Nelle sale italiane dal 21 al 23 settembre con Nexo Digital
Al cinema la grande mostra su Leonardo. Intervista a Vincent Delieuvin, curatore Louvre
Palais du Louvre, Paris | © 2013 Musée du Louvre Ouadah
Francesca Grego
15/09/2020
Mondo - La mostra del secolo sta per sbarcare al cinema. Dopo aver battuto ogni record con 1.071.840 visitatori e dimostrato che si può parlare di Leonardo anche senza la Gioconda, il progetto espositivo realizzato dal Louvre per il cinquecentenario del genio toscano si prepara a stupire il pubblico di 60 paesi nel docufilm girato da Pierre-Hubert Martin per Pathé Live. Distribuito in Italia da Nexo Digital nell’ambito della rassegna La Grande Arte al Cinema, Una notte al Louvre. Leonardo da Vinci è un viaggio intimo ed esclusivo tra i capolavori del maestro rinascimentale. Spettacolari riprese in 5K e novità dalle ultime ricerche condotte su Leonardo sono gli ingredienti del racconto cinematografico che andrà in scena nelle sale italiane il 21, il 22 e il 23 settembre.
In attesa che le luci si spengano, ne parliamo con Vincent Delieuvin, curatore della mostra insieme a Louis Frank e guida d’eccezione sul grande schermo.
Leonardo da Vinci è uno degli artisti più amati e studiati di sempre. Quali sono le novità emerse dalle ricerche condotte in occasione della mostra e che scopriremo nel film?
“La mostra che abbiamo allestito al Louvre per i 500 anni dalla morte di Leonardo era davvero ricchissima e aveva l’obiettivo di ripercorrere l’intera vita artistica e scientifica del genio di Vinci. Nel film è stato necessario fare delle scelte. Uno dei filoni di ricerca più affascinanti degli ultimi anni è quello legato alle nuove tecnologie di analisi scientifica delle opere. Come mai prima, siamo entrati nella storia di ogni dipinto analizzando ogni fase della sua invenzione, abbiamo rintracciato le diverse idee che Leonardo ha abbracciato e abbandonato durante l’esecuzione, individuato nuovi legami tra i disegni preparatori e l’opera finita. E' un modo per capire meglio lo spirito dell’artista: le cose che per lui erano veramente importanti quando dipingeva, il suo modo di perfezionare le composizioni. Si è scoperto molto di più anche sulla sua tecnica pittorica. Nel film è stato dato ampio spazio a queste novità”.
Leonardo da Vinci, Saint-Morys Drapery Study for a Seated Figure I © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) Michel Urtado
Ci sono opere su cui il film si sofferma in maniera particolare? Quali aspetti dell’arte e della tecnica di Leonardo mettono in evidenza?
“Certamente sì. All’inizio del film, per esempio, ci soffermiamo sul rapporto tra scultura e pittura nell’opera di Leonardo, un aspetto che non era mai stato indagato prima in una mostra. A Firenze il giovane artista entrò nella bottega di quello che era probabilmente il più importante scultore del suo tempo, Andrea del Verrocchio. Qui ebbe modo di seguire tutte le fasi dell’invenzione dell’Incredulità di San Tommaso, un capolavoro che ha segnato profondamente la sua personalità artistica. Osservando questo potente gruppo di bronzo scopriamo quanto Leonardo deve al suo maestro. Confrontandolo con le prime opere pittoriche e con dieci bellissimi studi sul panneggio su tela di lino notiamo come il giovane Leonardo cerchi di dare alla pittura il volume e la tridimensionalità della scultura.
Un’altra opera a cui abbiamo riservato grande attenzione è Sant’Anna, la Vergine e il Bambino, un dipinto della maturità che rappresenta quasi il testamento scientifico e artistico di Leonardo. Il maestro di Vinci ci ha pensato per più di 20 anni immaginando diverse composizioni. Abbiamo scelto il bellissimo cartone arrivato da Londra come punto di arrivo del nostro percorso espositivo perché è il dipinto più complesso che Leonardo ha realizzato dopo l’Ultima Cena. Ce ne rendiamo conto osservando il gioco di sguardi tra Sant’Anna, la Vergine e Gesù, e il grandissimo paesaggio in cui sono immersi, che è la sintesi delle conoscenze scientifiche maturate dall’artista sulla natura e sulla storia del mondo. Un capolavoro al quale Leonardo, da perfezionista qual era, non riusciva a smettere di lavorare”.
