Dal 6 marzo a Palazzo Ducale

Venezia accoglie Henri Rousseau

Henri Rousseau, Moi-même, portrait-paysage/Io: ritratto-paesaggio, 1889-1890. Olio su tela, com 146 x 113. Praga, Národní galerie, acquisto dello Stato Cecoslovacco nel 1923. © White Images/Scala, Firenze
 

Laura Bellucci e Ludovica Sanfelice

04/03/2015

Venezia - Dal 6 marzo, l’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale ospiterà la mostra “Henri Rousseau. Il candore arcaico”, appuntamento straordinario molto atteso in Laguna per la singolarità di una figura a lungo snobbata dalla critica ma apprezzata dagli artisti e da alcuni collezionisti che intravidero nell’esigua produzione dell’enigmatico Doganiere i germi di una modernità al tempo stesso ingenua e rivoluzionaria, capace di ispirare maestri di più chiara fama.

L’opera di Rousseau che fu attivo tra la fine del XIX secolo e il periodo delle avanguardie storiche, si sottrae in effetti ad ogni possibile etichetta e, come la rassegna evidenzia, spesso è male interpretata.
L’esposizione, resa possibile dalla collaborazione scientifica e dai prestiti eccezionali dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi e dal patrocinio della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, richiama a Palazzo Ducale oltre cento opere (40 di Rousseau e 60 di confronto) provenienti dalle più importanti istituzioni internazionali proprio per presentare i frutti di una ricerca iniziata più di tre anni fa e mirata a collocare nella giusta posizione critica e storiografica l’arte di Rousseau, riconoscendole il ruolo di riferimento per intellettuali come Apollinaire e Jarry, collezionisti come Paul Guillaume e Wilhelm Uhde, e per pittori come Cézanne e Gauguin, Redon e Seurat, Morandi e Carrà, Frida Kahlo e Diego Rivera, Kandinskij e Picasso, tutti presenti per dialogare con i dipinti realizzati dal Doganiere nella breve stagione creativa compresa tra il 1885 e il 1910, all'interno di un percorso espositivo solido nell'esibire conoscenze ma aperto a diversi livelli di lettura anche emozionali della vicenda di un artista solitario ma determinante nella storia dell'arte moderna e contemporanea.

Accanto ai maestri del Novecento in mostra anche una raccolta di lavori esemplari di antichi maestri come Liberale da Verona, il Maestro della Fruttiera Lombarda, Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia e Francisco Goya, spunto per indagare l’aspetto dell’ispirazione all’arcaismo che nei secoli corse parallela al classicismo e che in Rousseau trovò nuova sintesi attraverso un modello di realismo candido, essenziale e virginale che permise alle successive avanguardie di ripartire da una strada incontaminata.

Tra i capolavori esposti lungo le otto sezioni in cui si articola la rassegna, figurano dipinti capitali come il celebre "Io: ritratto-paesaggio" (1889-90), mai visto prima in Italia, "Il cortile" (1896-98) acquistato personalmente da Kandinsky ed esposto nella prima mostra del Blaue Reiter a Monaco, "La guerra o la cavalcata della Discordia" (1894), ben sei delle famose giungle, dall’"Incantatrice di serpenti" (1907) al "Cavallo assalito da un giaguaro" (1910), come pure una raccolta di nature morte e una serie di ritratti maschili e femminili.



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