"Luci sul '900". Prova di allestimento per il futuro della Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti

Giorgio De Chirico, Natura morta, 1930 ca., olio su tela. Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti
Dal 30 September 2014 al 11 January 2015
Firenze
Luogo: Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti
Indirizzo: piazza de Pitti 1
Orari: da martedì a domenica 8.15-18.50
Enti promotori:
- Ministero per i beni e le Attività Culturali dei beni e delle attività culturali e del turismo
- Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana
- Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino
- Firenze Musei
- Ente Cassa di Risparmio di Firenze
Costo del biglietto: intero € 8.50, ridotto € 4.25
Telefono per informazioni: +39 055 294883
E-Mail info: gam@polomuseale.firenze.it
Sito ufficiale: http://www.uffizi.firenze.it
Nel marzo del 1914, presso alcune sale della Galleria dell’Accademia, il ministro Arduino Colasanti inaugurava una prima modesta sezione dedicata all’arte moderna che venti anni più tardi nel giugno 1924 avrebbe approdato a Palazzo Pitti nell’attuale sede museale . Per celebrare il centenario di un’istituzione culturale occorre riannodare i molti fili che hanno contribuito a formare la trama storico-artistica del museo e l’accrescimento delle sue collezioni. Nel caso della Galleria le diverse provenienze delle opere dai premi Accademici, alle raccolte lorenesi e sabaude, sono di per sé in grado di illustrare criticamente una lunga e complessa storia fino a raggiungere la fondazione museale; si tratta di fasi storiche che vanno considerate preparatorie alla stagione successiva (dal 1908 in poi) che culminò nella Convenzione tra Stato e Comune (giugno 1914) il cui principale obbiettivo era individuare uno spazio da destinare alle opere d’arte otto-novecentesche, prevalentemente toscane, patrimonio già da tempo raccolto in vista del futuro museo, da dedicarsi all’arte allora contemporanea. Fu l’importante Legato al museo voluto nel 1896 dal critico Diego Martelli, sodale del movimento macchiaiolo, ad evidenziare la necessità che anche a Firenze, come già a Roma e Venezia, vi fosse una Galleria che presentasse al pubblico le proposte dell’arte moderna. La raccolta di opere di importanti esponenti dell’arte ottocentesca toscana, soprattutto macchiaiola, doveva quindi trovare degna collocazione, insieme ai documenti accademici dell’arte Purista, in un percorso che comprendesse anche le novità delle correnti contemporanee. È un binomio inscindibile quello che unisce il legato di Martelli alla nascita di questo museo. Abbiamo voluto celebrare questa ricorrenza dedicando una mostra al Novecento. Ma sarà più di una mostra, sarà l’ipotesi di un percorso museale di capolavori per lo più inediti del secolo scorso - fin’ora custoditi nei depositi della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti -, che speriamo possa realizzarsi stabilmente in alcune sale poste all’ultimo piano, dando vita così al primo museo fiorentino dedicato all’arte italiana del ‘900.
Come si potrà comprendere da questa prima selezione di opere (e quindi una piccola parte del possbile percorso del futuro museo) vi sono molte espressioni della cultura figurativa italiana e dei suoi più importanti interpreti: Capogrossi, Carena, Casorati, De Chirico, De Pisis, Peyron, Rosai, Severini; inoltre si presenteranno i collegamenti con i migliori esponenti della letteratura e della musica dell’epoca (riviste, poeti, romanzieri, scenografi) ma, soprattutto, un’eccellente collezione di opere d’arte appartenenti al Gruppo novecentesco toscano di Baccio Maria Bacci, Giovanni Colacicchi e gli altri sodali, intorno al clima della rivista Solaria in quel ritrovo dell’intellighenzia fiorentina che fu il caffè delle Giubbe Rosse. Negli anni Venti dunque Firenze era un fertile centro culturale, meta dei migliori artisti ed intellettuali. Di questo clima sono testimonianza i dipinti di Baccio Solaria alle Giubbe Rosse e di Peyron. Gli amici dell’atèlier e le opere d’arte dei componenti il gruppo come Franco Dani, Libero Andreotti, Giovanni Colacicchi, che riconoscevano nella limpida chiarezza della tradizione macchiaiola la via da seguire, in continuità con le espressioni toscane quattrocentesche. Per il Centenario, vorremmo presentare nella Sala da Ballo e Sala della Musica del Quartiere d’Inverno qualche capitolo del patrimonio novecentesco della galleria le cui raccolte comprendono capolavori di Carlo Carrà, Baccio Maria Bacci, Alberto Savinio, Marino Marini, Libero Andreotti, Antonio Maraini, e molti altri protagonisti della cultura figurativa italiana. Un’esposizione che tende in qualche modo a suscitare l’attenzione nei confronti di questo museo fino ad ora sommerso ed a cercare allo stesso tempo generosi mecenati che ci consentano di trasformare questo sogno in realtà per Firenze e per il pubblico che ama i musei. Con la speranza che questo progetto di completamento museale, desiderio ed obbiettivo di ogni direttore fin dagli anni Sessanta, possa divenire concreta realtà e si possano davvero “aprire gli occhi” (e non solo in senso figurato) con l’allestimento di queste opere d’arte negli spazi dell’ultimo piano del Palazzo più conosciuto come Mezzanino degli occhi.
Come si potrà comprendere da questa prima selezione di opere (e quindi una piccola parte del possbile percorso del futuro museo) vi sono molte espressioni della cultura figurativa italiana e dei suoi più importanti interpreti: Capogrossi, Carena, Casorati, De Chirico, De Pisis, Peyron, Rosai, Severini; inoltre si presenteranno i collegamenti con i migliori esponenti della letteratura e della musica dell’epoca (riviste, poeti, romanzieri, scenografi) ma, soprattutto, un’eccellente collezione di opere d’arte appartenenti al Gruppo novecentesco toscano di Baccio Maria Bacci, Giovanni Colacicchi e gli altri sodali, intorno al clima della rivista Solaria in quel ritrovo dell’intellighenzia fiorentina che fu il caffè delle Giubbe Rosse. Negli anni Venti dunque Firenze era un fertile centro culturale, meta dei migliori artisti ed intellettuali. Di questo clima sono testimonianza i dipinti di Baccio Solaria alle Giubbe Rosse e di Peyron. Gli amici dell’atèlier e le opere d’arte dei componenti il gruppo come Franco Dani, Libero Andreotti, Giovanni Colacicchi, che riconoscevano nella limpida chiarezza della tradizione macchiaiola la via da seguire, in continuità con le espressioni toscane quattrocentesche. Per il Centenario, vorremmo presentare nella Sala da Ballo e Sala della Musica del Quartiere d’Inverno qualche capitolo del patrimonio novecentesco della galleria le cui raccolte comprendono capolavori di Carlo Carrà, Baccio Maria Bacci, Alberto Savinio, Marino Marini, Libero Andreotti, Antonio Maraini, e molti altri protagonisti della cultura figurativa italiana. Un’esposizione che tende in qualche modo a suscitare l’attenzione nei confronti di questo museo fino ad ora sommerso ed a cercare allo stesso tempo generosi mecenati che ci consentano di trasformare questo sogno in realtà per Firenze e per il pubblico che ama i musei. Con la speranza che questo progetto di completamento museale, desiderio ed obbiettivo di ogni direttore fin dagli anni Sessanta, possa divenire concreta realtà e si possano davvero “aprire gli occhi” (e non solo in senso figurato) con l’allestimento di queste opere d’arte negli spazi dell’ultimo piano del Palazzo più conosciuto come Mezzanino degli occhi.
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