Dal 22 maggio al 30 settembre a Palazzo Franchetti
Una pagana felicità. A Venezia il dialogo tra Massimo Campigli e gli Etruschi

Massimo Campigli, Zingari, 1928, Olio su tela, 76 x 96.4 cm, Milano, Collezione Augusto e Francesca Giovanardi, Milano | Foto: © Alvise Aspesi
Samantha De Martin
24/03/2021
Venezia - “Nei miei quadri entrò una pagana felicità tanto nello spirito dei soggetti che nello spirito del lavoro che si fece più libero e lirico”.
È il 1928 e il pittore Massimo Campigli, reduce da una visita al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, descrive così un’esperienza che si rivelerà fondamentale nello sviluppo di tutta la sua produzione artistica.
Proprio da queste parole che vibrano di una “pagana felicità”, e che danno il titolo alla mostra, prenderà forma un percorso che dispiegherà a Venezia, al piano nobile di Palazzo Franchetti, a partire dal 22 maggio, un dialogo tra le opere del pittore devoto all’antico, e gli esempi del passato da cui ha tratto così forte ispirazione.
Massimo Campigli, Donne e uccelli, 1944, Olio su tela, 91.8 x 72.3 cm, Milano, Collezione Augusto e Francesca Giovanardi, Milano | Foto: © Alvise Aspesi
Un dialogo intimo cucirà insieme circa 35 opere di Campigli e una cinquantina di reperti etruschi, molti dei quali inediti ed esposti qui per la prima volta. Molti di questi sono il frutto di importanti operazioni di recupero di materiale archeologico, anche da rinomati musei internazionali, e ora nella disponibilità della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per l'Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l'Etruria Meridionale.
Nel percorso, le composizioni volutamente arcaicizzanti di Campigli, ben rappresentate in mostra da dipinti realizzati tra il 1928 e il 1966, rintracceranno le origini della loro ispirazione più profonda nei reperti etruschi, in una condivisione di colori, segni, atmosfere.
Busto votivo femminile, III secolo a.C., Coroplastica votiva, Terracotta arancio/rosata con ingobbio color crema e tracce di pigmenti, Cerveteri, Depositi archeologici della Necropoli della Banditaccia
Dopo quella fatidica visita del 1928 al Museo Etrusco il pittore - tra i firmatari, cinque anni dopo, del “Manifesto della pittura murale” di Sironi - ritorna a una purezza primordiale che vibra degli stessi colori tenui restituiti dalle immagini etrusche. Così le forme dei suoi personaggi seguono il disegno di anfore e statue votive, e le figure femminili, con i loro busti a clessidra, si astraggono in immagini senza tempo.
Vasi, gioielli, sarcofagi, statuine danno voce a un universo di legami che, in maniera fortemente evocativa, si declinano in riferimenti puntuali nelle diverse sezioni della mostra.
E il visitatore sarà chiamato ad esplorare le figura umana, protagonista della prima sezione, per passare poi agli animali, in un universo popolato di uccelli, cavalli, animali selvatici, e approdare infine al terzo momento, dedicato alle forme e alle geometrie.

Antefissa a testa femminile, Seconda metà del IV secolo a.C., Coroplastica architettonica, 25 x 44 cm, Montalto di Castro, Depositi Fondazione Vulci | Foto: © Simone Felici
Attraverso il richiamo di queste formule espressive che brillano di una gloriosa civiltà passata, gli ospiti di palazzo Franchetti potranno cogliere la profonda originalità dell’arte di Campigli, derivata proprio da questa armoniosa coesistenza tra attualità e antichi splendori. Immergendosi in una dimensione nella quale il tempo sembra fermarsi, o scorrere in una quiete imperturbabile, il pubblico farà proprie quelle analogie tra un Novecento contemporaneo e le più antiche civiltà del Mediterraneo.
Leggi anche:
• Jean Dubuffet in mostra a Palazzo Franchetti
È il 1928 e il pittore Massimo Campigli, reduce da una visita al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, descrive così un’esperienza che si rivelerà fondamentale nello sviluppo di tutta la sua produzione artistica.
Proprio da queste parole che vibrano di una “pagana felicità”, e che danno il titolo alla mostra, prenderà forma un percorso che dispiegherà a Venezia, al piano nobile di Palazzo Franchetti, a partire dal 22 maggio, un dialogo tra le opere del pittore devoto all’antico, e gli esempi del passato da cui ha tratto così forte ispirazione.

