A Firenze dal 10 marzo al 23 luglio
Il Rinascimento Elettronico di Bill Viola
![](http://www.arte.it/foto/600x450/01/61179-5_1-Emergence.jpg)
Courtesy Bill Viola Studio |
Francesca Grego
09/03/2017
Firenze - Con Bill Viola. Rinascimento Elettronico, a Palazzo Strozzi dal 10 marzo al 23 luglio, il mago della videoarte ritrova Firenze, punto di partenza del suo brillante percorso artistico ed eterna fonte d’ispirazione.
Ne ha fatta di strada da quando, nel ‘74 approdò al pionieristico laboratorio Art/Tapes/22 di Maria Gloria Conti Bicocchi: il geniale “tecnico americano”, come lo chiamavano affettuosamente amici e colleghi, è ora un raffinato “pittore elettronico”, ma il cuore della sua opera risiede nei capolavori conosciuti proprio in terra toscana.
Con una selezione di 23 installazioni, l’ampia retrospettiva a cura di Arturo Galansino e Kira Perov (direttore esecutivo del Viola Studio e moglie di Bill) è la mostra più completa mai realizzata sull’artista. Dai lavori sperimentali degli anni Settanta, rappresentati dagli emozionanti Eclipse e Il Vapore alla Strozzina, a progetti sempre più complessi e ambiziosi, in cui il connubio fra tecnologie cinematografiche all’avanguardia e spunti dalla grande arte del passato dà vita a intense esperienze di immersione sensoriale.
Spazio, immagini e suoni trasportano il visitatore in una dimensione parallela fuori dalle contingenze del tempo, per un contatto catartico con l’essenza dei propri sentimenti, passioni, paure che ha il potere di curare l’anima.
Fra le peculiarità della mostra, il confronto diretto di video e installazioni con i capolavori toscani che colpirono l’immaginazione di Viola.
Ecco dunque l’incontro di tre donne in The Greeting, punto di svolta nella carriera dell’artista, accostato alla Visitazione di Pontormo, in assoluto il maestro favorito. Ma anche l’esperienza di morte e rinascita di Emerging insieme alla Pietà di Masolino da Panicale, la vanitas contemporanea di Man/Woman con l’Adamo ed Eva di Lucas Cranach, la spettacolare esplosione d’acqua di Deluge con l’affresco del Diluvio di Paolo Uccello e l’imponente The Path, ispirato ai cicli di Giotto e alla novella del Decameron Nastagio degli Onesti dipinta da Botticelli.
Racconta Viola a proposito del suo primo soggiorno fiorentino: “Dopo una visita agli Uffizi sentivo fortemente che i musei erano stati creati per l’arte e non l’arte creata per i musei, come accadeva nella scena contemporanea che avevo lasciato a New York. Inoltre, molte opere medievali e rinascimentali che avevo visto in quei primi mesi a Firenze non erano neanche nei musei. Erano nella comunità, in luoghi pubblici – cattedrali, chiese, cappelle, corti, monumenti, uffici municipali, piazze e facciate di palazzi – e, di più, molte opere erano nei luoghi per i quali erano state commissionate cinquecento anni prima. (…) Avevo capito presto che qui la storia era veramente parte del presente.”
Anche le sue opere escono da Palazzo Strozzi per distribuirsi nel tessuto sociale e artistico della città, incontrando altri grandi maestri locali: a Santa Maria Novella The Tempest si ricongiunge agli affreschi del Chiostro Verde, al Museo dell’Opera del Duomo Acceptance e Observance dialogano con la Maddalena Penitente di Donatello e la Pietà Bandini di Michelangelo, mentre agli Uffizi si può ammirare un Self-Portrait entrato qualche anno fa nella prestigiosa collezione del Museo.
Ne ha fatta di strada da quando, nel ‘74 approdò al pionieristico laboratorio Art/Tapes/22 di Maria Gloria Conti Bicocchi: il geniale “tecnico americano”, come lo chiamavano affettuosamente amici e colleghi, è ora un raffinato “pittore elettronico”, ma il cuore della sua opera risiede nei capolavori conosciuti proprio in terra toscana.
Con una selezione di 23 installazioni, l’ampia retrospettiva a cura di Arturo Galansino e Kira Perov (direttore esecutivo del Viola Studio e moglie di Bill) è la mostra più completa mai realizzata sull’artista. Dai lavori sperimentali degli anni Settanta, rappresentati dagli emozionanti Eclipse e Il Vapore alla Strozzina, a progetti sempre più complessi e ambiziosi, in cui il connubio fra tecnologie cinematografiche all’avanguardia e spunti dalla grande arte del passato dà vita a intense esperienze di immersione sensoriale.
Spazio, immagini e suoni trasportano il visitatore in una dimensione parallela fuori dalle contingenze del tempo, per un contatto catartico con l’essenza dei propri sentimenti, passioni, paure che ha il potere di curare l’anima.
Fra le peculiarità della mostra, il confronto diretto di video e installazioni con i capolavori toscani che colpirono l’immaginazione di Viola.
Ecco dunque l’incontro di tre donne in The Greeting, punto di svolta nella carriera dell’artista, accostato alla Visitazione di Pontormo, in assoluto il maestro favorito. Ma anche l’esperienza di morte e rinascita di Emerging insieme alla Pietà di Masolino da Panicale, la vanitas contemporanea di Man/Woman con l’Adamo ed Eva di Lucas Cranach, la spettacolare esplosione d’acqua di Deluge con l’affresco del Diluvio di Paolo Uccello e l’imponente The Path, ispirato ai cicli di Giotto e alla novella del Decameron Nastagio degli Onesti dipinta da Botticelli.
Racconta Viola a proposito del suo primo soggiorno fiorentino: “Dopo una visita agli Uffizi sentivo fortemente che i musei erano stati creati per l’arte e non l’arte creata per i musei, come accadeva nella scena contemporanea che avevo lasciato a New York. Inoltre, molte opere medievali e rinascimentali che avevo visto in quei primi mesi a Firenze non erano neanche nei musei. Erano nella comunità, in luoghi pubblici – cattedrali, chiese, cappelle, corti, monumenti, uffici municipali, piazze e facciate di palazzi – e, di più, molte opere erano nei luoghi per i quali erano state commissionate cinquecento anni prima. (…) Avevo capito presto che qui la storia era veramente parte del presente.”
Anche le sue opere escono da Palazzo Strozzi per distribuirsi nel tessuto sociale e artistico della città, incontrando altri grandi maestri locali: a Santa Maria Novella The Tempest si ricongiunge agli affreschi del Chiostro Verde, al Museo dell’Opera del Duomo Acceptance e Observance dialogano con la Maddalena Penitente di Donatello e la Pietà Bandini di Michelangelo, mentre agli Uffizi si può ammirare un Self-Portrait entrato qualche anno fa nella prestigiosa collezione del Museo.
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