LEONARDO MEONI REVERIES IN VELVET AND CONCRETE
Dal 01 Dicembre 2020 al 31 Dicembre 2030
Firenze
Luogo: Zerial Art Project
Indirizzo: online
Curatori: Alice Montanini
Enti promotori:
- Zerial Art Project
E-Mail info: info@zerialartproject.com
Sito ufficiale: http://www.zerialartproject.com
Zerial Art Project è lieta di presentare Reveries in velvet and concrete, una mostra virtuale dedicata all’artista Leonardo Meoni e parte del progetto Online Exhibition Series a cura di Alice Montanini.
Leonardo Meoni (Firenze, 1994) è un giovane artista emergente che, ormai da qualche anno, ha sviluppato un linguaggio visivo che attinge tanto dalle immagini mediatiche quanto dalla tradizione figurativa e pittorica. La mostra raccoglie una selezione di lavori recenti, appartenenti alla serie dei Velluti e delle Concrete Tapestry, entrambe realizzate tra il 2019 e il 2020. L’investigazione dell’artista verte sul rapporto tra tempo, memoria ed immagine distintivi rintracciabili in tutte le opere presenti in questa rassegna.
La sperimentazione di Meoni in ambito figurativo spazia al di fuori del contesto pittorico per esplicarsi in maniera originale nella serie dei Velluti, dove egli lavora direttamente con le proprie dita la superficie morbida e lucente di ampie trame monocromatiche. Il pelo si piega sotto la pressione calibrata del palmo e dei polpastrelli, schiudendosi in linee decise ed ombre cangianti, che si animano al passaggio della luce. Impressioni di immagini flebili, intime, latenti e caratterizzate da un’estetica che ricorda quella dei negativi su pellicola, si effondono oltre la tela con forte risonanza emotiva.
In opere quali Palms e Trees, Meoni reitera fonti prelevate dall’universo mass-mediatico, spogliandole tuttavia di attributi e riferimenti che ne permettano la chiara identificazione. Istantanee di luoghi che non esistono più, lacerati o completamente distrutti da guerre, devastazioni naturali o dall’azione corrosiva dello scorrere del tempo si trasformano in ritratti nebulosi ed atmosfere rarefatte, dove ricchezza cromatica, dettagli e sfumature vengono meno a favore di una sintesi compositiva che lascia ampio spazio all’impatto emozionale dell’immagine.
Leonardo Meoni, Palmira, 2019, Velluto, 200 x 200 cm | Courtesy of Zerial Art Project
Anche le grandi architetture del passato catturano l’attenzione di Meoni e si fanno oggetto dell’investigazione dell’artista sul permanere della memoria in un’epoca post-mediale e satura di immagini. Nelle opere dal titolo Rovine sono ripresi resti di elementi decorativi che si sviluppano in motivi geometrici e floreali, qui riproposti nei colori accesi del giallo, del rosa e del verde. Mentre è un intenso blu a fare da sfondo alla visione della splendida Palmira, dove svetta in primo piano l’iconico Arco monumentale, simbolo dell’antica città siriana. Improvvisamente, ci troviamo d’innanzi ad un miraggio in pieno deserto, una veduta notturna di una rovina fantasma, testimonianza imponente di magnificenza e di antico splendore, la cui recente e drammatica distruzione non ha saputo tuttavia diminuirne la grande fascinazione, che perdura da oltre un millennio.
L’esperienza avvolgente offerta dal medium del velluto continua con le opere Rainbow, Raining, Mud e Fireflies, caratterizzate da una maggiore libertà ed immediatezza della linea, che si sviluppa in disegni che ricordano delle raffigurazioni medioevali, delle pitture rupestri o che sembrano attingere dal repertorio alchemico. Anche in queste opere, tuttavia, l’enfasi non sembra essere posta tanto sul potenziale narrativo della raffigurazione, quanto sulla suggestione visiva provocata delle immagini.
