Fino al 19 aprile al Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti
In mostra l'arte della calzatura, dall'antica Roma alle star del Novecento

Una sala della mostra Ai piedi degli dei, allestita presso il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Courtesy Opera Laboratori Fiorentini
Samantha De Martin
17/12/2019
Firenze - Dalle robuste caligae dei soldati romani alle calzature indossate dalle star dei colossal, da Ben Hur al Gladiatore.
Dal 16 dicembre al 19 aprile il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti si sofferma su un tema tanto affascinante quanto inedito, raccontando gli infiniti ruoli che la scarpa ha rivestito in Occidente dai tempi antichi ai giorni nostri.
D’altronde nel mondo classico la foggia delle calzature costituiva spesso l'espressione di precise categorie sociali. C’erano i calcei - simili a bassi stivaletti e spesso vivacemente colorati se indossati dalle donne, che connotavano le classi più elevate - e c’erano i sandali calzati dalle cortigiane, che, stando alle fonti, recavano, sul lato inferiore della suola, dei chiodini disposti in maniera tale da lasciare sul terreno un’impronta con la scritta “seguimi”.
Circa 80 esemplari (alcuni dei quali in prestito da importanti musei internazionali come il Louvre) raccontano questo universo, ripercorrendo le principali tipologie di calzature utilizzate tra il V secolo a.C. e il IV d.C., di cui resta testimonianza su rilievi e vasi dipinti o giunte direttamente a noi, come i reperti del forte romano di Vindolanda, nell’Inghilterra del nord.
E mentre l’antico dialoga con il contemporaneo, grazie alla presenza in mostra di alcuni tra i più grandi stilisti, da Céline a Donna Karan, si potranno ammirare i modelli originali realizzati dal calzaturificio Pompei per alcuni dei film peplum divenuti veri e propri cult, come i sandali di Liz Taylor-Cleopatra o le caligae dell’Alexander-Colin Farrell.
«Da sempre - spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - l’uomo ha voluto riversare nelle calzature, strumento umile e quotidiano, un riflesso di quei principi di armonia e simmetria che governavano il gusto classico. La scarpa divenne così essa stessa opera d’arte, un oggetto plasmato più per esigenze estetiche che pratiche. Proprio per illustrare compiutamente questo ‘destino’ della calzatura, i cui presupposti sono già nel mondo greco-romano, si è voluto allargare il tema di questa mostra a due espressioni della cultura contemporanea intimamente legate fra di loro: il cinema e la moda».
Il percorso espositivo Ai piedi degli dei trova infine il suo naturale completamento nella multivisione, ideata e diretta da Gianmarco D’Agostino (Advaita Film).
«La scarpa - commenta Fabrizio Paolucci, curatore della mostra e direttore del Dipartimento Antichità degli Uffizi - non è soltanto un accessorio. Platone, ad esempio, non esitava a definire l’arte del calzolaio una vera e propria scienza. Con la sua foggia o i suoi colori, questo indumento raccontava tutto della persona che le indossava: il sesso, la condizione economica, la posizione sociale e il lavoro».
Leggi anche:
• Quattro nuove sale per le icone russe di Palazzo Pitti
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D’altronde nel mondo classico la foggia delle calzature costituiva spesso l'espressione di precise categorie sociali. C’erano i calcei - simili a bassi stivaletti e spesso vivacemente colorati se indossati dalle donne, che connotavano le classi più elevate - e c’erano i sandali calzati dalle cortigiane, che, stando alle fonti, recavano, sul lato inferiore della suola, dei chiodini disposti in maniera tale da lasciare sul terreno un’impronta con la scritta “seguimi”.
Circa 80 esemplari (alcuni dei quali in prestito da importanti musei internazionali come il Louvre) raccontano questo universo, ripercorrendo le principali tipologie di calzature utilizzate tra il V secolo a.C. e il IV d.C., di cui resta testimonianza su rilievi e vasi dipinti o giunte direttamente a noi, come i reperti del forte romano di Vindolanda, nell’Inghilterra del nord.
E mentre l’antico dialoga con il contemporaneo, grazie alla presenza in mostra di alcuni tra i più grandi stilisti, da Céline a Donna Karan, si potranno ammirare i modelli originali realizzati dal calzaturificio Pompei per alcuni dei film peplum divenuti veri e propri cult, come i sandali di Liz Taylor-Cleopatra o le caligae dell’Alexander-Colin Farrell.
«Da sempre - spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - l’uomo ha voluto riversare nelle calzature, strumento umile e quotidiano, un riflesso di quei principi di armonia e simmetria che governavano il gusto classico. La scarpa divenne così essa stessa opera d’arte, un oggetto plasmato più per esigenze estetiche che pratiche. Proprio per illustrare compiutamente questo ‘destino’ della calzatura, i cui presupposti sono già nel mondo greco-romano, si è voluto allargare il tema di questa mostra a due espressioni della cultura contemporanea intimamente legate fra di loro: il cinema e la moda».
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«La scarpa - commenta Fabrizio Paolucci, curatore della mostra e direttore del Dipartimento Antichità degli Uffizi - non è soltanto un accessorio. Platone, ad esempio, non esitava a definire l’arte del calzolaio una vera e propria scienza. Con la sua foggia o i suoi colori, questo indumento raccontava tutto della persona che le indossava: il sesso, la condizione economica, la posizione sociale e il lavoro».
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