La meccanizzazione dell’arte

Marilyn Monroe di Andy Warhol
 

14/01/2004

La procedura per creare i suoi ritratti era piuttosto complessa. Metteva il soggetto in posa, eseguiva una sessantina di foto con la Polaroid. Di queste ne sceglieva 4 e le faceva stampare per farne delle diapositive 8x10 su acetato. Tra le quattro teneva una sola immagine, decideva dove tagliarla e poi la truccava, la colorava per renderla più attraente. A questo punto del processo ne faceva un ingrandimento 40x40 e da quest’ultimo nasceva la serigrafia. Intanto, dal modello in acetato 40x40, l’immagine veniva ricalcata su tela che era rigorosamente color carne nei soggetti maschili e in colori più freddi per quelli femminili. Lui colorava personalmente solo alcuni particolari. Infine questi venivano aggiunti alla serigrafia e dal complesso si ricavava un’ultima generale immagine. Non sempre i contorni delle zone di diverso colore aderivano perfettamente, per cui si produceva un’immagine caratterizzata da una pluralità di linee che davano un’inconfondibile idea di ambiguità. La mano dell’artista, dunque, compariva solo in alcune brevissime fasi. Veniva, anzi, amplificato il processo meccanico dell’opera d’arte. Ed era proprio questa l’intenzione di Warhol e della pop art. "La tecnica della stampa con i timbri di gomma che avevo usato per ripetere le immagini all'improvviso mi sembrò troppo poco professionale; volevo qualcosa di più tecnico che desse un effetto di ripetizione. Con la serigrafia prendi una foto, la ingrandisci, la trasferisci sulla tela usando la colla e poi passi sopra il colore in maniera tale che esso penetri attraverso la tela ma non sulla colla. Così hai la stessa immagine, ogni volta leggermente diversa. Era un procedimento semplice, veloce e casuale." La serialità, la ripetitività all’infinito del prodotto d’arte sono la nota principale della produzione dell’artista che parte da un assunto principale che è quello del consumismo, dell’uguale. Immagini positive della pubblicità e negative della cronaca, vengono copiate e unica nota distintiva sono i colori sempre forti, forieri di un ottimismo che cela però una sottile angoscia. L’opera d’arte quindi non è più unica, ma può essere prodotta in serie e in tempi brevi. Altro assunto della pop art: la sua mercificazione. Non dimentichiamo che Warhol inventa la figura del business man. La meccanizzazione dell’opera d’arte ha la finalità di documentare tutto ciò che accade con assoluta fedeltà. È per questo che Warhol utilizza spesso i registratori, i video, la fotografia, il cinema. E l’impersonalità dell’opera d’arte è così spinta che essa può anche fare a meno dell’autore. Il processo meccanico permette a chiunque di produrre la stessa opera. È un po’ l’idea che imperava negli ambienti della Factory. Molte opere non sono state prodotte manualmente da Warhol ma sono anonimamente uscite dalla fucina comune della Tribù. La sua opera è anche una profonda riflessione sulla società dei falsi miti, sulla società dell'apparenza, dell'immagine artificiale, della spersonalizzazione dell'individuo e della mancanza di valori solidi.

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