - Dom 10 - 18.30 | Chiuso: Lun non festivi e 1° Mag

CALENDARIO VISITE GUIDATE:
Sabato 24 marzo h 10.30 | Venerdì 30 marzo h 17.00 | Sabato 14 aprile h 10.30 | Venerdì 27 aprile h 17.00 | Martedì 15 maggio h 17.00 | Sabato 26 maggio h 10.30 | Sabato 16 giugno h 17.00 | Martedì 26 giugno h 17.00
Calendario visite cantiere-aperto con Leonardo S.r.l.
Mercoledì 18 aprile | Mercoledì 23 maggio | Mercoledì 6 giugno
Tutte le visite non prevedono un costo aggiuntivo oltre al biglietto di ingresso al museo.

Vedi anche:
• FOTO: Incontri inediti a Palazzo d'Accursio

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