L'arte rivoluzionaria di Klimt emblema della Secessione Viennese
Nella raffinata eleganza e nella potenza evocativa dell'arte di Gustav Klimt risiede immortale lo spirito di un'epoca.
Secondo di sette fratelli, Gustav Klimt nacque nei pressi di Vienna nell'estate del 1862, in una famiglia per cui arte e cultura erano di casa. Dal padre Ernst, dedito all'oreficeria, e dalla passione per la musica lirica della madre Anna Finster, il giovane Gustav e i fratelli minori Ernst e Georg ereditarono l'amore per le arti divenendo tutti e tre pittori.
Dagli anni iniziali della formazione alla Scuola d'Arte e Mestieri dell'Austria ai primi prestigiosi incarichi il passo fu breve, e nonostante le diverse tragedie personali che colpirono Gustav e i suoi cari, il talento rivoluzionario dell'artista esplose con la fondazione della Secessione Viennese nel 1897 ad opera dello stesso Klimt insieme a ad altri diciannove artisti, e il susseguirsi dei capolavori che lo resero celebre.
Durante il cosiddetto "periodo dorato" di Gustav Klimt videro la luce opere come Giuditta I (1901), il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (1907), Il bacio o la Danae (1907-1908), in un'apoteosi di visioni sensuali e dionisiache, provocanti ed elegantissime insieme, rilucenti dell'oro bizantino.
Ormai asceso all'Olimpo dell'Arte, con l'opera Giuditta II del 1909 l'artista si ritrovò improvvisamente umano, sul baratro di una crisi epocale dai risvolti personali, avviandosi verso quel "periodo fiorito" che cantò il tramonto della Belle Époque e lo spegnersi dei fasti dell'Impero austro-ungarico con l'imminente avvento di una guerra planetaria, attraverso la spontaneità di nuovi colori, privi dei bagliori dell'oro, ma più accesi e vividi, espressione della vita e dell'inesorabilità dei suoi cicli.
Klimt smise di dipingere per sempre l'11 gennaio 1918 quando, rientrando in Austria da un viaggio in Romania, fu colpito da un ictus che lo portò alla morte il 6 febbraio dello stesso anno.
Durante il cosiddetto "periodo dorato" di Gustav Klimt videro la luce opere come Giuditta I (1901), il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (1907), Il bacio o la Danae (1907-1908), in un'apoteosi di visioni sensuali e dionisiache, provocanti ed elegantissime insieme, rilucenti dell'oro bizantino.
Ormai asceso all'Olimpo dell'Arte, con l'opera Giuditta II del 1909 l'artista si ritrovò improvvisamente umano, sul baratro di una crisi epocale dai risvolti personali, avviandosi verso quel "periodo fiorito" che cantò il tramonto della Belle Époque e lo spegnersi dei fasti dell'Impero austro-ungarico con l'imminente avvento di una guerra planetaria, attraverso la spontaneità di nuovi colori, privi dei bagliori dell'oro, ma più accesi e vividi, espressione della vita e dell'inesorabilità dei suoi cicli.
Klimt smise di dipingere per sempre l'11 gennaio 1918 quando, rientrando in Austria da un viaggio in Romania, fu colpito da un ictus che lo portò alla morte il 6 febbraio dello stesso anno.
FOTO
Gustav Klimt e l'oro della vita
Gustav Klimt, Giuditta e Oloferne, 1901 | © Österreichische Galerie Belvedere, Wien | Foto: Johannes Stoll
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