L’artista multimediale svela il progetto dell’ anno del Reggio Parma Festival

Yuval Avital: vi racconto il mio Bestiario della Terra, un viaggio corale nel tessuto umano e nella sua storia

Yuval Avital | Foto: © Andrea Mazzoni
 

Samantha De Martin

16/06/2022

Reggio Emilia - Nell’inedita wunderkammer allestita tra due città, a comporre la partitura del suo Bestiario della Terra, progetto dell’anno del Reggio Parma Festival, Yuval Avital ha riversato tutto il suo arsenale artistico.
Ecco perché parlare con l’artista del suo progetto inaugurato lo scorso 9 giugno nelle due città emiliane significa sfogliare insieme a lui tutto quel microcosmo esperienziale, poetico ed emotivo che ogni suo intervento rappresenta.
Visitando la mostra Anatomie squisite, allestita presso i Musei Civici di Reggio Emilia, e l’installazione icono-sonora Il Canto dello Zooforo alla Casa del Suono di Parma, le prime due mostre ad avere inaugurato il palinsesto di appuntamenti che coinvolgerà le due città fino a dicembre prossimo, l’eco che risuona è quello di una parola: coralità.

E in questa parola è racchiusa anche la cifra stilistica di questo artista vulcanico che ha convinto direttori di teatro, scenografi, macchinisti, drammaturghi, bambini, artigiani dalle mani d’oro, ciascuno con i propri saperi, a incamminarsi con fiducia verso gli imprevedibili sentieri dell’arte contemporanea. Ogni intervento è il frutto di una meticolosa ricerca condotta in un linguaggio accuratamente codificato, confrontando i temi ricorrenti di archetipo e struttura, mettendo in dialogo la condizione umana ancestrale e quella contemporanea, in un continuo oscillare tra natura e ibridazione, rituale e scienza.


 

Nato a Gerusalemme nel 1977 e residente a Milano, l’artista multimediale, compositore e chitarrista Yuval Avital anche questa volta sfida le tradizionali categorie cristallizzate che separano le arti, mettendo insieme arte, musica, teatro, sapere artigiano, alla maniera di un direttore d’orchestra che sa sorprendere (e commuovere).
Osservare i suoi lavori significa entrare in opere totali, aderire ai “riti” sonori che chiamano a raccolta danzatori, maestri di culture e tradizioni antiche, ambienti tattili meditativi, strumenti tecnologici avanzati, materiali d’archivio, sculture sonore, oggetti, ma soprattutto, come accade a Reggio Emilia e a Parma in occasione dell’edizione 2022 del Reggio Parma Festival, il talento di un’intera comunità reclutata per dare vita a un’emozionante opera partecipativa.
Così, incaricato da Reggio Parma Festival, tra le più importanti e prestigiose associazioni artistiche in Italia, che dal 2001, con il sostegno del Ministero della Cultura, svolge attività di promozione culturale sul territorio di Parma e Reggio Emilia, Yuval ha costruito un percorso capace di coinvolgere le migliori espressioni artistiche di una comunità.

Che cos’è e come nasce Il Bestiario della Terra?
“Il Bestiario della Terra è una meta-opera in tante tappe che si conclude a dicembre. È uno spettacolo caratterizzato da mostre monografiche, installazioni, grandi eventi, nel quale dispiego tutto il mio arsenale artistico, dalla pittura alla fotografia, dai video alle installazioni sonore, opere relazionali, partiture, opere performative. Tutto è incentrato sull’indagine tra l’uomo e l’animale, su un confine che c’è e non c’è, basti pensare a noi come parte del regno animale. Il Bestiario della Terra è un viaggio che ho creato per Reggio Parma Festival in seguito a un invito a creare nel corso di un anno qualsiasi cosa desiderassi. Sono partito da una domanda: che cos’è un corpo? Che cos’è un organo? E qual è la differenza tra un corpo biologico e un corpo poetico?”.



