Aspettando “Hitler contro Picasso e gli altri”, al cinema il 13 e il 14 marzo

Looted Art: il sacco d’Europa

Liberazione di Berchtesgad e recupero della Collezione Goering ad opera della 101st Airbone Division | Courtesy of National Archives and Records Administration
 

Francesca Grego

08/03/2018

Mondo - Lontano dall’assalto dei turisti ansiosi di ammirare la Gioconda, al Louvre si possono osservare due piccole sale adorne di dipinti: ce ne sono del Rinascimento italiano, del Secolo d’Oro olandese, del Settecento francese. Soggetti, temi, tecniche utilizzate variano sensibilmente. Nessun pannello illumina i visitatori su cosa unisca i pezzi del singolare allestimento. Che mostra è? È Looted Art, il progetto voluto dal direttore Sébastien Allard per cercare i legittimi proprietari o eredi delle opere trafugate dai nazisti in territorio francese, tra il 1940 e il 1945.

I quadri sono 31: poco meno di un decimo dei dipinti sequestrati oggi in possesso del Louvre secondo Allard, circa un venticinquesimo secondo Christopher Marinello, avvocato esperto nel settore, che ha seguito la causa di restituzione della Donna seduta davanti al caminetto di Matisse per gli eredi del famoso mercante parigino Paul Rosenberg.
Intanto mostre sulla Looted Art hanno aperto i battenti a Berna, a Bonn e a Deventer, in Olanda, mentre dal 2000 è attiva una commissione internazionale (The Commission for Looted Art in Europe) con lo scopo di assistere gli eredi delle spoliazioni in tutto il mondo.  FOTO: Hitler contro Picasso e gli altri. L'ossessione dei nazisti per l'arte
Il fenomeno è di proporzioni vastissime e scotta ancora. Il 13 e il 14 marzo il documentario di Claudio Poli "Hitler contro Picasso e gli altri", realizzato da Nexo Digital e 3D Produzioni, ne svelerà i dettagli agli spettatori dei cinema italiani.
Nel frattempo, basti pensare che dai soli musei tedeschi i nazisti sequestrarono oltre 16 mila opere, mentre in tutta Europa si ritiene che ne abbiano sottratte circa 5 milioni, soprattutto dalle abitazioni di mercanti e collezionisti di origine ebraica. La stima potrebbe anche rivelarsi inferiore alla realtà: gli esperti suppongono che molti dipinti e sculture prodotti nel primo Novecento non siano stati mai fotografati né inventariati, quantomeno in cataloghi consultabili oggi.
Ancora nel 2011 in un appartamento disabitato di Monaco sono state ritrovate 1500 opere in parte sconosciute, in parte ufficialmente scomparse nel bombardamento di Dresda: portavano le firme di pittori come Pablo Picasso, Marc Chagall, Henri Matisse, Otto Dix, Max Liebermann, per un valore complessivo di almeno un miliardo di euro. Dietro scatole di cibo “d’epoca” era nascosta da 70 anni la collezione di Hildebrandt Gurlitt, facoltoso mercante vicino a Hitler.
 
Ma perché il Fürher ordina il saccheggio dell’arte?
Se i quadri d'avanguardia sono sottratti alla vista del pubblico perché considerati “degenerati”, quindi distrutti o venduti all’estero per rinvigorire i conti del Reich, il discorso cambia radicalmente quando si parla di arte antica. Per questa Hitler, Goering e i potenti del Nazionalsocialismo nutrono una vera e propria ossessione, in parte legata alla costruzione dell’immagine della Grande Germania.
Sull’esempio di Napoleone, il Fürher dispone la sottrazione dei capolavori del Rinascimento e dell’antichità dai musei dei paesi che man mano entrano nell’orbita tedesca, il loro acquisto sul mercato in condizioni di palese vantaggio, il vero e proprio furto dalle raccolte private. Ma tra le sue passioni c’è anche l’arte fiamminga di Van Eyck e Jan Vermeer.
Mentre mette insieme una collezione da far girare la testa, Hitler sogna di creare nella sua città natale, Linz, un nuovo grande museo: il "Louvre" della Grande Germania.


James Ensor, La Mort et les masques, 1897, Olio su tela, 100 x 78.5 cm, Liège, Musée d'Art contemporain de la Ville | cea +, via Flickr

A gareggiare con lui in questo progetto c’è il feldmaresciallo Hermann Goering, il cui patrimonio artistico alla fine della guerra viene valutato circa 50 milioni di marchi (oggi 18 milioni di euro).
Per la sontuosa residenza di Carinhall, immersa nella foresta imperiale nei pressi di Berlino, Goering si accaparra quadri di Leonardo, Tiziano, Rubens, Van Dyck, Goya e ben 50 dipinti di Lucas Cranach. Dall’abbazia di Montecassino, dove erano stati messi in sicurezza durante la guerra, fa trafugare la Flagellazione di Cristo di Caravaggio, la Parabola dei ciechi di Brueghel il Vecchio, una Madonna di Raffaello e Antea, del Parmigianino. Ma in Italia è vittima anche di memorabili raggiri, come ha raccontato lo 007 esperto d'arte Rodolfo Siviero, che già nelle fasi finali del conflitto è attivo nel recupero e nella salvaguardia del patrimonio nazionale: i nostri mercanti fiutano la brama degli emissari di Goering e riescono a spacciare per capolavori del Cinquecento delle vere e proprie croste.
 
 Autentiche o false che siano, molte di queste opere vengono ritrovate alla fine della guerra, anche grazie a corpi dell’esercito alleato specializzati in questo compito. Nelle miniere della Stiria gli americani recuperano parte del tesoro di Hitler: 6500 pezzi tra cui la Madonna col Bambino di Michelangelo, il Polittico dell’Agnello Mistico dei Van Eyck, rubato dalla cattedrale di Gand, e l’Astronomo di Vermeer appartenuto ai Rothschild, uno dei dipinti più desiderati dal Fürer. Siviero contribuisce al ritrovamento dell’Apollo di Pompei, della Leda di Tintoretto, della Madonna col Bambino di Masaccio. Cornelius Gurlitt, figlio di Hildebrandt e anche lui mercante d’arte, nel 2014 lascia la sua immensa collezione al Kunstmuseum di Berna.
Ma la partita è tutt'altro che chiusa.

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