ART TALK | Gli Innovatori #04 Franco di Sarro

A tu per tu con Mr. Nexo

 

Piero Muscarà

05/12/2017

Milano - Il cielo sopra Milano è grigio e nuvoloso. È un’altra giornata come molte nel cuore della città più veloce e rumorosa d’Italia. All’interno di un vecchio palazzo a due passi da Piazza Cadorna tutto pare invece più tranquillo, ovattato. Si parla piano negli uffici e non c’è agitazione. Il lungo corridoio elenca uno dietro l’altro i molti successi inanellati in quasi dieci anni di attività, trofei che si susseguono. Film, cartoni animati, concerti, balletti. Ma oltre l’apparenza di una grande varietà si intravvede l’idea, sempre più chiara e ben individuata, di quale sia la direzione dell’azienda.
 
Parliamo di Nexo Digital, il primo distributore cinematografico italiano a focalizzarsi sull’arte al cinema. Franco di Sarro, che questo mondo l’ha inventato, arriva veloce ad accoglierci. Sorridente, gentile. Pare un uomo d’altri tempi, con quell’aria un po’ blasé, da bravo ragazzo che mette l’interlocutore subito a proprio agio. Porta una camicia bianca e un pulloverino verde acqua che forse solo David Hockney o un assiduo frequentatore di Marinella potrebbe osare. E lo fa con un’eleganza rassicurante che pare un tratto del suo carattere. Fuori intanto piove.


Franco di Sarro nel suo studio a Milano | Courtesy © Nexo Digital

Di Sarro, ma il cinema non era morto? Con Sky, Netflix, Amazon e le tante piattaforme digitali, c’era chi si interrogava se l’industria avrebbe retto l’urto e sarebbe sopravvissuta ai cambiamenti tecnologici e di mercato del nuovo millennio. E invece …
 
“E invece il cinema è vivo e vegeto – ride di Sarro - ha dovuto però cambiare pelle, per sopravvivere. Si è dovuto reinventare”.
 
Partiamo dall’inizio. Come è iniziata l’avventura di Nexo Digital ?
 
“Il cinema è sempre stato nel DNA della mia famiglia. Siamo nati come esercenti di sale cinematografiche a Milano e in Lombardia (il Cinema Arcobaleno ad esempio - ndr). Nel ’99 è nata Nexo che come distributore tradizionale si è presto affermata come leader tra gli indipendenti, portando in Italia titoli del calibro de Il mio grosso, grasso matrimonio greco. Nel 2008 ho dato vita a uno spinoff, Nexo Digital, che come obiettivo aveva quello di entrare nel mercato della distribuzione con un modello differente, pensato in funzione dei cambiamenti che la trasformazione digitale avrebbe apportato al settore”.
 
E in cosa è differente Nexo Digital rispetto ai distributori tradizionali?

“Siamo tra i primi ad aver intuito che il passaggio da analogico a digitale non era solo una premessa tecnologica, bensì una vera e propria trasformazione dei modelli di business. La digitalizzazione delle sale non era solo una questione di sostituire la pellicola con dei file. Il cambiamento che si annunciava era molto più profondo. Avrebbe stravolto lo stesso mercato distributivo che tradizionalmente si appoggiava a delle agenzie locali per portare fisicamente i film agli esercenti. Il digitale permetteva di accorciare la catena, creando nuove opportunità”.
 
Era il 2008 sembra molto tempo fa…
 
“Son passati quasi dieci anni e nel frattempo questa intuizione è divenuta una realtà di mercato. Ma nel 2009 il kickoff lo diede senza dubbio Eutelsat (l’operatore satellitare - ndr) che era interessato ad allargare il mercato dell’utilizzo delle frequenze satellitari aprendosi a nuovi mercati che non fossero esclusivamente in relazione con la trasmissione di canali televisivi. Investirono 2 milioni di euro sovvenzionando per tramite di Nexo Digital l’installazione in 100 città dei loro kit di ricezione satellitare che vennero dati in comodato d’uso gratuito agli esercenti cinematografici che fossero stati interessati. Il vantaggio era: basta pellicole, tutti i contenuti potevano essere distribuiti capillarmente nelle sale direttamente con l’uso del satellite e comodamente resi accessibili alle sale saltando l’intermediazione delle agenzie, i costi di trasporto. Anche per i distributori l’opportunità era importante, senza pellicole e senza intermediari il costo di portare un film in sala si abbatteva drammaticamente, aprendo nuovi scenari”.
 
