Dipinti del Barocco romano da Palazzo Chigi in Ariccia

Palazzo Ducale dei Castromediano, Cavallino di Lecce

 

Dal 23 Settembre 2012 al 16 Dicembre 2012

Cavallino | Lecce

Luogo: Palazzo Ducale dei Castromediano

Indirizzo: Cavallino

Orari: da martedì a domenica 9.30-12.30/ 16.30-20

Curatori: Francesco Petrucci

Enti promotori:

  • Senato della Repubblica
  • Camera dei Deputati
  • Presidenza del Consiglio dei Ministri
  • Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Puglia
  • Provincia di Lecce
  • Università del Salento
  • Accademia Belle Arti di Lecce
  • Camera di Commercio di Lecce

Telefono per informazioni: +39 0832 617210


Sabato 22 settembre 2012, alle ore 19 nel Palazzo Ducale dei Castromediano di Cavallino di Lecce, verrà inaugurata la mostra Dipinti del Barocco romano da Palazzo Chigi in Ariccia.
L’esposizione, che gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è curata da Francesco Petrucci, conservatore di Palazzo Chigi di Ariccia, e presenta una selezione di 40 importanti dipinti del XVII secolo conservati nel Palazzo Chigi di Ariccia (Roma), sede del Museo del Barocco Romano, punto di riferimento internazionale per gli studi sul collezionismo e sull’arte barocca italiana, con particolare focalizzazione su Roma.
Finalità dell’evento è proporre un inedito e stimolante gemellaggio tra il Barocco leccese e il Barocco romano, momento di riflessione sul rapporto culturale tra due dei principali centri del Barocco in Italia.
La mostra vuole anche ricordare il legame della Puglia con la famiglia Chigi, poiché Fabio Chigi, papa con il nome di Alessandro VII (1655-1667), artefice della trasformazione di Roma nella capitale del Barocco (piazza San Pietro, piazza del Popolo, piazza Colonna, etc.), era stato in precedenza vescovo di Nardò.
Vengono esposti capolavori di grandi artisti attivi nel Seicento – tra cui Giovan Battista Gaulli, Ferdinand Voet, Francesco Trevisani, Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, Giovanni Battista Salvi, detto il Sassoferrato, Carlo Maratti, Viviano Codazzi, Mattia Preti, Salvator Rosa, Pier Francesco Mola, Pietro da Cortona, Andrea Pozzo e Gian Lorenzo Bernini – con l’intento di offrire un quadro indicativo incentrato soprattutto sull’evoluzione della pittura barocca romana per circa un secolo.
Le opere esposte provengono in parte dalla collezione Chigi, ma anche dalle prestigiose collezioni di Fabrizio Lemme, Maurizio Fagiolo, Oreste Ferrari e Renato Laschena, confluite per donazione nel Palazzo Chigi di Ariccia.
L’esposizione è articolata in sezioni tematiche, che corrispondono ai diversi generi pittorici presenti nel Seicento: dalla pittura di ritratto, tesa a celebrare i personaggi importanti delle casate, alla pittura di paesaggio e veduta, spesso con l’illustrazione dei feudi di famiglia, alla pittura decorativa, attraverso modelli e bozzetti finalizzati alla realizzazione di cicli decorativi in chiese e palazzi, alla pittura per pale d’altare con modelli o bozzetti per dipinti in chiese e cappelle private, alla pittura da quadreria per le collezioni private in palazzi e ville.
La mostra di Cavallino, la prima in cui un nucleo significativo di dipinti del Museo del Barocco Romano viene esposto fuori dalla sua sede, verrà poi ospitata con alcune variazioni nel 2013 presso il Museo di Belle Arti di Buenos Aires. 
Accompagna l’esposizione un catalogo pubblicato da Cangemi Editore (Roma) e curato da Francesco Petrucci.

