Dal 1° marzo al 29 luglio alle Scuderie del Quirinale

Hiroshige, il "maestro della pioggia e della neve" in mostra a Roma

Utagawa Hiroshige e Utagawa Kunisada, Genji dell’Est [Capitolo 12]. Il giardino innevato, 1854, Dodicesimo mese, Silografia policroma, 759 x 377 mm, Boston, Museum of Fine Arts - William Sturgis Bigelow Collection
 

Samantha De Martin

28/02/2018

Roma - C’è magia mista a raffinata meraviglia tra i paesaggi e i giardini coperti di neve, i fiumi, le trote, le peonie, le esotiche vedute dal grande maestro dell’ukiyoe, Utagawa Hiroshige.
Il celebre artista giapponese del mondo fluttuante, che con l’armonia e l’intensità delle sue opere ha stregato i maggiori impressionisti e post-impressionisti europei, sarà alle Scuderie del Quirinale, dal 1° marzo al 29 luglio, per regalare bellezza con la sua delicata arte fatta da silografie policrome di fiori, uccelli, insetti.

Van Gogh impazziva per l’uso che Hiroshige fece del colore, al punto da copiare ad olio il famoso Ponte di Ohashi sotto l'acquazzone del maestro giapponese che guardava al paesaggio con una sorta di religioso rispetto. Ma galeotto fu il ramo di susino, con le sue linee decise, a zig zag, all’interno del giardino di Kameido, una delle stampe appartenente alle Cento vedute di luoghi famosi di Edo, della capitale Tokyo. Degas ne rivisitò il segno nelle sue celebri ballerine, Monet ne replicò, personalizzandole, le sue vedute esotiche.

Insomma di spunti ne offrì tanti, il maestro che adesso sedurrà Roma con 230 opere - provenienti da Italia, Giappone, Stati Uniti - facendo delicatamente scivolare il pubblico tra silografie policrome, rotoli dipinti a pennello, raramente visibili, e disegni preparatori a inchiostro, che ben esemplificano l’intero percorso artistico del maestro Hiroshige.

Rispetto a Hokusai, con cui si confronta continuamente avendo una trentina d’anni di meno, Hiroshige riesce a portare il paesaggio e la natura al centro della sua opera trasmettendo quel senso di calma e armonia che tanto piace di questo “maestro della pioggia e della neve”.

Prediligendo l’asimmetria della composizione, ponendo in primo piano oggetti di grandi dimensioni, come una sorta di close-up fotografico, il pittore giapponese, attraverso le sue delicate Visioni, fa immergere il pubblico nel fascino del Sol Levante.

Il mare di Satta, il giardino dei susini si intrecciano alla serie dei Grandi pesci; l’Acquazzone ad Atake lascia spazio a pappagalli e peonie, uccelli del paradiso e a sua maestà la luna riflessa sulla superficie delle risaie a Sarashina.

«Hiroshige - spiega Rossella Menegazzo, curatrice della mostra - si impose sul mercato tra gli anni trenta e cinquanta dell’Ottocento, pubblicando decine di serie e centinaia di fogli sciolti che illustravano soggetti di natura come fiori, pesci e uccelli, oltre che paesaggi e vedute celebri del Giappone nelle quattro stagioni e nelle varie condizioni atmosferiche con la tecnica della silografia policroma. I soggetti si ispiravano e citavano spesso luoghi che trovava nelle guide di viaggio senza limiti geografici, andando dalle classiche vedute della capitale amministrativa di Edo a quelle della capitale imperiale di Kyoto. Cercava sempre un punto di vista alternativo che esaltasse le bellezze della località e la vivacità delle sue attività umane».

Dalle prime opere alla serie Cinquantatré stazioni di posta del Tōkaidō e a quella Sessantanove stazioni di posta del Kisokaid, dalle vedute di luoghi lontani alla dolcezza, la serenità, la calma insita nella natura e nei suoi ritmi, fino alle silografie policrome a tema comico e ai dipinti su rotolo, il percorso dedicato a Hiroshige è un viaggio nell’armonia che diletta e seduce con le sue atmosfere lontane e mondi sognanti.

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