La serie Concrete Tapestry è composta da quindici opere ready-made, in cui Meoni ricopre con un impasto denso e grumoso di cemento degli arazzi gobelin raffiguranti scene bucoliche. L’artista applica il cemento sul tessuto in maniera sempre eterogenea, talvolta coprendo delle grosse porzioni della scena rappresentata, in altri casi seguendo i contorni delle figure o, ancora, stendendo il cemento in larghe bande orizzontali, che rivelano solo pochi dettagli della composizione originale. L’uso del cemento come metafora dell’avanzamento costante dell’urbanizzazione che contraddistingue il nostro presente invita ad una riflessione non solo sulla perdita di quei luoghi che custodiscono la fisionomia e l’identità storico-morfologica del nostro recente passato, ma anche sulla conseguente perdita della memoria e dei valori legati a quell’identità rurale.
Il movimento irreversibile e sfrenato della dinamica espansiva urbana che ingloba la campagna nella città si cristallizza nel grigio presente magmatico del non-luogo periferico, dove la grandezza del passato a tratti ancora fende la monotona decadenza di un edilizia alienante. Le Concrete Tapestries di Meoni sono un ritratto poetico di una post-modernità incipiente, di un limbo temporale dove il passato viene lentamente eroso da un futuro in costruzione.
Leonardo Meoni, Mud, 2020, Velluto, 200 x 150 cm | Courtesy of Zerial Art Project
Note Biografiche
Leonardo Meoni (Firenze, 1994) ha studiato all’Istituto d’Arte di Siena e all’Accademia di Belle Arti di Firenze, attualmente studia all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha esposto alle personali: Tessuti urbani a cura di Carlotta Mazzoli, Prato, 2018 e Open a cura di Luca Milanesio, Firenze, 2017. Ha partecipato alle collettive: Gibellina città museo a Firenze e The Wall, Altri Spazi a cura di Sergio Risaliti presso Museo del ‘900 di Firenze nel 2018. Ha partecipato alle residenze Solomon Project presso Ariel University a Gerusalemme e Poison Remedy presso Inter-University Center for Dance (HTZ), a cura di William Wheeler e Stefan Pente, Berlino nel 2018.
Alice Montanini (Brescia, 1986) è una giovane curatrice di arte contemporanea. Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Scienze Filosofiche presso l’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, si trasferisce a Londra e nel 2016 si laurea in Curatela Contemporanea presso la London Metropolitan University. Ha maturato esperienze in importanti istituzioni quali Whitechapel Gallery e Parasol unit foundation for contemporary art e curato diversi progetti curatoriali, tra i quali la mostra Private Exposure presso il me Collectors Room di Berlino e Dialogues of Space. Heeseung Chung and Onejoon Che presso il Korean Cultural Centre UK di Londra. Attualmente risiede a Venezia dove lavora come curatrice indipendente.
Leonardo Meoni (Firenze, 1994) è un giovane artista emergente che, ormai da qualche anno, ha sviluppato un linguaggio visivo che attinge tanto dalle immagini mediatiche quanto dalla tradizione figurativa e pittorica. La mostra raccoglie una selezione di lavori recenti, appartenenti alla serie dei Velluti e delle Concrete Tapestry, entrambe realizzate tra il 2019 e il 2020. L’investigazione dell’artista verte sul rapporto tra tempo, memoria ed immagine distintivi rintracciabili in tutte le opere presenti in questa rassegna.
La sperimentazione di Meoni in ambito figurativo spazia al di fuori del contesto pittorico per esplicarsi in maniera originale nella serie dei Velluti, dove egli lavora direttamente con le proprie dita la superficie morbida e lucente di ampie trame monocromatiche. Il pelo si piega sotto la pressione calibrata del palmo e dei polpastrelli, schiudendosi in linee decise ed ombre cangianti, che si animano al passaggio della luce. Impressioni di immagini flebili, intime, latenti e caratterizzate da un’estetica che ricorda quella dei negativi su pellicola, si effondono oltre la tela con forte risonanza emotiva.
In opere quali Palms e Trees, Meoni reitera fonti prelevate dall’universo mass-mediatico, spogliandole tuttavia di attributi e riferimenti che ne permettano la chiara identificazione. Istantanee di luoghi che non esistono più, lacerati o completamente distrutti da guerre, devastazioni naturali o dall’azione corrosiva dello scorrere del tempo si trasformano in ritratti nebulosi ed atmosfere rarefatte, dove ricchezza cromatica, dettagli e sfumature vengono meno a favore di una sintesi compositiva che lascia ampio spazio all’impatto emozionale dell’immagine.