Per la vastità delle sue ricerche Leonardo è considerato il genio universale per eccellenza. Qual è il ruolo della pittura rispetto agli altri suoi interessi?
“Questo è uno dei punti fondamentali che abbiamo indagato nella mostra. Negli ultimi anni Leonardo è stato presentato come architetto, scultore, scienziato, mettendo sullo stesso piano tutte le sue attività. Noi abbiamo voluto dimostrare che anche quando lasciava il pennello Leonardo non dimenticava mai la pittura. Lo scrive lui stesso nel progetto di Trattato sulla Pittura: tutte le scienze sono unite in un sapere e questo sapere è la pittura, una scienza superiore a tutte le altre perché richiede di comprendere con precisione e in profondità l’uomo e il mondo che lo circonda. La pittura è rivelazione della natura, dimostrazione di una conoscenza globale della realtà. Nella mostra abbiamo presentato preziosi manoscritti e disegni scientifici di Leonardo in relazione con l’Ultima Cena, che è il primo capolavoro dell’artista maturo ed esprime pienamente la sua idea della pittura come scienza divina”.
Leonardo da Vinci, Sant'Anna, la Vergine e il Bambino I © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) René-Gabriel Ojéda
I documenti d’archivio da voi consultati hanno rivelato elementi nuovi sulla vita e sulle opere di Leonardo?
“Le sorprese non sono mancate soprattutto a proposito delle opere, il cuore della nostra ricerca. I documenti sulla Battaglia di Anghiari, per esempio, ci hanno suggerito un modo diverso di interpretare una delle più ambiziose composizioni di Leonardo. Mettendola a confronto con la Battaglia di Cascina di Michelangelo (che avrebbe dovuto essere realizzata nella stessa sala di Palazzo Vecchio, n.d.r) abbiamo visto due scene strettamente collegate, due momenti di un’unica battaglia. L’opera di Michelangelo potrebbe rappresentarne l’inizio in pieno giorno, sotto il sole e con quel caldo terribile di cui ci parlano le fonti antiche; quella di Leonardo l’epilogo, ormai a notte fonda. Potrebbe quindi essere il lume argenteo della luna quella luce fredda, molto particolare che ritroviamo nelle copie della Battaglia di Anghiari, gli unici documenti che oggi abbiamo a disposizione per farci un’idea dell’opera. Tutto questo lo abbiamo ricavato dall’interpretazione degli stessi documenti che furono forniti a Leonardo per immaginare il dipinto”.
Qual è il ritratto di Leonardo da Vinci che viene fuori dal film?
“Quello di un giovanotto molto dotato che per diventare il pittore più grande del suo tempo sceglie una strada molto originale: essere un artista-scienziato, superiore agli altri perché capace di ricreare la natura sulla tela a partire da una conoscenza profonda del mondo. La scienza è il metodo che gli permette di raggiungere l’obiettivo. Questo spiega perché Leonardo non ci ha lasciato moltissime opere, specie se lo confrontiamo con pittori prolifici come Raffaello: ha preferito dipingere poco, inseguendo ogni volta la perfezione assoluta. La ricerca di Leonardo si sviluppa nel segno della tecnica, ma è anche un percorso di grande libertà, che fa di lui una figura unica nella storia dell’arte europea”.
Leonardo da Vinci, Ritratto di dama (La Belle Ferronnière o Presunto ritratto di Lucrezia Crivelli), 1493-1495 circa, Olio su tavola di noce, 45 x 63 cm I Parigi, Musée du Louvre, Département des Peintures, Collezione dell’Imperatore Francesco
Quali sono a suo parere gli aspetti della figura di Leonardo che attraggono maggiormente il pubblico contemporaneo?
