A Milano fino all’11 gennaio 2026
“Forme di luce”, la grande mostra su Man Ray a Palazzo Reale

Man Ray 2015 Trust / ADAGP-SIAE – 2024 |
Man Ray, Noire et blanche, 1926, stampa ai sali d’argento, 17,3x23,5 cm. Collezione privata. Image: Telimage, Paris
Francesca Grego
28/09/2025
Milano - L’autunno si illumina con una delle mostre più attese sulla scena milanese: parliamo di Man Ray. Forme di luce, inaugurata da pochi giorni a Palazzo Reale e in programma fino all’11 gennaio 2026. L’esposizione raccoglie quasi 300 opere di un genio a cui la definizione di fotografo sta stretta: maestro della luce e della materia, Emmanuel Radnitsky - Man Ray: da "Uomo" e "Raggio di luce", come lui stesso si ribattezzò - fu tra i primi a interpretare la fotografia come una forma d’arte, dando vita a invenzioni visive che hanno segnato la storia del Novecento. La mostra milanese le presenta in un viaggio a tutto tondo nella ricerca di un pioniere e artista visionario, ripercorrendone i passi attraverso preziose stampe originali, disegni, collage, litografie, film, sculture, ready-made.
L’itinerario a cura di Pierre-Yves Butzbach e Robert Rocca procede per temi - il ritratto, il nudo, il cinema… - mostrando in controluce il vissuto dell’artista, le sue esperienze a Parigi nel periodo d’oro delle avanguardie e a New York, dove si Man Ray trasferì in seguito all’occupazione della Francia durante la Seconda Guerra Mondiale, per fare definitivamente ritorno nella Ville Lumière all’inizio degli anni Cinquanta. Le strette relazioni con surrealisti e dada - Marcel Duchamp, ma anche poeti come Tristan Tzara, Paul Elouard, Louis Aragon - e le sperimentazioni più ardite non escludono le collaborazioni con il mondo della moda, di cui Man Ray rivoluziona il linguaggio visivo collaborando con stilisti come Paul Poiret, Elsa Schiaparelli, Jean-Charles Worth, Coco Chanel. E poi le donne, muse, modelle, compagne di vita, spesso protagoniste di scatti iconici, da Kiki de Montparnasse a Lee Miller, da Meret Oppenheim a Juliet Browner.

Man Ray, Le Violon d’Ingres, 1924, stampa ai sali d’argento, 39x30 cm. Collezione privata © Man Ray 2015 Trust / ADAGP-SIAE – 2024, image: Telimage, Paris
Al primo posto però c’è lo straordinario contributo offerto da Man Ray agli sviluppi della fotografia e dell’arte tout court, con immagini ironiche, eleganti, tecnicamente innovative, spesso provocatorie, frutto di un’inesauribile ricerca portata avanti con passione e in totale libertà. In mostra troviamo perciò foto celeberrime come Noire et blanche o Le Violon d’Ingres, accanto a immagini meno note al grande pubblico, testimoni di invenzioni audaci. Come le rayografie, realizzate senza la macchina fotografica, ma con gli oggetti disposti direttamente su carta fotosensibile, o le solarizzazioni, ottenute attraverso una parziale esposizione della pellicola alla luce in fase di sviluppo, che secondo alcuni porterebbe in realtà la firma di Lee Miller, all'epoca compagna e musa dell’artista nonché fotografa a sua volta.
Il viaggio del visitatore si snoda dai camaleontici autoritratti, in cui l’autore si interroga giocosamente sulla propria identità, alle immagini dei protagonisti dell’avanguardia - Picasso, Dalì, Mirò, Stravinskij, tra gli altri - frutto di atti performativi rivelatori; dalle ricerche nel campo del cinema, rappresentate in mostra da quattro film in versione integrale, alle fotografie di moda, oniriche e sofisticate, fino alle sperimentazioni sul tema del corpo femminile, uno dei motivi ricorrenti nell’opera di Man Ray, che trasfigura forme e superfici con giochi d’ombra e inquadrature insolite, rendendole a volte irriconoscibili e quasi astratte. Qualunque sia il soggetto, l’immagine fotografica si allontana dalla mera registrazione della realtà per diventare la sua metamorfosi, in una poetica alchimia di forma, luce, pensiero.

Man Ray, Larmes 1932 © Man Ray 2015 Trust / ADAGP-SIAE – 2024, image: Telimage, Paris
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Man Ray, Le Violon d’Ingres, 1924, stampa ai sali d’argento, 39x30 cm. Collezione privata © Man Ray 2015 Trust / ADAGP-SIAE – 2024, image: Telimage, Paris
Al primo posto però c’è lo straordinario contributo offerto da Man Ray agli sviluppi della fotografia e dell’arte tout court, con immagini ironiche, eleganti, tecnicamente innovative, spesso provocatorie, frutto di un’inesauribile ricerca portata avanti con passione e in totale libertà. In mostra troviamo perciò foto celeberrime come Noire et blanche o Le Violon d’Ingres, accanto a immagini meno note al grande pubblico, testimoni di invenzioni audaci. Come le rayografie, realizzate senza la macchina fotografica, ma con gli oggetti disposti direttamente su carta fotosensibile, o le solarizzazioni, ottenute attraverso una parziale esposizione della pellicola alla luce in fase di sviluppo, che secondo alcuni porterebbe in realtà la firma di Lee Miller, all'epoca compagna e musa dell’artista nonché fotografa a sua volta.
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Man Ray, Larmes 1932 © Man Ray 2015 Trust / ADAGP-SIAE – 2024, image: Telimage, Paris
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