ARTE.it visita a porte chiuse l’Instituto Valenciano de Arte Moderno per la mostra dell'anno dedicata a Léger

A Valencia, tra modernità e tradizione, per i 30 anni dell'IVAM

La facciata dell’IVAM, Instituto Valenciano de Arte Moderno. Foto: © Josep Gil. Courtesy Turismo Valencia
 

Samantha De Martin

28/06/2019

Mondo - Un mosaico a colori dal profumo di arancia e il sapore di chufa, dove modernità fa rima con città vivibile, e dove un vecchio fiume trasformato in un lussureggiante parco urbano lungo nove chilometri unisce, come un respiro, i musei all’avanguardia, l’architettura organica di Calatrava e gli antichi resti romani e medievali che continuano ancora oggi a sussurrare al mondo il loro virtuoso esempio.
L’essenza di Valencia - oltre 30 musei e 2mila anni di storia cucita da romani, visigoti, musulmani e protetta dal Santo Graal che brilla dal 1916 nella suggestiva Cappella della Cattedrale - sembra tradursi nel grande foto-murales Joies essentielles, plaisirs nouveaux che l’artista francese Fernand Léger aveva realizzato per l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1937. In quest’opera - ricostruita in una sala dell’IVAM in occasione dei 30 anni dell’'Instituto Valenciano de Arte Moderno e che racchiude un po’ l’essenza della pittura dell’artista - tradizione e modernità convivono in una sorta di inno alla joie de vivre, che è anche la sintesi di un'educazione estetica e civilizzatrice affidata all’arte.
Visitiamo la mostra intitolata “Fernand Léger and modern life” - in corso fino al 15 settembre - eccezionalmente di lunedì, quando il museo è chiuso al pubblico e il silenzio nelle sale rende il dialogo con le opere ancora più profondo.

La nostra guida d’eccezione è Raquel Gutiérrez, coordinatrice del progetto espositivo, una delle 13 mostre volte a celebrare i 30 anni dell’IVAM.
Inaugurato il 18 febbraio del 1989, questo autentico tempio delle Avanguardie del XX secolo, considerato tra i più importanti musei di arte moderna di tutta la Spagna, vanta una collezione che spazia dalle Avangurdie storiche all’Arte Pop e Neo-Figurativa, dall’arte informale all’espressionismo Astratto, dalle Cartografie Urbane alle Mitologie Individuali.

“Abbiamo deciso di festeggiare i 30 anni dalla fondazione dell’IVAM - spiega Gutiérrez - con la più importante retrospettiva sull’artista francese mai presentata in Spagna. Si tratta di una co-produzione internazionale, in sinergia con la Tate Liverpool, il MoMa di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Museo Reina Sofia di Madrid, che vede esposte 140 opere simbolo della poliedricità di questo audace, insolito, artista anticonformista, vicino non soltanto alla pittura ma anche al cinema, alla fotografia, al teatro, al design”.

Un allestimento luminoso, accogliente e ben costruito presenta Léger come un artista impegnato politicamente, con un’incrollabile fede nella funzione sociale dell'arte. La mostra riflette la vivacità dell'era moderna, così come le collaborazioni di Léger con registi e architetti, da Le Corbusier a Charlotte Perriand.


Una sezione della mostra Fernand Léger and modern life, in corso fino al 15 settembre all’IVAM. Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it

I suoi soggetti dall’aria rilassata ci accolgono sotto un luminoso cielo blu, ammaliante come lo sfondo rosso delle Tre donne dall’espressione ieriatica che aprono il percorso e che racchiudono i motivi ricorrenti nella sua arte.
Paesaggi e nature morte, oggetti poetici e fotografie che esprimono tutta la naturalezza del quotidiano, i video di Charlie Chaplin, e ancora il Ballet mécanique del 1923, realizzato in collaborazione con Dudley Murphy e Man Ray, incontrano foglie e radici raccolte nella foresta di Fontainebleau, a comporre un puzzle inedito di questo geniale precursore della Pop Art negli anni Sessanta.
Colpiscono poi i circensi e gli acrobati, espressione di una collettiva tensione verso un ideale.
Scopriamo un Léger inedito , con la sua personale visione cubista caratterizzata dall'assunto che i tempi moderni siano segnati dal "contrasto" e dalla presenza costante di un colorismo dominato dall’iconografia delle macchine.
Proprio questi forti contrasti presenti nei lavori dell’artista - influenzato da Cézanne, amico di Rousseau, Apollinaire, Max Jacob, Picasso e Braque - generano nelle sue opere vigorosi ritmi dinamici tramite il "coordinamento simultaneo" di linee, volumi e colori.

