Dal reportage agli scatti artistici, un viaggio nell'immagine lungo la penisola

Cinque mostre per un'estate nel segno della fotografia

Villa Toilet Martin Medici Paper Parr, Accademia di Francia, Villa Medici, Roma I © Daniele Molajoli
 

Francesca Grego

03/07/2021

Contemporanea o vintage, abbagliante di colori o in bianco e nero, rigorosa o ironica, la fotografia d’autore è pronta a sorprenderci anche nei mesi estivi con un caleidoscopio di visioni. Sono tante le proposte in calendario, da scoprire anche all’aperto, nel verde, o in architetture suggestive che ne amplificano il fascino. Si va dalle icone della fotografia italiana, come Gianni Berengo Gardin o Ferdinando Scianna, all’imprevedibile Martin Parr, pronto a sorprenderci in trio con Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari; dagli scatti d’epoca dei fratelli Alinari alle sperimentazioni artistiche di Nino Migliori, fino al reportage nell’URSS profonda di Sergej Vasiliev o alle avventure del pioniere del fotogiornalismo Adolfo Porry-Pastorel. 
Ecco gli appuntamenti da segnare in agenda. 


Villa Toilet Martin Medici Paper Parr, Accademia di Francia a Roma, Villa Medici

Villa Toilet Martin Medici Paper Parr. Presso l’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici dal 2 luglio al 31 ottobre
Colore, luce, spirito pop e sense of humour invadono i giardini rinascimentali di Villa Medici: è il nuovo progetto che lega il brillante fotoreporter britannico Martin Parr a Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, qui in veste di inventori della rivista Toilet Paper. In mostra più di 40 scatti dei tre - dai piccoli formati alle stampe monumentali - tenute insieme in un’installazione da percorrere nel verde. Scelte tra le foto più originali e rappresentative degli archivi di Parr, Ferrari e Cattelan, le  opere in mostra interrogano l’ossessione contemporanea per l’immagine toccando temi come il corpo umano, il cibo, gli animali. Il risultato è un divertente incrocio tra quotidianità e finzione surreale, che mette in luce lo spirito graffiante dei tre autori. 


Franco Fontana, Puglia landscape Italy, 1981 I Italiae. Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea

Italiae. Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea. Al Forte Belvedere, Firenze fino al 10 ottobre
Un secolo e mezzo di storia della fotografia con l’Italia come epicentro: è questa l’idea alla base della corposa esposizione da poco inaugurata a Firenze. Tre capitoli densi di immagini - Paesaggi, Opere e Maestri - restituiscono il ritratto composito e cangiante del paese negli ultimi 160 anni, ripercorrendo al contempo l’evoluzione della quinta arte tra idee, poetiche e tecnologie. Si parte dagli scatti storici dello sconfinato Archivio Alinari - presto protagonista di un nuovo museo a Villa Fabbricotti - per poi spaziare attraverso gli sguardi di 75 maestri della fotografia del XX e del XXI secolo: da Gianni Berengo Gardin a Paolo Pellegrin, da Gabriele Basilico a Luigi Ghirri, da Mario Giacomelli e Ferdinando Scianna, passando per Walter Niedermayr, Alex Majoli, Olivo Barbieri, la ricchezza paesaggistica, sociale e culturale del Belpaese si svela insieme alla straordinaria vitalità della sua fotografia. 


Nino Migliori, 2021. Dal backstage di Via Elio Bernardi, 6 (© Giacomo Maestri)

Nino Migliori. Via Elio Bernardi, 6. Ritratti alla luce di un fiammifero. Al Museo Civico Archeologico di Bologna dal 1° al 31 luglio
Considerato un vero e proprio architetto della visione, nel panorama italiano Nino Migliori l’autore che più rappresenta il passaggio della fotografia da strumento documentario a linguaggio artistico legato alla sperimentazione e al gioco. Dagli esordi neorealisti alla ricerca concettuale, il fotografo emiliano ha indagato in profondità il potere dell’immagine con esiti originali e spesso visionari. A Bologna scopriremo una selezione dei suoi “ritratti alla luce di un fiammifero”, dove donne e uomini sono fotografati con la stessa tecnica che Migliori ha utilizzato con le sculture e bassorilievi della serie Lumen, dedicata ad alcuni capolavori dell’arte italiana. “I volti umani sono monumenti irripetibili che contengono storie, esperienze, emozioni, paure, amori, dolori e gioie”, scrivono i curatori della mostra. Nei ritratti esposti il tempo, la materia, la memoria e le loro mutazioni si intrecciano con raffinati esperimenti tecnici, mentre il racconto dell’inanimato cede il passo all’interiorità e alle vibrazioni della vita.


Adolfo Porry-Pastorel - L'altro sguardo. Nascita del fotogiornalismo in Italia

Adolfo Porry-Pastorel. L’altro sguardo. Nascita del fotogiornalismo in Italia. Al Museo di Roma, Palazzo Braschi dal 1° luglio al 24 ottobre
Oggi sono in pochi a conoscerlo, ma Adolfo Porry Pastorel è stato il primo fotoreporter italiano. Classe 1888, a 20 anni è già fotografo professionista e fonda la sua agenzia, la VEDO, ovvero Visioni Editoriali Diffuse Ovunque. Qualcuno lo identificherà come il “fotografo di Mussolini”, autore di scatti iconici, in realtà sarà un sorvegliato speciale del regime, capace di metterne in luce le contraddizioni, svelarne i retroscena e comporre così una “controstoria” del ventennio. Celebre è, per esempio, il suo reportage sul ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti, che con immagini di straordinaria potenza comunicativa documenta il più grave caso di omicidio politico dell’Italia fascista. La mostra romana è in assoluto la prima monografica dedicata a Pastorel. Attraverso più di 80 scatti, filmati d’archivio, documenti inediti e oggetti personali ne mette in luce la doppia anima, dove l’occhio di un acuto e ironico osservatore dei costumi che si affianca a quello del testimone politico. Progenitore dei paparazzi, dotato di fiuto pionieristico per il gossip e lo scoop, Pastorel alza il sipario sulla nascita del fotogiornalismo in Italia e di un nuovo modo di guardare la notizia. 


Sergej Vasiliev: uno sguardo indiscreto sull’URSS sconosciuta, Semiottagono delle Murate, Firenze

Sergej Vasiliev: uno sguardo indiscreto sull’URSS sconosciuta. Al Semiottagono delle Murate, Firenze fino al 4 ottobre
Premiato cinque volte al World Press Photo, il reporter russo Sergej Vasiliev sbarca a Firenze per una ricca monografica. La vita nei kolchoz, la quotidianità nella Russia più profonda, i retroscena e le cronache segrete del regime sovietico vanno in scena nei suggestivi spazi del Semiottagono delle Murate, ex carcere femminile. In mostra 70 immagini in bianco e nero scattate tra gli anni Ottanta e i primi Novanta intorno a Čelyabinsk, città ai piedi degli Urali con più di un milione di abitanti, dove nel 1957 un’esplosione, tenuta segreta a lungo, provocò una catastrofe nucleare peggiore di Chernobyl. Per quasi cinquant’anni Vasiliev ha documentato quel che, prima della perestrojka Gorbaciov, restava celato al mondo. “Vasiliev è un occhio vergine, vede la realtà sovietica fuori dai miti, dai luoghi comuni”, ha spiegato il curatore Marco Fagioli: “È questo linguaggio inusuale, ad esempio l’utilizzo del ritratto non come genere fotografico ma sociologico, a rendere la mostra davvero interessante, emozionante”. 


Sergej Vasiliev, Nuotatrici nude, 1980 circa

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