Skylines over me di Pietro Broggini. Una città che cambia. Milano

Skylines over me di Pietro Broggini. Una città che cambia. Milano

 

Dal 13 Gennaio 2014 al 24 Gennaio 2014

Milano

Luogo: Atahotel Executive

Indirizzo: viale Don Luigi Sturzo 45

Curatori: Cristina Gilda Artese

Enti promotori:

  • Hines
  • Fondazione AEM
  • ATAHotel
  • Camera della Moda
  • Fondazione Colombo
  • Regione Lombardia
  • Provincia di Milano
  • Comune di Milano

Telefono per informazioni: +39 02 58307551/ 392 9020133

E-Mail info: segreteria.arsprima@gmail.com

Sito ufficiale: http://www.arsprima.it


Una città in continuo divenire, sempre più moderna e internazionale, vista attraverso i suoi giochi di luce e lo skyline dei nuovi grattacieli. Questa la metropoli secondo Pietro Broggini, nome d’arte di Raffaele Lino, manager immobiliare, fotografo per passione, prematuramente scomparso la scorsa estate. Una mostra vuole oggi ricordarlo attraverso i suoi scatti più significativi di scenari urbani che cambiano, tra moda, architettura, emozione. “Skylines over me”, organizzata dall’associazione Arsprima, è in programma dal 13 al 24 gennaio 2014 presso l’Atahotel Executive, con il patrocinio della Camera della Moda e del Comune di Francoforte, città in cui Pietro Broggini ha trovato una seconda casa.
Skylines over me” è stata inserita nel calendario milanese della Moda Uomo (11 – 14 gennaio), a ricordo dell’indagine condotta da Pietro Broggini sulla moda quale fattore attrattivo di una città capace di essere motore del cambiamento.
Francoforte e Milano. La residenza lavorativa di Pietro Broggini e quella artistica. Il paragone tra due città apparentemente diverse, ma in realtà sempre più simili, è il punto focale di questa personale. Ad accomunare i due scenari urbani si pongono i grattacieli di Heines, elementi fondanti nella vita dell’artista. Pietro Broggini si occupava infatti di finanza immobiliare, e proprio Heines è stato il suo primo datore di lavoro a Francoforte, dove ha seguito lo sviluppo della torre della Helaba Bank, il cui modello è ospitato al Museo d’architettura della città tedesca.
Ma Pietro Broggini, a fianco della sua principale attività, amava dedicarsi con passione alla fotografia digitale, che considerava lo strumento per esprimere emozioni e sentimenti. Non solo, Pietro era un artista che utilizzava la luce per mutare i luoghi in paesaggi onirici, espressione visiva di stati emotivi, e usava la fotografia per rappresentare sentimenti nati dall’interpretazione degli effetti di luce quale causa delle mutazioni intervenute.
Un concept ben visibile in alcune sue foto, come ad esempio in “Alla ricerca della mia ombra”, oppure “In presenza”, dove le immagini sembrano speculari ma sono di fatto diverse per la presenza di un particolare (un’ombra), che rende impossibile considerarle riflesse.
Paesaggio urbano, architettura, luce sono i tre elementi fondamentali che compongono le immagini di Pietro Broggini, fotografo sensibile e attento alle sfumature cromatiche e alle intensità luminose che gli si presentano di fronte allo sguardo – dice il critico Alessandro Trabucco -. Con il proprio apparecchio fotografico ha realizzato immagini di particolare suggestione, inquadrature che documentano una città quasi sempre deserta, o meglio abitata da strutture architettoniche che diventano una sorta di ritratto introspettivo dell’artista stesso, attraverso le quali esprimere una partecipazione emotiva ed empatica ad atmosfere allo stesso tempo nitide e rarefatte, come i sentimenti umani, specchio di riflessioni gioiose e dolorose, trovando nel mondo esterno un riferimento visivo vivo, attivo e sempre in contatto con le profondità intime dell’animo umano”.
L’interesse di Pietro Broggini per il tema della mutazione e della metamorfosi è nato dalle sue esperienze di vita a contatto con una città cosmopolita e oggetto di fortissimi cambiamenti quale Francoforte – dice Cristina Gilda Artese, presidente di Arsprima e amica fraterna dell’artista -. In questo senso lo spazio e il contesto non sono altro che metafora per l’artista dell’anima dell’uomo e delle sue trasformazioni. Lo spazio diventa in qualche modo simbolo, uno specchio riflesso dell’anima stessa dell’artista”.


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