Fino al 10 giugno al Museum of Fine Arts di Houston
Michelangelo e il Vaticano: i capolavori di Capodimonte conquistano il Texas
Michelangelo Buonarroti, Gruppo di Armigeri, Particolare, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Francesca Grego
13/03/2018
Mondo - Ventitré capolavori del Rinascimento italiano sbarcano a Houston per raccontare i rapporti non facili, eppure straordinariamente fecondi, che Michelangelo intrattenne con il Vaticano. A fare corona intorno ai dipinti, ai disegni e ai cartoni del genio toscano, sono opere di altri grandissimi interpreti dell’arte del XVI secolo, tra cui Tiziano, Raffaello, Tintoretto, Rubens.
Quaranta i pezzi in mostra, 23 dei quali arrivano dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, come la copia unica del Giudizio Universale dipinta a olio da Marcello Venusti e due monumentali cartoni michelangioleschi, Venere e Amore e Gruppo di Armigeri, reduci dalla mostra al Metropolitan Museum of Art di New York. Come nella Grande Mela, anche a Houston il disegno è uno dei fulcri del progetto curatoriale, che si propone di indagarne il vitale ruolo nella produzione europea tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento.
Oltre le figure degli artisti, si staglia quella di papa Paolo III Farnese: non certo l’unico pontefice ad avere il piacere e il tormento di relazionarsi con Michelangelo, ma quello che potè vedere il completamento del capolavoro del Giudizio Universale. Ricordato per la profonda cultura, il mecenatismo e l’amore per le arti, nel percorso espositivo Paolo III è rappresentato da due ritratti iconici, firmati rispettivamente da Tiziano e Raffaello.
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Quaranta i pezzi in mostra, 23 dei quali arrivano dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, come la copia unica del Giudizio Universale dipinta a olio da Marcello Venusti e due monumentali cartoni michelangioleschi, Venere e Amore e Gruppo di Armigeri, reduci dalla mostra al Metropolitan Museum of Art di New York. Come nella Grande Mela, anche a Houston il disegno è uno dei fulcri del progetto curatoriale, che si propone di indagarne il vitale ruolo nella produzione europea tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento.
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