Il Palazzo Chigi in Ariccia
Ariccia, a pochi chilometri dalla capitale, offre un raro esempio di applicazione in un piccolo centro dei Castelli Romani dei principi del Barocco sull’Unità delle Arti visive (urbanistica, pittura, scultura, architettura, arti decorative), sotto la regia di Giovan Lorenzo Bernini, che tra il 1661 e il 1670 circa, progettò e diresse la realizzazione della Piazza di Corte, della Chiesa dell’Assunta, di Porta Romana e di Porta Napoletana, il restauro del Santuario di Galloro e la creazione di una nuova viabilità di collegamento con la vicina Castel Gandolfo, da allora sede delle villeggiature dei papi.
Ceduto al Comune di Ariccia dal principe Agostino Chigi Albani della Rovere (1929-2002) il 29 dicembre 1988, costituisce un esempio unico di antica dimora storica rimasta inalterata nel suo arredamento, con una particolare rilevanza per il prestigio della casata di origine senese e lo stato di conservazione del complesso.
Il Palazzo con la frontistante “piazza di Corte”, ideata dal Bernini su commissione di papa Alessandro VII (1655-1667), costituisce uno dei più eccezionali ed unitari complessi architettonici del Barocco romano. Ha rappresentato la principale residenza della famiglia dopo la vendita allo Stato nel 1917 del Palazzo Chigi di piazza Colonna a Roma, oggi sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Fruibile tramite visite guidate, è sede di mostre, concerti, convegni ed eventi culturali di varia natura. Aperto al pubblico con il Giubileo del 2000, offre una panoramica sulla committenza Chigi, con dipinti, affreschi, sculture e arredi soprattutto del Seicento, molti riferibili al Bernini e alla sua cerchia.
Nel 2008 è stato invece inaugurato il Museo del Barocco, formato esclusivamente da prestigiose donazioni confluite nella dimora negli ultimi anni, che hanno ulteriormente arricchito le collezioni con una nuova offerta turistica e culturale. Oltre 200 i dipinti esposti nel museo, che si aggiungono alle opere di provenienza Chigi, confermando la funzione guida di Palazzo Chigi sia a livello nazionale che internazionale come riferimento scientifico per l’arte del Sei e Settecento romano, per la particolare coerenza, omogeneità e sistematicità di presenze artistiche.
II nucleo originario comprende la Collezione Fagiolo, formata dal famoso storico dell’arte Maurizio Fagiolo dell’Arco (Roma 1939-2002), grande studioso del Barocco e ideatore del Museo del Barocco, con una panoramica sulle scuole del Seicento romano. La mostra celebra i 10 anni trascorsi dalla sua prematura scomparsa.
Di fondamentale importanza la Collezione Lemme, la più importante quadreria privata di nuova formazione di dipinti del Sei e Settecento romano, raccolta da Fabrizio e Fiammetta Lemme. I coniugi Lemme nel 1998 avevano donato 30 dipinti al Museo del Louvre e 20 alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma, ma la donazione ad Ariccia, con ben 128 opere, è la più prestigiosa. Sono parte integrante della collezione bozzetti e modelli per pale d’altare e cicli decorativi di chiese e palazzi romani.
La Collezione Ferrari, raccolta da Oreste Ferrari, insigne storico dell’arte e fondatore dell’Istituto del Catalogo e Documentazione, è formata da dipinti del Sei e Settecento romano e napoletano, come pure la Collezione Laschena, appartenuta a Renato Laschena, già Presidente Emerito del Consiglio di Stato. Si aggiungono poi le donazioni di Ferdinando Peretti e Luigi Koelliker, oltre a quelle di singole opere.
In tal senso la raccolta del Museo del Barocco di Ariccia è un vero e proprio riflesso della cultura figurativa romana, quasi uno “specchio di Roma Barocca”, con un valore intrinseco - le opere d’arte in sé - ed uno riverberato, in quanto richiamo a fabbriche e monumenti importanti della capitale e dello Stato Pontificio e l’ambientazione della mostra odierna nel fastoso salone barocco di Palazzo Castromediano di Cavallino di Lecce è la più opportuna, essendo le opere inserite in un contesto perfettamente omogeneo per epoca e cultura.

Il Palazzo Ducale Castromediano di Cavallino di Lecce

La struttura attuale dell’edificio è il risultato di una serie di ampliamenti e rimaneggiamenti avvenuti nei secoli, principalmente al tempo di Francesco Castromediano (1598-1663) in concomitanza con l’elevazione di Cavallino a marchesato.
Il palazzo occupa il lato nordoccidentale della piazza principale del paese; ha una pianta quadrata ed è composto da un corpo centrale più antico e da due bracci laterali più recenti. Solo la parte centrale, così come quella laterale destra, presenta la tipica decorazione merlata dei castelli medievali, tanto che il palazzo appare per alcuni aspetti un fortilizio per altri una residenza signorile. La parte posteriore è rimasta incompleta.
L'ingresso, rivolto verso settentrione, è quattrocentesco, mentre la facciata merlata col bastione risale al XVI secolo e così pure il lato che volge ad est e l’altro corpo architettonico, a due ordini, che prospetta sulla piazza. Al secolo successivo risale il lato nord della residenza. ove si notano arcate di rafforzamento statico.
Nell'atrio sono collocati i due busti di Francesco e Domenico Ascanio Castromediano e una enorme statua, denominata "il gigante", che raffigura in abiti seicenteschi il capostipite della casata dei Castromediano, Kiliano di Limburg, nobile tedesco sceso alla metà del XII secolo in Italia Meridionale al servizio del re Guglielmo I detto il Malo, da cui ottenne cariche e i feudi di Pietrapertosa, Castrobelloso e Castelmezzano (Castrum medianum, da cui viene il nome della casata) nel territorio di Potenza.
Tra i numerosi ambienti del palazzo spicca la grande galleria, considerata da diversi studiosi una delle più belle sale delle residenze patrizie del Mezzogiorno e il primo esempio del gusto barocco nel Salento. Il duca Francesco, dopo il matrimonio con Beatrice Acquaviva d’Aragona, fece modificare una sala già esistente, elevandone i muri perimetrali, sostituendo la tettoia coperta di tegole con una serie di volte a stella e commissionandone il ricco apparato decorativo. Dotata di un pavimento realizzato in coccio pesto arricchito da piccole mattonelle smaltate verdi, nere, bianche e gialle, che disegnano un motivo di stelle, la galleria presenta nella volta gli affreschi del leccese Francesco Florio, raffiguranti le dodici costellazioni, purtroppo in parte mutili a causa delle offese del tempo e dell’incuria degli uomini e di incauti lavori di consolidamento.
Numerose statue in pietra leccese, di ottima fattura, realizzate dal palermitano Carlo d’Aprile (1621-11668) e dai suoi discepoli, decorano le pareti della galleria. Oltre ai busti dei componenti della famiglia Castromediano, sono presenti quindici statue di soggetto allegorico e due gruppi in cui sono raffigurati Enea, il padre Anchise e il figlio Ascanio.
Attigua al salone di rappresentanza è la cappella di Santo Stefano fatta costruire nel 1565 da don Giovanni Antonio II Castromediano, in cui sono collocati dipinti del copertinese Gianserio Strafella e dei suoi allievi (seconda metà XVI sec.) In questo palazzo abitò Sigismondo Castromediano, archeologo, scrittore e patriota del Risorgimento, che vi morì nel 1895 e al quale si deve la fondazione dell’omonimo Museo Archeologico Provinciale di Lecce.
Oggi, dopo l’intervento di recupero realizzato negli anni 2004-2008, la galleria è sede di attività socio-culturali.

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica 

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