Passeggiata nei Musei del Papa con la direttrice Barbara Jatta

Una nuova illuminazione, visite by night e due capolavori che svelano l'ultimo Raffaello: riaprono i Musei Vaticani

Musei Vaticani, 2 giugno 2020 | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it
 

Samantha De Martin

03/06/2020

Uno strano scherzo del destino vuole che, nell’anno dei grandi festeggiamenti dedicati a Raffaello, e purtroppo oscurati dalla pandemia da coronavirus, sia ancora una volta l’Urbinate a regalare al mondo una sorpresa da togliere il fiato.
Scartare questo regalo in anteprima, nelle sale ancora semi-deserte dei Musei Vaticani, percorse da molte famiglie e bambini con il naso all’insù, costituisce poi un’emozione doppia, che, in un 2 giugno assolato, dentro una Roma pronta a ripartire, alleggerisce l’anima e fa volare gli occhi, cullandoli dalla Sala VIII della Pinacoteca, bellissima nel suo nuovo allestimento, ad una silenziosa Cappella Sistina.

Di fronte al busto di Papa Pio XI - il pontefice che all’indomani dei Patti Lateranensi volle aprire i Musei Vaticani con l’intento di condividere le collezioni, rendendo per la prima volta accessibili capolavori prima riservati solo a politici e diplomatici - la direttrice dei Musei papali, Barbara Jatta, ci accoglie, radiosa. È lei ad accompagnarci, in questo secondo giorno di apertura, alla scoperta delle ultime novità.


Musei Vaticani, 2 giugno 2020 | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it

«Sono giorni di grande festa per tutti - commenta -. La risposta del pubblico è un segno di ripartenza e di speranza dopo mesi difficili. Oggi (2 giugno ndr) sono attesi 3200 visitatori, il giorno della riapertura erano 1600. In questo periodo il pubblico avrà la possibilità di apprezzare le Collezioni come raramente capita. I Musei Vaticani continuano così la loro missione di portare avanti valori di fede importanti grazie alla loro universalità. Come dice papa Francesco, ogni visitatore deve trovare qui parte delle sue radici».

Non manca tuttavia l'amarezza, al cospetto dei tanti appuntamenti dedicati a Raffaello, rimandati a causa della pandemia, tra i quali un importante convegno internazionale che si sarebbe dovuto tenere ad aprile.
«Ma va bene così - dice Jatta -. In autunno speriamo di riuscire a organizzare un altro appuntamento dedicato all'Urbinate».

Guardando i corridoi, le sale che iniziano lentamente a riempirsi di ospiti, proviamo a immaginare il silenzio assoluto che doveva regnare durante il lockdown.
«Durante la chiusura - spiega la direttrice - venivo tutti i giorni. Nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia i Musei Vaticani non si sono mai fermati, continuando a portare avanti innumerevoli attività, come la conclusione del restauro di tre pareti della Sala di Costantino».


Al cospetto della Trasfigurazione di Raffaello, Musei Vaticani, 2 giugno 2020 | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it

La nuova luce della Sala VIII e le cornici “ritrovate” di Raffaello
Raggiungiamo una delle Sale probabilmente più emozionanti dei Musei del Papa. La Sala VIII della Pinacoteca Vaticana, completamente rinnovata, toglie il fiato con i celebri dipinti di Raffaello - la Pala Oddi, la Madonna di Foligno e la Trasfigurazione - nuovamente insieme dopo il restauro che ha restituito nuova luce alle cromie originali del capolavoro raffigurante l'Incoronazione della Vergine. Una sofisticata illuminazione permette adesso di apprezzare i dipinti su tavola e i celebri arazzi come mai prima d'ora.

«Quando si entrava in questa Sala - commenta Barbara Jatta - il visitatore era focalizzato alle tre Pale e tralasciava gli arazzi, mentre questa nuova illuminazione li valorizza molto».

Visitare la Sala di prima mattina, con pochissimi visitatori, suscita un’emozione unica. I sontuosi arazzi raffaelleschi con gli Atti degli Apostoli, abilmente restaurati, ed esposti a febbraio nella Cappella Sistina, dopo 400 anni, dialogano con i tre dipinti dell’Urbinate, inquadrati dalle "ritrovate" cornici dorate”. Barbara Jatta racconta la storia della loro scoperta.

