Dal 25 febbraio al 13 giugno un viaggio fotografico nel vuoto della pandemia

Un'Italia in-attesa tra gli inediti spazi di Palazzo Barberini

Allestimento della mostra "Italia-in attesa" a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli
 

Samantha De Martin

24/02/2021

Roma - Nella “stanza del leone”, che al tempo del giovane cardinale Antonio Barberini accoglieva uno degli animali esotici allevati a Palazzo, divenuta, nel Novecento, la cucina del Circolo Ufficiali delle Forze Armate, la riflessione sul tempo di dodici fotografi contemporanei si fa più intima e inattesa.
Parte da questo ambiente, aperto per la prima volta al pubblico, o meglio dalla vicina Sala delle Colonne, la bella “mostra diffusa” tra le sale di Palazzo Barberini, a cura di Margherita Guccione, Carlo Birrozzi e Flaminia Gennari Santori, che, da domani, giovedì 25 febbraio, fino al prossimo 13 giugno, accompagnerà i visitatori attraverso alcuni ambienti inediti del museo romano, in dialogo, con le sue straordinarie collezioni, con la fotografia contemporanea.

I dodici artisti in mostra - Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr, George Tatge - sono stati selezionati da un comitato scientifico presieduto da Margherita Guccione, direttore MAXXI Architettura, tra alcuni fotografi italiani incaricati dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea con l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione e le Gallerie Nazionali di Arte Antica di raccontare il vuoto e la sospensione nella vita ordinaria durante la pandemia.

I lavori di tutti gli artisti sono stati realizzati tra aprile e maggio, durante le ultime due settimane di lockdown.


Allestimento della mostra "Italia-in attesa" a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli

La fotografia contemporanea dialoga con un Palazzo Barberini mai visto

Un’Italia in-attesa - questo il titolo della mostra - come inattesa diventa la scoperta di alcune sale, che per la prima volta si svelano al pubblico, guida il visitatore in un percorso che invita ad attraversare l’intero Palazzo Barberini, compiendo un viaggio nel viaggio.

Nella Sala delle Colonne - che nel Seicento fu biblioteca e stanza delle antichità di Casa Berbarini - Olivo Barbieri e Guido Guidi si confrontano con il tema della stanza e della prossimità, uno spazio chiuso che si dilata verso l’esterno. Il primo sceglie di immortalare alcuni, insoliti, microdettagli della Camera degli Sposi di Mantegna, un indice puntato, due mani che si incrociano. Il secondo avvicina il nostro sguardo agli spazi nei pressi della propria abitazione.

La scoperta di un Italia in-attesa prosegue nelle ex cucine novecentesche, dove dal 1934 si insediarono i fornelli del Circolo Ufficiali delle Forze Armate. Qui Mario Cresci rivolge lo sguardo ora al micro-mondo costituito dalla sua casa di Bergamo - città tra le più colpite dalla pandemia - ora a quello esterno, rappresentato da strade e piazze deserte. In questo contesto “ai domiciliari” Cresci ha iniziato a realizzare brevi video nei quali ogni oggetto prescelto ha preso vita attraverso un movimento indotto, come un guscio d’uovo che, mosso dal fiato del fotografo, rimanda alla navigazione di una barca priva di rotta. Nella stessa sala, Allegra Martin sbircia tra alcuni capolavori e luoghi emblematici di Milano, come il solitario Cenacolo di Leonardo o il Piccolo Teatro Grassi privo di pubblico.

Se Francesco Jodice trasferisce il viaggio fisico su un piano mentale e virtuale, compiendo un reportage, direttamente dal divano di casa e mediante immagini satellitari, attraverso quattro architetture simbolo della cultura italiana storica e contemporanea, dal complesso residenziale romano di Corviale al quartiere milanese di Gallaratese, passando per il Colosseo, Silvia Camporesi porta il visitatore nella sua Romagna metafisica, tra spiagge e boschi sospesi.
Visionarie le immagini di Antonio Biasiucci che trasforma i ceppi degli alberi in forme antropomorfe, soggetti archetipici che rimandano alla circolarità del tempo. Stranianti le vedute todine di George Tatge dove un’Umbria smarrita si alimenta del suo stesso silenzio tra sole e nuvole.


Silvia Camporesi, Piazza Garibaldi, Lugo (Ra), 30 aprile 2020 

Dai Paesaggi dei Barberini alle vedute montane di Walter Niedermayr

Nel salone del piano nobile di palazzo Barberini, il monumentale Trionfo della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona guida lo sguardo dall’alto della volta all’orizzonte tracciato da Paola De Petri nella Sala Ovale, dove i paesaggi onirici di Rimini e Venezia si confrontano con l’architettura astratta progettata da Gian Lorenzo Bernini nel 1633.

Invita a una sosta più lunga la vicina Sala dei Paesaggi, dove, in un allestimento ben pensato e naturale, le vedute dipinte della campagna romana, paesaggi reali della memoria Barberini, dialogano con la magia assorta del lago di Braies immortalato da Walter Niedermayr, lontano dal brulicante turismo di massa.

La Serra, tra una Roma incantata e i suoni di una notte sospesa

In attesa di accogliere la caffetteria di Palazzo Barberini - questa l’altra novità dal museo romano - la Serra, restituita per l’occasione alla fruizione del pubblico, brilla della luce di una Roma incantata negli scatti di Andrea Jemolo. Ripercorrendo, con Ilaria Ferretti, alcuni centri storici danneggiati dal terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016, ritroviamo, a fine percorso, tracce di vita solo nel movimento delle ombre e nella rassicurante persistenza della natura.
Basta puntare la fotocamera dello smartphone sul codice QR accanto ad alcuni scatti di Ferretti per ascoltare i suoni che la fotografa ha avuto modo di percepire mentre immortalava un nido (esposto in mostra). E penetriamo anche noi, con lei, in questa atmosfera ferma, abitata da un cane che abbaia, dal verso dell’assiolo, dal fruscio della notte.


Allestimento della mostra "Italia-in attesa" a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli

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