Lasciamo le sale dedicate alla mostra di Léger, salutiamo Raquel Gutiérrez e proseguiamo la visita all’IVAM con Ester Giner, responsabile della Comunicazione dell’'Istituto Valenciano de Arte Moderno.
“La collezione dell’IVAM - spiega Ester - conta 10mila opere tra dipinti, sculture, disegni, fotografie, installazioni”.
Sin dalla sua nascita, il museo si è arricchito di continue acquisizioni e donazioni, anche se quelle dello scultore di Barcellona, Julio González, furono le prime a entrare in collezione.

Raggiungiamo il seminterrato da un ingresso solitamente riservato al personale del museo, dove la Sala de la Muralla, aperta al pubblico dal 1991, accoglie i resti dell’antica fortificazione della città, risalente all’VIII secolo. Qui fino al 29 dicembre è in corso la mostra del pittore spagnolo impressionista Ignacio Pinazo, uno dei tanti appuntamenti dell’IVAM.

Non solo Léger: le mostre nell'anno dell’IVAM

Una delle lungimiranti strategie dell’IVAM consiste nel mettere in luce l'importanza che alcune artiste hanno ricoperto con il loro lavoro, talvolta messo a margine del discorso storiografico ufficiale. Ecco perché fino al 13 ottobre il museo dedica una grande mostra, con oltre cento opere, all'artista di Barcellona Susana Solano, una delle figure essenziali per la comprensione del rinnovamento della pratica della scultura in Spagna.

“Materia, spazio e tempo, Julio González e le avanguardie”, in corso fino al 17 gennaio 2021, pone invece le opere dell’artista spagnolo al centro del dibattito estetico, politico e sociale del suo tempo, servendosi delle opere e dei documenti dell'IVAM. Un’altra co-produzione internazionale con il Museo delle Civiltà dell’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia proporrà invece dall’8 ottobre al 2 febbraio 2020, un approfondimento di tipo antropologico e storico-culturale sulla figura dell’artista francese Jean Dubuffet, in relazione con la profonda crisi successiva alla Seconda guerra mondiale.

Ad attirare la nostra attenzione è tuttavia il percorso “Tempi convulsi. Storie e microstorie della collezione IVAM”, visitabile fino al 19 aprile 2020, l’ultimo nuovo look assunto dalla Collezione IVAM per porre in dialogo uno dei nuclei centrali, la Pop Art inglese, con il realismo spagnolo.
Protagoniste sono le opere di quegli artisti che hanno condiviso la necessità di utilizzare le tecniche e le immagini della cultura di massa e l'iconografia dei prodotti dell'industria al fine di manipolare e mettere in discussione le loro società. La sezione storica, con opere sulla guerra civile spagnola, incontra così le immagini della repressione e l'iconografia dei dittatori, l'introduzione del movimenti femministi, l'inclusione di altre identità, le periferie urbane, descritte attraverso opere di Robert Rauschenberg e Bruce Nauman, Benjamín Palencia, Dora García e Carmen Calvo solo per citarne alcuni.

Il fumettista Paco Roca ha invece sviluppato, per la galleria 6 dell'IVAM, una scommessa che amplia le possibilità espressive dei fumetti come disciplina artistica, e che fino al 30 giugno rivendicherà l'arte del fumetto in tutto il Museo. Il tema della tradizione, della storia orale, delle migrazioni, ma anche della memoria torna nel polifonico vocabolario dell’artista di origini algerine Zineb Sedira, al centro di una mostra, con opere site specific, in programma dal 24 ottobre al 26 febbraio e organizzata in collaborazione con il museo dello Jeu de Paume di Parigi e la Gulbenkian Foundation di Lisbona.

A queste iniziative si aggiungerà l’apertura, all’esterno del Museo, del Pati Obert, un giardino di sculture di 2mila metri quadrati, che accoglierà anche uno spazio per bambini, ponendo in dialogo l’IVAM con il proprio quartiere.