«Due anni fa, durante un sopralluogo in uno dei depositi dei Musei Vaticani, ho notato una grande cassa impolverata con scritto "cornici di Raffaello”. Qualche settimana più tardi i restauratori del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei l’hanno aperta rinvenendovi le aste di alcune cornici, di legno di cirmolo stagionato e a foglia d'oro, che abbiamo subito identificato come appartenenti ai celebri dipinti di Raffaello della Pinacoteca Vaticana: la Pala Oddi, la Madonna di Foligno e la Trasfigurazione. La storia di queste cornici "ritrovate" ci ha consentito di risalire anche alle vicende dei Musei Vaticani degli ultimi duecentocinquant'anni». Nonché alle vicessitudini delle opere e delle cornici dell’Urbinate: dalla loro esposizione nella Sala Bologna all'epoca di Papa Pio IX, allo spostamento nella nuova Pinacoteca di Pio X, neI 1909, fino alla nuovissima Pinacoteca che Luca Beltrami concepì per Pio XI, quando le cornici dorate furono eliminate e sostituite con pesanti inquadramenti di legno di noce scuro. Tuttavia, alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, considerate troppo pesanti, si decise di rimuoverle, lasciando le tre pale prive di cornice. Così si potevano ammirare prima del lockdown.

«Le cornici della Trasfigurazione e della Madonna di Foligno - prosegue Jatta - vennero realizzate o aggiustate intorno al 1820, a seguito del loro rientro canoviano in Vaticano. Abbiamo testimonianza dei pagamenti per la realizzazione della cornice dorata della prima opera e di lavori di doratura "a oro buono” per la seconda».


Una visitatrice fotografa i modelli preparatori in creta mista a paglia su armatura in ferro e vimini per le figure bronzee della Cattedra di San Pietro di Gian Lorenzo Bernini, Musei Vaticani, 2 giugno 2020 | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it

L’ "ultimo" Raffaello nella Sala di Costantino
Dalla Sala VIII ci dirigiamo verso la Sala di Costantino, con una breve tappa al cospetto del modello preparatorio dell'Angelo in terra cruda e paglia per la fusione in bronzo, realizzato da Gian Lorenzo Bernini. La direttrice fa aprire una finestra e il viso della scultura si illumina, mentre gli occhi si perdono nel verde brillante dei Giardini.
Ancora pochi passi. Ed ecco le Stanze di Raffaello, l’Incendio di Borgo, la Stanza della Segnatura, con Platone e Aristotele a dare il benvenuto, e ancora la Stanza di Eliodoro, e quella di Costantino, la quarta e la più grande delle ‘Stanze’ di Papa Giulio II, commissionata nel 1519 da Leone X Medici e portata a termine dall’allievo Giulio Romano e da altri collaboratori per la prematura scomparsa di Raffaello.

«Lo scorso 13 maggio, dopo cinque anni di lavoro, sono state liberate dalle impalcature le pareti relative ai primi tre episodi del ciclo (Visione della Croce, Battaglia di Ponte Milvio, Battesimo di Costantino) - spiega Fabio Piacentini responsabile capo ponte -. Tuttavia, in questi anni, la Sala è sempre rimasta aperta ai visitatori, nonostante la presenza dei ponteggi”.

Il delicatissimo lavoro, sotto la direzione scientifica di Guido Cornini, è stato eseguito dal Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani coordinato da Francesca Persegati e con il supporto scientifico del Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione ed il Restauro dei Musei Vaticani.


Sala di Costantino, Iustitia, Particolare dopo il restauro, Musei Vaticani, 2 giugno 2020 | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it

Ad attirare l’attenzione - anche quella della piccola Maria, letteralmente rapita dalla parete con la Battaglia combattuta tra Costantino I e Massenzio (mentre suo fratello dice di preferire di gran lunga la Galleria delle Carte Geografiche) è la grazia di Iustitia e, poco distante, quella della Comitas. La leggerezza trasparente dei colori cangianti isolano queste figure a olio - le uniche della Stanza a essere realizzate con questa tecnica - conferendo ai due soggetti allegorici una bellezza rara. È Guido Cornini, responsabile scientifico del Dipartimento delle Arti dei Musei Vaticani, a raccontarci la storia di questo “ultimo” Raffaello, riscoperto solo di recente, grazie al restauro.