Leonardo Meoni, Palmira, 2019, Velluto, 200 x 200 cm | Courtesy of Zerial Art Project
Anche le grandi architetture del passato catturano l’attenzione di Meoni e si fanno oggetto dell’investigazione dell’artista sul permanere della memoria in un’epoca post-mediale e satura di immagini. Nelle opere dal titolo Rovine sono ripresi resti di elementi decorativi che si sviluppano in motivi geometrici e floreali, qui riproposti nei colori accesi del giallo, del rosa e del verde. Mentre è un intenso blu a fare da sfondo alla visione della splendida Palmira, dove svetta in primo piano l’iconico Arco monumentale, simbolo dell’antica città siriana. Improvvisamente, ci troviamo d’innanzi ad un miraggio in pieno deserto, una veduta notturna di una rovina fantasma, testimonianza imponente di magnificenza e di antico splendore, la cui recente e drammatica distruzione non ha saputo tuttavia diminuirne la grande fascinazione, che perdura da oltre un millennio.
L’esperienza avvolgente offerta dal medium del velluto continua con le opere Rainbow, Raining, Mud e Fireflies, caratterizzate da una maggiore libertà ed immediatezza della linea, che si sviluppa in disegni che ricordano delle raffigurazioni medioevali, delle pitture rupestri o che sembrano attingere dal repertorio alchemico. Anche in queste opere, tuttavia, l’enfasi non sembra essere posta tanto sul potenziale narrativo della raffigurazione, quanto sulla suggestione visiva provocata delle immagini.
La serie Concrete Tapestry è composta da quindici opere ready-made, in cui Meoni ricopre con un impasto denso e grumoso di cemento degli arazzi gobelin raffiguranti scene bucoliche. L’artista applica il cemento sul tessuto in maniera sempre eterogenea, talvolta coprendo delle grosse porzioni della scena rappresentata, in altri casi seguendo i contorni delle figure o, ancora, stendendo il cemento in larghe bande orizzontali, che rivelano solo pochi dettagli della composizione originale. L’uso del cemento come metafora dell’avanzamento costante dell’urbanizzazione che contraddistingue il nostro presente invita ad una riflessione non solo sulla perdita di quei luoghi che custodiscono la fisionomia e l’identità storico-morfologica del nostro recente passato, ma anche sulla conseguente perdita della memoria e dei valori legati a quell’identità rurale.
Il movimento irreversibile e sfrenato della dinamica espansiva urbana che ingloba la campagna nella città si cristallizza nel grigio presente magmatico del non-luogo periferico, dove la grandezza del passato a tratti ancora fende la monotona decadenza di un edilizia alienante. Le Concrete Tapestries di Meoni sono un ritratto poetico di una post-modernità incipiente, di un limbo temporale dove il passato viene lentamente eroso da un futuro in costruzione.
Leonardo Meoni, Mud, 2020, Velluto, 200 x 150 cm | Courtesy of Zerial Art Project
Note Biografiche
Leonardo Meoni (Firenze, 1994) ha studiato all’Istituto d’Arte di Siena e all’Accademia di Belle Arti di Firenze, attualmente studia all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha esposto alle personali: Tessuti urbani a cura di Carlotta Mazzoli, Prato, 2018 e Open a cura di Luca Milanesio, Firenze, 2017. Ha partecipato alle collettive: Gibellina città museo a Firenze e The Wall, Altri Spazi a cura di Sergio Risaliti presso Museo del ‘900 di Firenze nel 2018. Ha partecipato alle residenze Solomon Project presso Ariel University a Gerusalemme e Poison Remedy presso Inter-University Center for Dance (HTZ), a cura di William Wheeler e Stefan Pente, Berlino nel 2018.
Alice Montanini (Brescia, 1986) è una giovane curatrice di arte contemporanea. Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Scienze Filosofiche presso l’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, si trasferisce a Londra e nel 2016 si laurea in Curatela Contemporanea presso la London Metropolitan University. Ha maturato esperienze in importanti istituzioni quali Whitechapel Gallery e Parasol unit foundation for contemporary art e curato diversi progetti curatoriali, tra i quali la mostra Private Exposure presso il me Collectors Room di Berlino e Dialogues of Space. Heeseung Chung and Onejoon Che presso il Korean Cultural Centre UK di Londra. Attualmente risiede a Venezia dove lavora come curatrice indipendente.
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