“Tra il tempo di Leonardo e il nostro c’è uno spazio di 500 anni. Oggi è molto difficile avere una conoscenza globale della realtà: se si vuol capire veramente qualcosa di anatomia bisogna essere uno specialista, così come per ogni altra branca scientifica. Leonardo rappresenta il sogno di una conoscenza universale, la possibilità di capire come funziona in tutti i suoi aspetti quel mondo che oggi sembra sfuggirci di mano. Vista la varietà di interessi di Leonardo, inoltre, ognuno di noi ha una passione in comune con lui, che sia la visione della natura, una curiosità di tipo scientifico o una sensibilità poetica. E poi c’è la grandissima potenza dei suoi dipinti. Accompagnando i visitatori ho visto tanta gente piangere davanti alla Sant’Anna. Davanti a un paesaggio impressionante che ci parla della lotta primitiva tra gli elementi, alla rappresentazione della gioia mescolata al dolore della futura perdita del Bambino, a una potenza dell’espressione umana che commuove. è una cosa che non accade spesso nei musei di arte antica”.
Che tipo di esperienza è stato raccontare l’esposizione su Leonardo in un documentario? Quali difficoltà e quali soddisfazioni ha presentato rispetto al suo lavoro di curatore di mostre?
“Quando accompagniamo il pubblico in una visita noi curatori vorremmo dire sempre tutto, spiegare ogni dettaglio. Le esigenze del film ci hanno costretti a un esercizio di sintesi che ha il pregio di rendere ancora più forti ed efficaci le idee alla base della mostra. Ma la soddisfazione più grande è stato poter utilizzare i mezzi del cinema per restituire una visione estetica del percorso e non solo i suoi contenuti scientifici, come accade di solito in televisione. Una mostra è uno spettacolo con una sceneggiatura che permette alle opere di parlare insieme, di dire qualcosa al pubblico anche senza l’aiuto dei testi. Perciò sono felice di poter conservare una memoria cinematografica della mostra su Leonardo: anche chi non ha avuto la possibilità di venire a Parigi potrà vivere questa esperienza in tutte le sue dimensioni. è la prima volta che accade nella storia del Louvre”.
Perché secondo lei dobbiamo andare al cinema a vedere Una notte al Louvre. Leonardo da Vinci?
“Al museo non siamo mai soli davanti a un Leonardo. In particolare, la mostra che abbiamo allestito per il cinquecentenario ha riscosso una risposta senza precedenti da parte del pubblico. Il film ci offre la possibilità di un dialogo diretto con le opere, un’intimità che risulta ancora più emozionante grazie all’altissima qualità delle immagini. Attraverso stupefacenti effetti di zoom abbiamo l’impressione di entrare realmente nei capolavori esposti. La visione della scultura del Verrocchio, per esempio, è stata una sorpresa anche per me: le riprese effettuate per il film mi hanno rivelato nuovi dettagli e una ricchezza che non si riesce ad apprezzare nemmeno guardando l’opera da molto vicino”.
Mostra Leonardo da Vinci, Andrea del Verrocchio, Cristo e San Tommaso | © Musée du Louvre / Antoine Mongodin
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In attesa che le luci si spengano, ne parliamo con Vincent Delieuvin, curatore della mostra insieme a Louis Frank e guida d’eccezione sul grande schermo.
Leonardo da Vinci è uno degli artisti più amati e studiati di sempre. Quali sono le novità emerse dalle ricerche condotte in occasione della mostra e che scopriremo nel film?
“La mostra che abbiamo allestito al Louvre per i 500 anni dalla morte di Leonardo era davvero ricchissima e aveva l’obiettivo di ripercorrere l’intera vita artistica e scientifica del genio di Vinci. Nel film è stato necessario fare delle scelte. Uno dei filoni di ricerca più affascinanti degli ultimi anni è quello legato alle nuove tecnologie di analisi scientifica delle opere. Come mai prima, siamo entrati nella storia di ogni dipinto analizzando ogni fase della sua invenzione, abbiamo rintracciato le diverse idee che Leonardo ha abbracciato e abbandonato durante l’esecuzione, individuato nuovi legami tra i disegni preparatori e l’opera finita. E' un modo per capire meglio lo spirito dell’artista: le cose che per lui erano veramente importanti quando dipingeva, il suo modo di perfezionare le composizioni. Si è scoperto molto di più anche sulla sua tecnica pittorica. Nel film è stato dato ampio spazio a queste novità”.
Leonardo da Vinci, Saint-Morys Drapery Study for a Seated Figure I © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) Michel Urtado
Ci sono opere su cui il film si sofferma in maniera particolare? Quali aspetti dell’arte e della tecnica di Leonardo mettono in evidenza?