La prima idea fu portare eventi in diretta nelle sale cinematografiche.

“Sì. Abbiamo individuato la nicchia da cui partire. Grandi concerti rock, come quelli di Ligabue, o la musica classica del MET e i balletti del Bolshoi. Abbiamo scoperto l’arte per questo tramite e il primo a proporci un contenuto da distribuire alle nostre sale digitali in Italia fu Phil Grabsky con il suo Leonardo Live  - la trasmissione in diretta da Londra di un programma che presentava una grande mostra dedicata a Leonardo da Vinci e che distribuimmo in 70 città -. Fu un grande successo”.
 
Oggi l’arte al cinema è diventata non più un’eccezione, ma una regola.
 
“Il cinema ad evento ci ha insegnato che si potevano riempire le sale portando contenuti di qualità ovunque a costi molto ridotti e in finestre limitate ad un orario e giorno preciso. Come per il teatro o per i concerti. La disintermediazione digitale ci ha permesso di accorciare la catena. Siamo noi di Nexo Digital direttamente ad avere la relazione con gli esercenti e non utilizziamo le agenzie locali. Questo ci dà il polso della situazione e ci consente di costruire con l’esercente le attività di marketing direttamente sul territorio e di supportarle con piani di comunicazione nazionali. Premesse ideali per fare il secondo salto, quello di concentrarci su alcuni filoni ben specifici. Abbiamo creato una serie di linee di programmazione tematiche: il cinema classico con Nexo Legend in cui selezionare e distribuire nelle sale evergreen come Frankenstein Junior o Colazione da Tiffany; Nexo Live per i concerti e gli eventi; Nexo Fine Arts per opera e balletto, Nexo Anime per la nicchia degli amanti delle animazioni giapponesi e naturalmente Nexo Grande Arte al Cinema con documentari e lungometraggi dedicati all’arte”.


Alcuni degli ultimi film distribuiti in sala in Italia da Nexo Digital

I numeri sembrano darvi ragione... è un mercato che continua a crescere.

“L’elemento cardine è la fidelizzazione del pubblico. Siamo partiti con film che facevano 20 - 25mila spettatori in due giorni a successi come Loving Vincent che in quattro giorni ha superato i 200.000 spettatori sfiorando i 2 milioni al box office e probabilmente li supererà con l’uscita straordinaria del 18 dicembre prossimo. Ma in generale è l’intero segmento del cinema d’arte che sta crescendo. Funziona il passaparola e chi ne vede uno di film spesso torna a vedere il successivo. E ogni film che facciamo uscire crea un effetto traino sul successivo. È il caso di Bosch, è il caso ora di Canaletto. Certo conta molto la qualità del prodotto che deve essere in sintonia con la sensibilità del pubblico degli art lovers. È un pubblico esigente che seguiamo con grande attenzione, monitorando costantemente il loro gradimento, le loro opinioni, che cosa pensano, cosa vogliono”.
 
E cosa avete imparato dal vostro pubblico di art lovers?

“Innanzitutto che non vanno da soli in sala, ma anche in veri e propri gruppi che nascono spontaneamente sul territorio. Amici che si collegano, commentano, fanno passa parola e invitano altri ad andare. Questo ci ha portato a incrementare progressivamente il numero totale di titoli da portare in sala per poter sostenere questo fenomeno spontaneo”.
 
Nel 2012 avete debuttato come distributori internazionali.

