Stati Generali della Cultura: agenda digitale anche per il patrimonio culturale “tesoro ignorato”

Roma
15/11/2012
Roma - Nel Teatro Eliseo, di fronte ad una platea affollata da cui si sono levate voci di protesta nei confronti dei ministri (dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, della Coesione territoriale, Fabrizio Barca e dell'Istruzione, Francesco Profumo) sono iniziati stamattina intorno alle 11 gli Stati Generali della Cultura. Un’atmosfera che rende l’idea della situazione di grande disagio che stiamo vivendo ma anche dell’attenzione e dell’interesse che il pubblico nutre nei confronti dei temi legati alla cultura. Di qui la richiesta di fatti e di parole chiare.
“Non sarò elusivo”, ha iniziato così il suo discorso Giorgio Napolitano, in risposta a queste istanze. Ed ha parlato di cultura come “un’emergenza dimenticata”, anzi di più, come di “una scelta di fondo trascurata per un lungo arco di tempo, una scelta che resta da fare, non affrontata per decenni, motore e moltiplicatore dello sviluppo” e ancora di “scarsa consapevolezza di uno straordinario patrimonio ben più largo di quello costituito dalle opere d’arte”. Ha poi riletto l’articolo 9 della Costituzione “lungimirante e di sorprendente attualità, perché abbraccia in due righe gli aspetti essenziali legati al tema della cultura”, tema, ha detto, sottovalutato da tempo dalle istituzioni. E le istituzioni , la politica non può nicchiare. “Scegliere è una responsabilità della politica: dire dei no e dire dei sì. E servono più sì…”
E infatti, non a caso, stando ai dati ricavati attraverso l’Indice 24 della cultura, indicatore di competitività culturale ricavato utilizzando l'archivio Google-Harvard, biblioteca digitalizzata contenente oltre otto milioni di volumi in lingua inglese pubblicati tra il 1800 e il 2000, il settore "Food” è l'unico tra le eccellenze italiane a non risentire della crisi, mentre per l’arte i numeri sono negativi in maniera allarmante.
E a proposito degli impegni che deve assumersi la politica, impegni di cui parlava il Capo dello Stato, il ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera ha riconosciuto che «l'occupazione nei settori creativi viene tradizionalmente dalla nuove imprese, che in Italia non vengono molto aiutate» e ha proposto un’azione concreta che inizia con l’inserimento di un capitolo dedicato ai Beni Culturali nell’Agenda Digitale. Ha spiegato inoltre che «il Ministero si è proposto di andare a vedere che cosa fanno gli altri Paesi, chiedendo ad un gruppo di giovani che sono passati da questa esperienza altrove di mettere insieme un rapporto di studio con proposte pratiche… Oggi in Parlamento è al rush finale un set di norme sulla start up che sono la realizzazione pratica di quelle proposte». E ha concluso con la promessa di favorire un’idea nata proprio da questi Stati Generali della Cultura, ossia un'agenzia pubblica che rappresenti uno strumento agile per la valorizzazione delle imprese creative. E dell’importanza della tecnologia, della digitalizzazione e dell’accesso alla banda larga ha parlato nel suo intervento anche Guido Guerzoni, docente di Storia dell’Economia alla Bocconi.
Nicoletta Speltra
“Non sarò elusivo”, ha iniziato così il suo discorso Giorgio Napolitano, in risposta a queste istanze. Ed ha parlato di cultura come “un’emergenza dimenticata”, anzi di più, come di “una scelta di fondo trascurata per un lungo arco di tempo, una scelta che resta da fare, non affrontata per decenni, motore e moltiplicatore dello sviluppo” e ancora di “scarsa consapevolezza di uno straordinario patrimonio ben più largo di quello costituito dalle opere d’arte”. Ha poi riletto l’articolo 9 della Costituzione “lungimirante e di sorprendente attualità, perché abbraccia in due righe gli aspetti essenziali legati al tema della cultura”, tema, ha detto, sottovalutato da tempo dalle istituzioni. E le istituzioni , la politica non può nicchiare. “Scegliere è una responsabilità della politica: dire dei no e dire dei sì. E servono più sì…”
E infatti, non a caso, stando ai dati ricavati attraverso l’Indice 24 della cultura, indicatore di competitività culturale ricavato utilizzando l'archivio Google-Harvard, biblioteca digitalizzata contenente oltre otto milioni di volumi in lingua inglese pubblicati tra il 1800 e il 2000, il settore "Food” è l'unico tra le eccellenze italiane a non risentire della crisi, mentre per l’arte i numeri sono negativi in maniera allarmante.
E a proposito degli impegni che deve assumersi la politica, impegni di cui parlava il Capo dello Stato, il ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera ha riconosciuto che «l'occupazione nei settori creativi viene tradizionalmente dalla nuove imprese, che in Italia non vengono molto aiutate» e ha proposto un’azione concreta che inizia con l’inserimento di un capitolo dedicato ai Beni Culturali nell’Agenda Digitale. Ha spiegato inoltre che «il Ministero si è proposto di andare a vedere che cosa fanno gli altri Paesi, chiedendo ad un gruppo di giovani che sono passati da questa esperienza altrove di mettere insieme un rapporto di studio con proposte pratiche… Oggi in Parlamento è al rush finale un set di norme sulla start up che sono la realizzazione pratica di quelle proposte». E ha concluso con la promessa di favorire un’idea nata proprio da questi Stati Generali della Cultura, ossia un'agenzia pubblica che rappresenti uno strumento agile per la valorizzazione delle imprese creative. E dell’importanza della tecnologia, della digitalizzazione e dell’accesso alla banda larga ha parlato nel suo intervento anche Guido Guerzoni, docente di Storia dell’Economia alla Bocconi.
Nicoletta Speltra
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