“Certamente sì. All’inizio del film, per esempio, ci soffermiamo sul rapporto tra scultura e pittura nell’opera di Leonardo, un aspetto che non era mai stato indagato prima in una mostra. A Firenze il giovane artista entrò nella bottega di quello che era probabilmente il più importante scultore del suo tempo, Andrea del Verrocchio. Qui ebbe modo di seguire tutte le fasi dell’invenzione dell’Incredulità di San Tommaso, un capolavoro che ha segnato profondamente la sua personalità artistica. Osservando questo potente gruppo di bronzo scopriamo quanto Leonardo deve al suo maestro. Confrontandolo con le prime opere pittoriche e con dieci bellissimi studi sul panneggio su tela di lino notiamo come il giovane Leonardo cerchi di dare alla pittura il volume e la tridimensionalità della scultura.
Un’altra opera a cui abbiamo riservato grande attenzione è Sant’Anna, la Vergine e il Bambino, un dipinto della maturità che rappresenta quasi il testamento scientifico e artistico di Leonardo. Il maestro di Vinci ci ha pensato per più di 20 anni immaginando diverse composizioni. Abbiamo scelto il bellissimo cartone arrivato da Londra come punto di arrivo del nostro percorso espositivo perché è il dipinto più complesso che Leonardo ha realizzato dopo l’Ultima Cena. Ce ne rendiamo conto osservando il gioco di sguardi tra Sant’Anna, la Vergine e Gesù, e il grandissimo paesaggio in cui sono immersi, che è la sintesi delle conoscenze scientifiche maturate dall’artista sulla natura e sulla storia del mondo. Un capolavoro al quale Leonardo, da perfezionista qual era, non riusciva a smettere di lavorare”.
Per la vastità delle sue ricerche Leonardo è considerato il genio universale per eccellenza. Qual è il ruolo della pittura rispetto agli altri suoi interessi?
“Questo è uno dei punti fondamentali che abbiamo indagato nella mostra. Negli ultimi anni Leonardo è stato presentato come architetto, scultore, scienziato, mettendo sullo stesso piano tutte le sue attività. Noi abbiamo voluto dimostrare che anche quando lasciava il pennello Leonardo non dimenticava mai la pittura. Lo scrive lui stesso nel progetto di Trattato sulla Pittura: tutte le scienze sono unite in un sapere e questo sapere è la pittura, una scienza superiore a tutte le altre perché richiede di comprendere con precisione e in profondità l’uomo e il mondo che lo circonda. La pittura è rivelazione della natura, dimostrazione di una conoscenza globale della realtà. Nella mostra abbiamo presentato preziosi manoscritti e disegni scientifici di Leonardo in relazione con l’Ultima Cena, che è il primo capolavoro dell’artista maturo ed esprime pienamente la sua idea della pittura come scienza divina”.
Leonardo da Vinci, Sant'Anna, la Vergine e il Bambino I © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) René-Gabriel Ojéda
I documenti d’archivio da voi consultati hanno rivelato elementi nuovi sulla vita e sulle opere di Leonardo?
“Le sorprese non sono mancate soprattutto a proposito delle opere, il cuore della nostra ricerca. I documenti sulla Battaglia di Anghiari, per esempio, ci hanno suggerito un modo diverso di interpretare una delle più ambiziose composizioni di Leonardo. Mettendola a confronto con la Battaglia di Cascina di Michelangelo (che avrebbe dovuto essere realizzata nella stessa sala di Palazzo Vecchio, n.d.r) abbiamo visto due scene strettamente collegate, due momenti di un’unica battaglia. L’opera di Michelangelo potrebbe rappresentarne l’inizio in pieno giorno, sotto il sole e con quel caldo terribile di cui ci parlano le fonti antiche; quella di Leonardo l’epilogo, ormai a notte fonda. Potrebbe quindi essere il lume argenteo della luna quella luce fredda, molto particolare che ritroviamo nelle copie della Battaglia di Anghiari, gli unici documenti che oggi abbiamo a disposizione per farci un’idea dell’opera. Tutto questo lo abbiamo ricavato dall’interpretazione degli stessi documenti che furono forniti a Leonardo per immaginare il dipinto”.