«Tra l’autunno 1518 e la primavera 1519, Papa Leone X aveva incaricato l’Urbinate di decorare anche questa sala trecentesca, l’ultima a essere affrescata dall’Urbinate, utilizzata per i concistori, ma anche come sede del collegio cardinalizio o per accogliere le ambascerie ufficiali. Raffaello inizia a fare i disegni della decorazione. È molto probabilmente lui a realizzare “due figure per mostra”, come ci suggerisce il Vasari, nella nuova tecnica a olio su muro che il Maestro voleva sperimentare. Avrebbe pertanto realizzato le due allegorie, la Comitas e la Iustitia, l’una collocata verso la parte privata della Sala, l’altra in direzione di quella pubblica. A dire il vero, il progetto dell’Urbinate era quello di realizzare l’intera sala a olio, portando avanti un’idea geniale, una vera sfida. D’altra parte, oltre a essere un grande artista, Raffaello era anche un abile tecnico che osava pensare in grande. Ma purtroppo l’idea fu abbandonata, dopo la sua morte, dagli allievi, che non furono in grado di portare avanti la tecnica intrapresa dal Maestro».

Il lungo e complesso restauro appena concluso, l’attento esame dello stile, unito alla narrazione delle fonti storiche ed ai risultati delle analisi scientifiche, ha permesso di attribuire al Divin Pittore la paternità delle due figure allegoriche.

La Cappella Sistina e il suo silenzio
In una manciata di passi raggiungiamo la Cappella Sistina. I pochi visitatori, con mascherina e audioguida, osservano la volta, illuminata soltanto dalle finestre e da un lieve rinforzo di luce artificiale. L’atmosfera è intima, il mondo, per pochi istanti, rimane fuori. Non si possono scattare fotografie e nemmeno girare video. Restiamo alcuni minuti storditi, poi torniamo a ripercorrere corridoi e sale, facendo il pieno di bellezza.


Il secondo giorno di apertura dei Musei vaticani, 2 giugno 2020 | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it

Una visita in sicurezza
Nel frattempo all’ingresso, i visitatori si presentano in base all’orario assegnato loro durante la prenotazione online. Chi arriva anche qualche minuto prima deve pazientemente attendere. Tutto avviene nello scrupoloso rispetto delle norme di igiene e di distanziamento, attraverso il controllo della temperatura, la mascherina obbligatoria, gli accessi contingentati. Per tutti coloro che desiderino effettuare la visita è obbligatoria la prenotazione, che potrà essere effettuata direttamente dal  sito ufficiale dei Musei Vaticani, mentre eccezionalmente non sarà applicato il costo dei diritti di prevendita di 4 euro. Si potrà avere accesso alle Collezioni Pontificie dal lunedì al giovedì dalle 10 alle 20.00, con ultimo ingresso alle ore 18. Il venerdì e il sabato dalle 10 alle ore 22, con ultimo ingresso alle 20. In questi due giorni si potrà abbinare alla visita, sempre con prenotazione, un aperitivo servito nell’affascinante scenario del Cortile della Pigna.

I Giardini vaticani in Open bus
Con la ripartura dei Musei Vaticani arriva un'altra novità: la possibilità di effettuare un tour in open bus, ecologici e panoramici, alla scoperta dei Giardini Vaticani, con accesso diretto al cuore verde dello Stato della Città del Vaticano, attraverso un ingresso dedicato. La prenotazione è obbligatoria.

Dal 6 giugno riaprono anche le ville pontificie di Castel Gandolfo
Per visitare la residenza estiva del Papa, assieme ai giardini, si dovrà invece attendere sabato 6 giugno. Sarà possibile ammirarli tutti i sabati e le domeniche dalle 10 alle 18 con ultimo ingresso alle 17. La prenotazione è obbligatoria dal sito ufficiale dei Musei Vaticani.




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