Massimo Campigli, Donne e uccelli, 1944, Olio su tela, 91.8 x 72.3 cm, Milano, Collezione Augusto e Francesca Giovanardi, Milano | Foto: © Alvise Aspesi
Un dialogo intimo cucirà insieme circa 35 opere di Campigli e una cinquantina di reperti etruschi, molti dei quali inediti ed esposti qui per la prima volta. Molti di questi sono il frutto di importanti operazioni di recupero di materiale archeologico, anche da rinomati musei internazionali, e ora nella disponibilità della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per l'Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l'Etruria Meridionale.
Nel percorso, le composizioni volutamente arcaicizzanti di Campigli, ben rappresentate in mostra da dipinti realizzati tra il 1928 e il 1966, rintracceranno le origini della loro ispirazione più profonda nei reperti etruschi, in una condivisione di colori, segni, atmosfere.

Busto votivo femminile, III secolo a.C., Coroplastica votiva, Terracotta arancio/rosata con ingobbio color crema e tracce di pigmenti, Cerveteri, Depositi archeologici della Necropoli della Banditaccia
Dopo quella fatidica visita del 1928 al Museo Etrusco il pittore - tra i firmatari, cinque anni dopo, del “Manifesto della pittura murale” di Sironi - ritorna a una purezza primordiale che vibra degli stessi colori tenui restituiti dalle immagini etrusche. Così le forme dei suoi personaggi seguono il disegno di anfore e statue votive, e le figure femminili, con i loro busti a clessidra, si astraggono in immagini senza tempo.
Vasi, gioielli, sarcofagi, statuine danno voce a un universo di legami che, in maniera fortemente evocativa, si declinano in riferimenti puntuali nelle diverse sezioni della mostra.
E il visitatore sarà chiamato ad esplorare le figura umana, protagonista della prima sezione, per passare poi agli animali, in un universo popolato di uccelli, cavalli, animali selvatici, e approdare infine al terzo momento, dedicato alle forme e alle geometrie.

Antefissa a testa femminile, Seconda metà del IV secolo a.C., Coroplastica architettonica, 25 x 44 cm, Montalto di Castro, Depositi Fondazione Vulci | Foto: © Simone Felici
Attraverso il richiamo di queste formule espressive che brillano di una gloriosa civiltà passata, gli ospiti di palazzo Franchetti potranno cogliere la profonda originalità dell’arte di Campigli, derivata proprio da questa armoniosa coesistenza tra attualità e antichi splendori. Immergendosi in una dimensione nella quale il tempo sembra fermarsi, o scorrere in una quiete imperturbabile, il pubblico farà proprie quelle analogie tra un Novecento contemporaneo e le più antiche civiltà del Mediterraneo.

• Jean Dubuffet in mostra a Palazzo Franchetti
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Mondo | Premiere a Parigi il 24 settembre 2025
Un'Aida all'Opera Bastille per Shirin Neshat
-
Mondo | Dal 5 luglio al Museo Nazionale di Arte Lettone
Light from Italy: la storia di un incontro in mostra a Riga con i capolavori degli Uffizi
-
Tour, eventi e aperture straordinarie in 70 città
Al via l’Art Nouveau Week. I luoghi del Liberty da vedere in tutta Italia
-
Roma | A Roma dal 4 luglio al 21 settembre
La voce del corpo secondo Carole Feuerman. Il superrealismo va in scena a Palazzo Bonaparte
-
Udine | Dal 29 luglio al 5 agosto 2025 ad Aquileia
Aquileia Film Festival 2025: il cinema come custode della memoria
-
Ferrara | La nuova mostra a Palazzo dei Diamanti
A Ferrara l’autunno ha i colori di Chagall