Qual è il ritratto di Leonardo da Vinci che viene fuori dal film?
“Quello di un giovanotto molto dotato che per diventare il pittore più grande del suo tempo sceglie una strada molto originale: essere un artista-scienziato, superiore agli altri perché capace di ricreare la natura sulla tela a partire da una conoscenza profonda del mondo. La scienza è il metodo che gli permette di raggiungere l’obiettivo. Questo spiega perché Leonardo non ci ha lasciato moltissime opere, specie se lo confrontiamo con pittori prolifici come Raffaello: ha preferito dipingere poco, inseguendo ogni volta la perfezione assoluta. La ricerca di Leonardo si sviluppa nel segno della tecnica, ma è anche un percorso di grande libertà, che fa di lui una figura unica nella storia dell’arte europea”.
Leonardo da Vinci, Ritratto di dama (La Belle Ferronnière o Presunto ritratto di Lucrezia Crivelli), 1493-1495 circa, Olio su tavola di noce, 45 x 63 cm I Parigi, Musée du Louvre, Département des Peintures, Collezione dell’Imperatore Francesco
Quali sono a suo parere gli aspetti della figura di Leonardo che attraggono maggiormente il pubblico contemporaneo?
“Tra il tempo di Leonardo e il nostro c’è uno spazio di 500 anni. Oggi è molto difficile avere una conoscenza globale della realtà: se si vuol capire veramente qualcosa di anatomia bisogna essere uno specialista, così come per ogni altra branca scientifica. Leonardo rappresenta il sogno di una conoscenza universale, la possibilità di capire come funziona in tutti i suoi aspetti quel mondo che oggi sembra sfuggirci di mano. Vista la varietà di interessi di Leonardo, inoltre, ognuno di noi ha una passione in comune con lui, che sia la visione della natura, una curiosità di tipo scientifico o una sensibilità poetica. E poi c’è la grandissima potenza dei suoi dipinti. Accompagnando i visitatori ho visto tanta gente piangere davanti alla Sant’Anna. Davanti a un paesaggio impressionante che ci parla della lotta primitiva tra gli elementi, alla rappresentazione della gioia mescolata al dolore della futura perdita del Bambino, a una potenza dell’espressione umana che commuove. è una cosa che non accade spesso nei musei di arte antica”.
Che tipo di esperienza è stato raccontare l’esposizione su Leonardo in un documentario? Quali difficoltà e quali soddisfazioni ha presentato rispetto al suo lavoro di curatore di mostre?
“Quando accompagniamo il pubblico in una visita noi curatori vorremmo dire sempre tutto, spiegare ogni dettaglio. Le esigenze del film ci hanno costretti a un esercizio di sintesi che ha il pregio di rendere ancora più forti ed efficaci le idee alla base della mostra. Ma la soddisfazione più grande è stato poter utilizzare i mezzi del cinema per restituire una visione estetica del percorso e non solo i suoi contenuti scientifici, come accade di solito in televisione. Una mostra è uno spettacolo con una sceneggiatura che permette alle opere di parlare insieme, di dire qualcosa al pubblico anche senza l’aiuto dei testi. Perciò sono felice di poter conservare una memoria cinematografica della mostra su Leonardo: anche chi non ha avuto la possibilità di venire a Parigi potrà vivere questa esperienza in tutte le sue dimensioni. è la prima volta che accade nella storia del Louvre”.
Perché secondo lei dobbiamo andare al cinema a vedere Una notte al Louvre. Leonardo da Vinci?
“Al museo non siamo mai soli davanti a un Leonardo. In particolare, la mostra che abbiamo allestito per il cinquecentenario ha riscosso una risposta senza precedenti da parte del pubblico. Il film ci offre la possibilità di un dialogo diretto con le opere, un’intimità che risulta ancora più emozionante grazie all’altissima qualità delle immagini. Attraverso stupefacenti effetti di zoom abbiamo l’impressione di entrare realmente nei capolavori esposti. La visione della scultura del Verrocchio, per esempio, è stata una sorpresa anche per me: le riprese effettuate per il film mi hanno rivelato nuovi dettagli e una ricchezza che non si riesce ad apprezzare nemmeno guardando l’opera da molto vicino”.
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