Il Bestiario della Terra di Yuval Avital | Foto: © Andrea Mazzoni

In che modo la pandemia ha influito sull'ideazione di questo progetto?
“L’idea di una ciurma, di un corpo che lavora insieme al servizio del sogno è affiorata due anni fa dopo il primo lockdown, quando ognuno di noi è uscito dalla sua tana sentendosi estraneo agli altri. Anch’io mi sentivo estremamente smarrito. In quei giorni di solitudine collettiva è uscito fuori l’animale in gabbia, assieme alla voglia di vivere, di fare cose significative. Quando mi è stata data carta bianca per realizzare un progetto per il Reggio Parma Festival la scelta, assieme alla Fondazione, è stata quella di reinventarsi attraverso la sperimentazione e la ricerca".

Da cosa nasce il suo interesse per i bestiari?
“Il Bestiario in senso stretto nasce dal Fisiologo, una piccola opera redatta ad Alessandria d'Egitto, tra il II e il III secolo d.C. da autore ignoto, che contiene la descrizione simbolica di animali e piante e di alcune pietre. Sono molti i testi, specie i bestiari medievali di tipo religioso, ma anche i bestiari amorosi, che hanno attinto informazioni dal Fisiologo, assumendolo addirittura a modello. Attraverso gli animali i Bestiari spiegano il mondo, il cosmo, la teologia, il peccato. Persino il coniglio di Donnie Darko o l’unicorno fanno parte del Bestiario. Siamo un branco di mammiferi pelosi, respiranti, istintivi, vulnerabili. Dopo la pandemia il tema dell’animale è diventano in me preponderante. Allora mi sono chiesto: cosa abbiamo fatto per annullare l’animalità?”.


Cadavre Esquis N°3, dal Mostrario di Yuval Avital, 2021. Locandina della mostra “Anatomie squisite”, in corso ai Musei Civici di Reggio Emilia, a cura di Alessandro Gazzotti

Se il termine “Bestiario” allude al fascino esercitato dai bestiari medievali, “Terra” è intesa nel suo progetto come territorio, paesaggio, tessuto umano, riferendosi alla terra emiliana e ai suoi brillanti ingegni che hanno collaborato con lei in questo viaggio avvincente, dal Teatro Regio di Parma, con i suoi Laboratori di sartoria e scenografia, al Teatro Due, dal Coro di voci bianche del Teatro Regio ai bambini della scuola comunale dell’infanzia Ernesto Balducci di Reggio Emilia. Come ha fatto a far dialogare “voci” così diverse?
“Ho realizzato questa monografia corale dentro un territorio dove non mi sono mai sentito solo, avendo come compagni due teatri, il Teatro Regio e il Teatro Due. Sentivo la responsabilità di confrontarmi. Ho assistito alla nascita temporanea di una ciurma, di un corpo che ha lavorato insieme al servizio del sogno. Ci vuole molto coraggio a camminare in una strada chiamata non lo so. In questo senso Il Bestiario della Terra ha coinvolto molte persone, tra scenografi, macchinisti, artigiani con le mani d’oro, drammaturghi, che, per non provenendo dall’ambito prettamente artistico, hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco. E io a contatto con gli altri mi sono sentito “espanso”, arricchito”.

È una scelta molto bella e altruista quella dell’artista di fare un passo indietro per lasciare spazio ad altre genialità...
“Questo progetto non nasce come forma di gentrificazione estrema, ma all’interno di un tessuto umano e della sua storia. Penso anche allo Zooforo di Antelami”.



Il Canto dello Zooforo di Yuval Avital, Installazione icono-sonora, Parma, Casa del Suono, 10 giugno-9 ottobre nell'ambito di Reggio Parma Festival | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it

Le Goff lo definì “Una delle più straordinarie enciclopedie zoologico-morali di tutta la scultura medievale”. In che modo lo vedremo dialogare con la sua opera?
“L’installazione icono-sonora Il Canto dello Zooforo realizzato per la Casa del Suono di Parma è un omaggio allo scultore Benedetto Antelami e ai bassorilievi scolpiti sulle pareti del Battistero di Parma. Le creature, reali e immaginarie, trasposte in una partitura grafica, sono state fatte interpretare dai bambini della scuola comunale dell’infanzia Ernesto Balducci di Reggio Emilia, in un’azione mimica della voce. I loro versi riecheggiano all’interno di una monumentale scultura in cui il pubblico è invitato a entrare. Realizzata con 300 metri di tessuto tinto a mano, in collaborazione con i Laboratori di sartoria e scenografia del Teatro Regio di Parma, l'opera ricorda il ventre femminile, da cui ogni essere, umano o animale che sia, proviene. Ma, a guardarla bene, sembra di scorgervi il Battistero stesso, una casa, una culla...All’esterno invece si diffonde una composizione creata a partire dal Cantico delle Creature di San Francesco, eseguita dal Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma”.