“L’opportunità di testare le nostre capacità a livello internazionale è venuta con Opera on Ice  che portammo in 15 paesi nel 2011. Poi seguì la Filarmonica della Scala che chiudemmo per 12 paesi. Infine Universal Pictures ci diede l’opportunità di occuparci della distribuzione internazionale di un grande classico come Blues Brothers che portammo in 20 paesi. E infine il salto globale fu certamente merito della fiducia che ci diedero Sky e il Centro Televisivo Vaticano, che si affidarono a noi per la distribuzione in diretta della Cerimonia di canonizzazione dei papi che trasmettemmo a livello globale. Non era facile convincere gli esercenti ai quattro angoli del pianeta, anche perché la trasmissione per ovvie ragioni era gratuita. Il risultato fu molto soddisfacente e ci aprì all’opportunità di godere della loro fiducia in occasione dell’uscita del film prodotto da Sky e CTV dedicato ai Musei Vaticani che portammo in 50 paesi. Oggi distribuiamo ogni mese un nuovo film a livello internazionale, abbiamo un team dedicato e una library di cui gestiamo i full rights, dal theatrical al broadcasting all’home video e allo streaming”.
 
Il 2018 vi vedrà entrare nel mercato dell’arte al cinema anche come produttori.

“Pensiamo vi sia spazio per 3 film a stagione, 6 film all’anno prodotti o coprodotti da Nexo Digital e che il nostro network distributivo ci apra a delle opportunità per portare fuori dall’Italia le produzioni. Il primo titolo che porteremo in sala uscirà a marzo del prossimo anno: Hitler vs. Picasso che è dedicato al tema dell’arte degenerata, seguirà Van Gogh: il grano e il cielo. È un film che nasce assieme a Marco Goldin che ha realizzato la grande mostra del pittore olandese ora a Vicenza alla Basilica Palladiana fino all’8 aprile 2018. Infine un film dedicato al Louvre, in questo caso rivisto con gli occhi di alcuni grandi artisti contemporanei. Sono tre film che stiamo coproducendo assieme a 3D Produzioni , la società di produzione cinematografica di Didi Gnocchi”.
 
Il successo al cinema dell’arte, sta portando grandi broadcaster come Sky che investono nel cinema d’arte a cercare di allargare ulteriormente il target inserendo sempre più elementi di fiction nelle sceneggiature. Cosa ne pensa?

“Ne capisco la motivazione e naturalmente i grandi broadcaster pensano a questi film in un’ottica molto ampia, che oltre al successo in sala punta a portare poi in televisione le produzioni. L’obiettivo dell’introduzione della fiction va visto in quest’ottica. Personalmente non sono del tutto d’accordo con questa scelta. La mia impressione è che le motivazioni primarie degli art lovers che vanno al cinema siano altre”.
 
Quali sono le motivazioni del pubblico del cinema d’arte a suo avviso?

“Quelle principali sono tre. C’è un aspetto didattico, di apprendimento che è molto importante e che riguarda quelli che genericamente conoscono magari il nome del grande artista ma vogliono imparare qualcosa. Poi c’è l’aspetto del dietro le quinte, il disvelamento dell’opera, la possibilità di vedere da vicino qualcosa che non si è mai visto di persona. E poi la scoperta della curiosità, dell’aspetto più segreto, inedito. Questo soddisfa anche i più esperti”.
 

David Hockney Painting 'Winter-Timber' in Bridlington, July 2009 | © David Hockney | Photo: Jean Pierre Gonçalves de Lima

Non ha citato la bellezza…
 
“La grandissima qualità delle riprese è un elemento fondante. Essere sempre ‘lo stato dell’arte’. Ieri erano film in 2K, poi è stata la volta del 3D, oggi in 4K HDR. Innovazioni tecnologiche finalizzate a trasmettere e far vivere nel modo più stupefacente la bellezza dell’arte“.
 
La stagione del prossimo anno non vedrà solo vostri film in sala naturalmente...
 
“No certamente. Nei prossimi giorni esce in sala il film dedicato a Schnabel. E poi il 18 dicembre tornerà di nuovo in sala, a grande richiesta, ancora Loving Vincent che il pubblico italiano ha recepito benissimo. Da gennaio apriamo la nuova stagione. Si inizia con il film su David Hockney. A febbraio una grande produzione firmata Sky, Caravaggio - l’anima e il sangue e a marzo il nostro Hitler vs. Picasso. Ad aprile sarà la volta del nuovo film su Van Gogh e infine a maggio chiudiamo la prima parte della stagione con una produzione di Exhibition on Screen Cezanne“.

ART TALK | Gli Innovatori
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Parla Phil Grabsky, il pioniere dell'arte al cinema
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