Il giardino dei corpi

Piotr Nathan, Antje Majewski. Il giardino dei corpi
Dal 17 Novembre 2012 al 22 Dicembre 2012
Firenze
Luogo: Villa Romana
Indirizzo: via Senese 68
Orari: da martedì a venerdì 14-18 e su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 055 221654
E-Mail info: office@villaromana.org
Sito ufficiale: http://www.villaromana.org/front_content.php?idcat=2&lang=1
Gli artisti Antje Majewski e Piotr Nathan vivono a Berlino. Entrambi portano avanti una pittura figurativa che assume, per combinazione di temi e scelta di oggetti, tratti magici e surreali: le figure sembrano emergere da forme schematiche, oppure si raggruppano in improbabili incontri. Oltre a questo aspetto piuttosto esteriore, le loro opere sono accomunate anche da un altro livello, che ha a che fare con i concetti di “dono” e “dedizione”.
Nell’opera di Antje Majewski, nata a Marl nel 1968, il quadro assume una sorta di status intermedio tra oggetto e narrazione/contesto. Si tratta di trasferire oggetti e significati nella pittura, e poi di riportarli indietro dal quadro a uno scenario utopico. Per diversi anni, Antje Majewski ha indagato a fondo il contenuto mondano di sette oggetti (si veda la mostra “Die Gimel-Welt. Wie Objekte zum Sprechen kommen” - “Il mondo di Gimel. Come far parlare gli oggetti” Kunsthaus Graz, 2011), ricercandone significato e possibilità d’uso in diversi continenti e trasferendo poi i risultati in quadri e video. Ora l’artista espone a Villa Romana due nuovi cicli di pitture: le “Elfenbeintürme” (“torri d’avorio”) introducono nell’ambiente delle tele/steli, che sembrano assurde sentinelle. L’ispirazione per questo soggetto le viene dalle sovradimensionate, fantastiche immagini delle sculture miniate del 16 secolo. Al contrario, nella serie "Werkzeuge" (“Utensili”) ha conferito a banali strumenti di lavoro artigianale la dignità di icone pittoriche.
Piotr Nathan (nato a Danzica nel 1956) si dedica ormai da anni all'opera di Jacopo da Pontormo e ai suoi studi grafici del corpo umano. Per Nathan, questi studi riflettono il soggetto che egli stesso predilige: la rappresentazione del corpo umano/corpo maschile nel fragile equilibrio tra "pleasure" (desiderio) e "power" (potere), trasgressione e sottomissione. Oltre all’“Ercole”, un dipinto ironico e sovversivo di grande formato, la mostra presenta una serie di delicati disegni ispirati a Pontormo, insieme a un disegno murale realizzato in loco, la cui esistenza e visibilità sarà limitata nel tempo. Nathan ha realizzato in varie gallerie degli analoghi disegni murali, interpretabili come traccia o segno del suo stesso corpo, nonché come frammentarie dediche a un soggetto. Tutta l’opera grafica di Piotr Nathan è attraversata da domande sulla natura interiore ed esteriore dell’uomo, da attimi di poesia e abisso.
Il titolo della mostra, “Il giardino dei corpi”, è stato scelto insieme dai due artisti; richiama l’ambivalenza di concetti come bellezza e utilità, cultura e culto, vita e caducità, forma e sfrenatezza. Antje Majewski e Piotr Nathan espongono (rispettivamente dagli anni ’80 e dagli anni ’90) in gallerie internazionali: Nathan ha presentato le sue opere, tra l’altro, nelle gallerie Kunst Werke di Berlino (1992), Whitechapel Gallery di Londra (1993), Haus der Kunst di Monaco (2001), Nationalgalerie im Hamburger Bahnhof di Berlino (2002); Antje Majewski ha esposto tra l’altro presso il Malmö Kunstmuseet (1995), lo Städtisches Museum Abteiberg di Mönchengladbach (1998), la Kunsthalle di Basilea (1999), la Generali Foundation di Vienna (2004) e il Salzburger Kunstverein (2012).
Nell’opera di Antje Majewski, nata a Marl nel 1968, il quadro assume una sorta di status intermedio tra oggetto e narrazione/contesto. Si tratta di trasferire oggetti e significati nella pittura, e poi di riportarli indietro dal quadro a uno scenario utopico. Per diversi anni, Antje Majewski ha indagato a fondo il contenuto mondano di sette oggetti (si veda la mostra “Die Gimel-Welt. Wie Objekte zum Sprechen kommen” - “Il mondo di Gimel. Come far parlare gli oggetti” Kunsthaus Graz, 2011), ricercandone significato e possibilità d’uso in diversi continenti e trasferendo poi i risultati in quadri e video. Ora l’artista espone a Villa Romana due nuovi cicli di pitture: le “Elfenbeintürme” (“torri d’avorio”) introducono nell’ambiente delle tele/steli, che sembrano assurde sentinelle. L’ispirazione per questo soggetto le viene dalle sovradimensionate, fantastiche immagini delle sculture miniate del 16 secolo. Al contrario, nella serie "Werkzeuge" (“Utensili”) ha conferito a banali strumenti di lavoro artigianale la dignità di icone pittoriche.
Piotr Nathan (nato a Danzica nel 1956) si dedica ormai da anni all'opera di Jacopo da Pontormo e ai suoi studi grafici del corpo umano. Per Nathan, questi studi riflettono il soggetto che egli stesso predilige: la rappresentazione del corpo umano/corpo maschile nel fragile equilibrio tra "pleasure" (desiderio) e "power" (potere), trasgressione e sottomissione. Oltre all’“Ercole”, un dipinto ironico e sovversivo di grande formato, la mostra presenta una serie di delicati disegni ispirati a Pontormo, insieme a un disegno murale realizzato in loco, la cui esistenza e visibilità sarà limitata nel tempo. Nathan ha realizzato in varie gallerie degli analoghi disegni murali, interpretabili come traccia o segno del suo stesso corpo, nonché come frammentarie dediche a un soggetto. Tutta l’opera grafica di Piotr Nathan è attraversata da domande sulla natura interiore ed esteriore dell’uomo, da attimi di poesia e abisso.
Il titolo della mostra, “Il giardino dei corpi”, è stato scelto insieme dai due artisti; richiama l’ambivalenza di concetti come bellezza e utilità, cultura e culto, vita e caducità, forma e sfrenatezza. Antje Majewski e Piotr Nathan espongono (rispettivamente dagli anni ’80 e dagli anni ’90) in gallerie internazionali: Nathan ha presentato le sue opere, tra l’altro, nelle gallerie Kunst Werke di Berlino (1992), Whitechapel Gallery di Londra (1993), Haus der Kunst di Monaco (2001), Nationalgalerie im Hamburger Bahnhof di Berlino (2002); Antje Majewski ha esposto tra l’altro presso il Malmö Kunstmuseet (1995), lo Städtisches Museum Abteiberg di Mönchengladbach (1998), la Kunsthalle di Basilea (1999), la Generali Foundation di Vienna (2004) e il Salzburger Kunstverein (2012).
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