Dal 16 dicembre al 6 maggio

Pesci, serpenti, gatti acciambellati. A Palazzo Altemps l'universo onirico di Fornasetti

Statua di Atena con serpente. Tappeto Amiamo il serpente di Fornasetti. Roma, Museo Nazionale Romano-Palazzo Altemps. Ph. S. Castellani. Courtesy of Electa
 

Samantha De Martin

18/12/2017

Roma - Alcuni gatti dal manto maculato sembrano sonnecchiare acciambellati sulle antiche rovine della sala della Torre, a Palazzo Altemps. Al torso di Polifemo, nell’omonima sala, ammiccano, invece, pesci fluttuanti lungo le pareti, mentre la volta a vela spicca e il visitatore scivola nell’universo incantato del sogno.
Simili alle briciole di pane della favola di Pollicino, depositate da Piero Fornasetti, una serie di portaombrelli decorati dalla celebre azienda permeata delle misteriose visioni modellate dalla fervida immaginazione di Piero, designer e creatore di oltre 11mila oggetti - conduce il visitatore lungo un percorso che è un invito alla fantasia e al libero pensare.
Dai cocci dei piatti rotti, fatti scivolare con umile grazia da Fornasetti dalla tavola imbandita di antichi candelieri, raffigurata nell’affresco della sala Ares Ludovisi, si passa ai nasi della sala Mattei, i cui disegni si presentano come un necessario rimedio per l’essenza anatomica che caratterizza i busti esposti.
Fino al 6 maggio le Citazioni pratiche dell’artista milanese tessono un percorso che, maturando en plein air nel cortile dello storico Palazzo romano si insinua nelle stanze affrescate, nel teatro, fino ad esplorare tutti gli ambienti. Di questi, 27 assistono a un inedito incontro tra autentici capolavori di scultura antica e i lavori di Fornasetti, mentre sei, aperti per la prima volta al pubblico, sfoggiano l’inconfondibile estetica del maestro racchiusa in oltre ottocento pezzi dell’Atelier milanese.

In questo caleidoscopio di mobili, disegni, accessori che ripercorrono la produzione degli anni Trenta, rivelandone la sfrenata fantasia e i tratti surrealisti, e strizzando l’occhio alle intuizioni del pubblico, il visitatore crea il proprio percorso, catapultato in un universo multiplo e sfaccettato che, anziché spiegare, spiazza.
E mentre il mondo classico, racchiuso tra le statue e i capolavori di questo Palazzo - che illustra in modo esemplare l’affermarsi del collezionismo tra le più illustri famiglie romane tra Cinque e Seicento - funge da spartito, i richiami diretti a questi antichi linguaggi si esplicitano attraverso scelte iconografiche omogenee e per similitudine. Come nella sala di Afrodite Cnidia, dove le figure femminili ritratte sul paravento Angolo antico con Eva e sul pannello Venere dialogano con la statua che dà il nome alla sala, copia romana dell’originale di Prassitele, probabilmente ispirata a Frine, la donna che, secondo la leggenda, fu processata per essersi denudata prima di immergersi nel mare, mostrandosi pubblicamente in tutta la sua bellezza.

È con una scelta estremamente teatrale che, nella sala grande del Galata Ludovisi, l’omonimo gruppo scultoreo - copia romana del I secolo a.C. - con il guerriero ritratto nell’atto di infliggersi la morte con la spada, si stagliano alcuni pannelli alti sei metri raffiguranti l’opera Follia Pratica firmata Fornasetti. Sempre in questa stanza, il monumentale camino in marmo colorato, sormontato dal ritratto del cardinale Altemps, accoglie il sarcofago con scene di battaglia che raffigurano la vittoria dei Romani sui Barbari.

Attraverso un confronto serrato tra antico, moderno, contemporaneo, cucito grazie alle accattivanti incursioni artistiche che gettano strali a tratti spiazzanti e irriverenti tra l’estro di Fornasetti e di suo figlio Barnaba, e il raffinato scrigno romano del collezionismo, il Museo di Palazzo Altemps celebra i vent’anni dall’apertura al pubblico. Anche se la storia di questo edificio, acquistato nel 1568 dal cardinale austriaco Marco Sittis Altemps, nipote di Pio IV, che vi riunì diversi capolavori d’arte, ha origini molto più antiche. E se gran parte della raccolta è andata dispersa nei secoli, quindici sculture ricordano l’originaria disposizione scenografica delle statue che, secondo il gusto raffinato dell’epoca, ricercava la simmetria decorativa nell’ornamento di giardini e palazzi. Alcune sculture furono acquistate tra il 1621 e il 1623 dal cardinale Ludovico Ludovisi per ornare la sua villa sul colle Quirinale. Tra quelle oggi presenti nel Museo di Palazzo Altemps si riconoscono alcune opere di quella acquisizione, come lo splendido volto di Giunone, descritto da Goethe con parole incantate, o il superbo Trono Ludovisi, capolavoro del V secoloa.C., che celebra la nascita di Afrodite.

Il viaggio alla scoperta dei due eclettici indagatori del quotidiano è a cura di Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum, e di Alessandra Capodiferro, responsabile di Palazzo Altemps. Per l’occasione, nelle sale attigue al cinquecentesco Appartamento della Stufa, verrà esposta per la prima volta una collezione di incisioni oltre che di stampe e di lastrine di marmi colorati.


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