A settembre un grande omaggio al maestro per i 500 anni dalla nascita

Da Venezia a Washington nel segno di Tintoretto

Jacopo Tintoretto, Conversione di san Paolo, Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection 1961.9.43
 

Samantha De Martin

06/07/2018

Venezia - La mano sublime che ha consegnato Venezia agli occhi del mondo, segnandola con l’indelebile firma del suo inconfondibile genio, torna in laguna - prima di volare oltreoceano - per essere celebrata, con una grande mostra, a 500 anni dalla nascita del celebre maestro.
Punto focale dell’iniziativa Tintoretto 500 - che a partire da settembre omaggia il più veneziano tra gli artisti del Rinascimento - è l’imponente progetto espositivo che fin dal 2015 la Fondazione Musei Civici di Venezia ha sviluppato con la National Gallery of Art di Washington e che ha trovato la piena collaborazione delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

Il frutto di questo lungo lavoro, a 80 anni dall’ultima mostra dedicata in città al genio della luce e della prospettiva, è una straordinaria monografica su Tintoretto, Tintoretto 1519 - 1594, a Palazzo Ducale, nell’Appartamento del Doge, dal 7 settembre 2018 al 6 gennaio 2019, incentrata sul periodo più fecondo della sua arte, dalla piena affermazione, verso metà degli anni Quaranta del Cinquecento, fino agli ultimi lavori.

Lungo il percorso espositivo di Palazzo Ducale - a cura di Robert Echols e Frederick Ilchman, con la direzione scientifica di Gabriella Belli - correranno 70 dipinti del maestro e un nucleo raro di disegni. Prestiti eccezionali giungeranno dai musei italiani e da quelli di Londra - dalla National Gallery al Victoria and Albert Museum - ma anche da Parigi, Gent, Lione, Dresda, Otterlo, Praga, Rotterdam. E se dal Prado di Madrid arriveranno cinque opere straordinarie, tra le quali Giuseppe e la moglie di Putifarre, Giuditta e Oloferne e Il ratto di Elena, con i suoi oltre tre metri di lunghezza, il Kunsthistorisches Museum di Vienna presterà Susanna e i vecchioni, celebre e fascinoso capolavoro del 1555-1556.

Contemporaneamente, le Gallerie dell’Accademia celebreranno un giovane Tintoretto attraverso i capolavori del primo decennio di attività, durante il contesto fecondo in cui il maestro avviò il suo percorso artistico. Curata da Roberta Battaglia, Paola Marini, Vittoria Romani, la retrospettiva Il giovane Tintoretto ripercorre, attraverso una sessantina di opere, il primo decennio di attività del pittore veneziano, dal 1538 - anno in cui è documentata un’attività indipendente di Jacopo Robusti a San Geremia - al 1548, annus mirabilis grazie al clamoroso successo della sua prima opera di impegno pubblico, il Miracolo dello schiavo, per la Scuola Grande di San Marco, oggi fiore all’occhiello delle Gallerie dell’Accademia.

La Conversione di San Paolo della National Gallery of Art di Washington e l’Apollo e Marsia di Hartford, esposti ora per la prima volta in Italia, affiancheranno il Cristo tra i dottori della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, la Cena in Emmaus di Budapest e i soffitti provenienti da Palazzo Pisani a Venezia, ora alle Gallerie Estensi di Modena.
Ventisei dipinti eccezionali saranno esposti assieme alle opere delle collazione permanente del museo, proposte all’interno di una nuova prospettiva e affiancate a prestiti provenienti dalle più importanti istituzioni pubbliche e private del mondo, dal Louvre di Parigi alla National Gallery di Washington, dal Museo del Prado di Madrid agli Uffizi di Firenze, dalla Galleria Borghese di Roma al Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Dipanandosi attraverso quattro sezioni, disposte in ordine cronologico, il percorso indaga quel periodo tuttora fortemente dibattuto della formazione di Tintoretto, non facilmente riconducibile a una bottega o a una personalità individuata, mettendolo in relazione con il contesto artistico e culturale veneziano degli Trenta e Quaranta del Cinquecento.
Al visitatore sarà illustrato in che modo Jacopo Robusti abbia acquisito e trasformato i propri modelli per sviluppare uno stile drammatico e rivoluzionario, accogliendo le suggestioni ricevute da Tiziano, Pordenone, Bonifacio de’ Pitati, Paris Bordon, Francesco Salviati, Giorgio Vasari, Jacopo Sansovino, anch’essi presenti in mostra con opere significative.

Accanto ai capolavori del maestro si potranno ammirare i dipinti e le sculture di artisti della generazione di Tintoretto che lavorarono nello stesso ambiente, da Andrea Schiavone a Bartolomeo Ammannati.
Ad accompagnare la mostra sarà un volume edito da Marsilio Electa, con saggi di Robert Echols e Frederick Ilchman, Vittoria Romani, Roberta Battaglia, Paola Marini, Paolo Procaccioli e Luciano Pezzolo. 

Tra gli appuntamenti, i convegni, le iniziative editoriali che omaggeranno in laguna il genio di Jacopo Robusti, spiccano quelli della Scuola Grande di San Rocco, uno dei siti cardine dell’attività del maestro, custode di cicli pittorici imponenti, e la Curia Patriarcale, con le molte chiese che ancora oggi conservano le preziose opere.

Grazie al supporto di Save Venice Inc. - il comitato che in questi due anni ha sostenuto l’esame scientifico e il restauro dei bel 18 dipinti presenti in città e della tomba del maestro - il pubblico potrà finalmente ammirare i lavori del pittore nel loro splendore, all’interno delle mostre o nel percorso cittadino appositamente predisposto dalla Fondazione Musei Civici di Venezia in la collaborazione con la Curia Patriarcale.

La celebrazione del pittore veneziano proseguirà poi oltreoceano, al museo di Washington, dove, a partire dal 10 marzo 2019, la figura e l’arte del maestro saranno, per la prima volta negli Stati Uniti, al centro di un percorso che prende le mosse dal nucleo espositivo di Palazzo Ducale.


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