Visita al Bombas Gens: una vecchia fabbrica di pompe idrauliche divenuta museo

Lasciamo l’IVAM per apprezzare qualche altra piccola chicca emersa in tempi non troppo lontani dal ventre della città, dove non è difficile imbattersi in qualche virtuoso esempio di recupero industriale.
Il Bombas Gens è un centro d’arte ospitato in una vecchia fabbrica di valvole industriali e pompe idrauliche, costruita tra il 1930 e il 1935 in stile Art Déco. Per realizzare la nuova struttura che avrebbe dovuto accogliere anche spogliatoi, docce e una sala da pranzo per gli operai, Carlos Gens Minguet aveva scelto l’illustre architetto Cayetano Borso di Carminati.
Oggi questo edificio restaurato nel 2014 dopo un incendio e aperto al pubblico tre anni dopo grazie alla Fondazione Per Amor a l'Art, che ha acquisito la struttura con l'obiettivo di donarle nuova vita, è un vero gioiello.
Grazie a questo intervento oggi la vecchia fabbrica ospita una collezione di 1500 opere di circa 150 artisti nazionali e internazionali che si contraddistinguono per un interesse speciale nei riguardi della fotografia e dei linguaggi astratti. Scendere nel rifugio antiaereo realizzato nel 1938 per proteggere gli operai della fabbrica durante i possibili attacchi dell’armata franchista, e leggere, ancora oggi sui muri, una serie di indicazioni di carattere sanitario che invitano a “non fumare” o a “non gettare rifiuti”, suscita ancora una certa emozione.
In quest’area rettangolare di 22 metri quadrati, divenuta in seguito un deposito per materiali, potevano rifugiarsi al massimo 30-40 persone.


Il Centro d’arte Bombas Gens. Foto: © Pablo Casino. Courtesy Visit Valencia


Situata alle spalle del colorato giardino progettato dal paesaggista Gustavo Marina, con oltre 100 specie diverse di piante, tra agrumi e alberi di melograno, la cantina medievale ci incanta proiettandoci in un tempo lontano. Apparteneva ad una delle case coloniche (alquería) sparse lungo il vecchio Cammino di Marxalenes, ed è stata rinvenuta nell’estate del 2016 durante alcuni lavori sul retro della fabbrica.


L’antica cantina medievale adiacente al Bombas Gens, rinvenuta durante alcuni lavori. Courtesy Bombas Gens

L’alquería ha vissuto un periodo di splendore tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, arredata con eleganti ceramiche di Manises, molte delle quali recuperate durante gli scavi archeologici.
La cantina, che oggi si può ammirare esclusivamente durante le visite guidate, è una spaziosa sala a volta accessibile da una scala in mattoni. Nella stanza scorgiamo elementi tipici della conservazione del vino come panchine lungo il muro per la posa dei barili, vasi in terracotta. Uno di questi è stato addirittura rinvenuto intatto, nella sua posizione originale.
L’ingresso al Centro Bombas Gens è gratuito. Per avere accesso ai suoi spazi occorre tuttavia prenotare una visita guidata (disponibile in diverse lingue) seguendo le indicazioni sul sito https://www.bombasgens.com/en/guided-tours/

La Lonja della Seta: un esempio di gotico civile europeo

Il volto “moderno” di una Valencia dalla vocazione fortemente commerciale emerge dalla Borsa dei Mercanti (o Lonja de la Seda) uno degli esempi più illustri di gotico civile europeo, dichiarato nel 1996 Patrimonio Unesco.
Questo edificio - che ci accoglie con le sue 24 colonne elicoidali, il Consolato del Mare, che, dal XIII secolo si occupa del corretto adempimento degli affari marittimi e mercantili - era il punto di ritrovo dei mercanti della seta nel XV secolo. Ci divertiamo a osservare, sulla "Porta dei peccati", lungo la facciata, gli innumerevoli simboli che fungevano da monito ai peccatori, dal cane, emblema della gola e dell’invidia, al leone, che nel medioevo incarnava la superbia.
Accanto al salone del Tribunale del Commercio e alla camera del Consolato, caratterizzati entrambi dai soffitti rivestiti in legno, osserviamo dal basso il Torreón, utilizzato anticamente come carcere per i commercianti indebitati.


La Llotja de la Seda. Foto: © Josep Gil. Courtesy Visit Valencia


L’istituzione giuridica più antica d’Europa: il Tribunale delle acque

Per assistere alle sessioni di questo tribunale, l’istituzione giuridica più antica d’Europa, istituita dagli Arabi, è preferibile arrivare almeno mezz’ora prima. Finalizzato al controllo del buon uso dell’acqua presa dal fiume Turia per l’irrigazione dei campi, è considerato, dal 2009, Patrimonio Immateriale Unesco.
Il tribunale svolge un rito custodito con cura da circa un millennio: vi si riparte la giustizia per mezzo di un processo orale in lingua valenciana le cui sentenze sono inappellabili.
L’appuntamento tra gli otto rappresentanti dei canali di irrigazione principali è ogni giovedì (ad eccezione dei festivi) alle 12 presso la Porta degli Apostoli. Al rintocco delle campane della "Torre del Miguelete", vedrete i membri del Tribunale uscire dalla Casa Vestuario. Eventuali denunce verranno risolte seduta stante davanti al pubblico.

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