Non è la prima volta che la sua arte intinge il pennello in elementi del territorio diventando tessuto umano che ha dentro di sé una grande eccellenza.
“Uno dei grandi vantaggi che ho lavorando in Italia è l’essere forestiero. Ho così il privilegio di vedere il territorio con occhi vergini, meravigliandomi, emozionandomi. Per Matera capitale della Cultura ad esempio ho realizzato Urla, con oltre 300 artisti sonori lucani, reclutando maschere e intere comunità. Nella mostra Nephilìm al Museo Marino Marini di Firenze ho presentato 60 maschere sonore create in dialogo con 24 maestri artigiani toscani".


Sculture sonore di Yuval Avital

L’artista può essere ancora considerato un artigiano in bottega?
“L’arte contemporanea è permeata da artisti in bottega. Penso ad Ai Weiwei che ha mostrato il suo enorme lampadario in vetro di murano alle Terme di Diocleziano. Per me un artigiano non è mai un realizzatore, non è solo mani che plasmato la mia idea, ma è un co-creatore con cui c’è un dialogo aperto e curioso".

Quanto e in che modo il suo background musicale ha influito sulle sue scelte artistiche?
“Chi come me è stato compositore e proviene dal mondo della musica sa che il solista che esegue la partitura è una persona venerata. Ma è anche il dialogo a far nascere tante belle cose. Anche i non artisti che vengono coinvolti in un’azione performativa portano la loro intimità. In questo discorso rientra anche il teatro".

Che ruolo ha il teatro nel suo linguaggio?
“Il teatro, da cui provengo, diventa per me una fucina creativa con cui si possono creare grandi cose che nessun museo è in grado di realizzare. Il teatro mostra all’arte contemporanea cosa si può fare attraverso il teatro stesso. E L’arte diventa quindi fotografia, performance”.


Foregin bodies n 3, terzo capitolo della serie di Foregin bodies, realizzato a Reggio Emilia in occasione del Reggio Parma Festival. Danzatori in foto: compagnia di Michele Merola. Mostra Membrane in programma presso i Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia, a cura di Marina Dacci © Yuval Avital 2022 | Picture courtesy of the artist

Attraverso “Il Bestiario della Terra” dà vita a un'indagine anticonvenzionale sul senso di incompletezza avvertito dall’uomo, sentimento che si trasforma in una spinta propulsiva a ricercare e scoprire le pieghe più recondite dell’Io, in una contaminazione con l'animale annidato in ciascuno di noi. In che modo il Bestiario della Terra aiuterà gli spettatori a orientarsi in questa indagine?
Il Bestiario porrà più domande che risposte. D’altronde l’arte non è concepita per indottrinare. Il Bestiario non è un evento, ma un viaggio dal palinsesto rivoluzionario. Noi siamo parte integrante del regno animale. Dov’è il mostro? Il concetto di sogno, chimera viene realizzato in mille modi come un quadro allegorico, un affresco in cui lo spettatore rimane sempre con domande e non con le certezze. Una cosa che molte civiltà hanno in comune è il rito di separazione dall’essere animale, si pensi al battesimo, alla circoncisione, come un momento in cui segnali che a un certo punto appartieni a una cosa non animalesca. Invece nella mia visione è proprio l’animale che deve essere ritrovato dentro di noi”.

Perché è così importante ritrovare l’animale che è in noi?
“Noi abbiamo autoaddomesticato l’animale che è dentro di noi, lo abbiamo soffocato, abbiamo imparato a far tacere i suoi istinti, i suoi bisogni, e non penso che facendo questo siamo diventati un’umanità più felice e appagata. Quindi nel Bestiario della Terra ci sono metafore, spazi di riflessione, equazioni che possono portare talvolta alcune gioie. Grazie a questa sorta di rito d’arte possiamo ancora cercare di trasformarci".


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