Fino al 13 settembre al Museo e Real Bosco di Capodimonte
Capodimonte celebra Raffaello. L'officina dell'artista si svela in una mostra

Raffaello Sanzio, Madonna del Divino Amore, 1516 ca., Olio su tavola, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte | Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte
Samantha De Martin
11/06/2021
Napoli - Opere a lungo dimenticate dalla critica, ora attribuite alla bottega di Raffaello, ora esposte accanto a copie di lavori ben più noti, e ancora repliche, derivazioni, capolavori che la diagnostica ha reso “parlanti” si svelano in una mostra che rende omaggio a Raffaello e alla sua straordinaria officina.
Al Museo e Real Bosco di Capodimonte le celebrazioni per i 500 anni dalla morte del divino pittore proseguono attraverso un percorso che valorizza il patrimonio raffaellesco del museo, snocciolando al pubblico le novità emerse dalla campagna di indagini diagnostiche che evidenziano il complesso lavoro nascosto dietro la creazione di originali, multipli, copie, derivazioni.
Così importanti opere autografe custodite nel museo napoletano - due frammenti della Pala di San Nicola da Tolentino, prima opera nota del diciassettenne Raffaello, il Ritratto di Alessandro Farnese, il cartone del Mosé e il roveto ardente, la Madonna del Divino Amore - esemplificano la straordinaria versatilità dell’artista, il suo continuo sperimentare e il lungo cammino nella sua breve e folgorante carriera.
Allestimento della mostra Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte | Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte
Particolarmente significativo il “caso” della Madonna del Divino Amore, dipinto tra i più ammirati di Raffaello, che riscosse grande fama nel corso del Cinquecento prima di cadere in oblio ed essere riscoperto solo di recente anche grazie alle indagini scientifiche e al restauro.
Fino al 13 settembre il percorso Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista, a cura di Angela Cerasuolo e Andrea Zezza, guarda anche oltre il lavoro del maestro, attraverso l’opera del suo più illustre allievo. Il museo conserva infatti la Madonna della gatta, perla di Giulio Romano eseguita seguendo un modello del maestro, e della quale le indagini diagnostiche hanno svelato la complessa genesi esecutiva, oltre alle cause che ne hanno resa problematica la conservazione.
Raffaello Sanzio, Eterno padre, frammento dalla Pala del beato Nicola da Tolentino, 1500-1501, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte | Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte
A offrire il sostrato scientifico alla mostra sono infatti i risultati delle indagini sui dipinti delle collezioni, avviate dal museo a partire dal 2018. Queste, illustrate ai visitatori attraverso video esplicativi su monitor presenti nelle sale, potranno essere seguite comodamente anche da casa scaricando l'app Capodimonte, oppure nel corso del convegno internazionale “Raffaello 1520-2020”, in programma dal 1° al 4 luglio al Museo e Real Bosco di Capodimonte e all'Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Derivazioni, multipli, copie, alcune delle quali elaborate probabilmente nella bottega stessa dell'artista, scandiscono il percorso. Particolarmente curioso è il caso della copia del Ritratto di Leone X di Andrea del Sarto che, stando a quanto racconta Vasari, avrebbe ingannato persino lo stesso Giulio Romano. Questo dipinto ebbe lo strano destino di essere tra i più celebri del museo pur essendo una copia, eseguita per raggirare il duca di Mantova desideroso di avere in dono l’originale di Raffaello.

Raffaello Sanzio, Vergine, frammento dalla Pala del beato Nicola da Tolentino, 1500-1501, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte | Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte
La vivace Urbino, dove il pittore bambino intrattenne contatti con artisti fiorentini, senesi, fiamminghi in un ambiente stimolante - che rivive in mostra attraverso il Ritratto di fra Luca Pacioli con un allievo, attribuito al veneziano Jacopo de' Barbari - emerge da tre dipinti che racchiudono l’opera degli artisti che ispirarono il pittore agli inizi della sua carriera. La Natività di Luca Signorelli esemplifica l’ammirazione che il giovane Raffaello provò per lo stile del collega, caratterizzato da figure fortemente plastiche e monumentali. La Madonna col Bambino di Perugino, maestro dell’Urbinate, affianca invece l’Assunta di Pinturicchio, artista con il quale Raffaello dialogò fittamente all’epoca della pala di Città di Castello.
Raffaello Sanzio, Ritratto del cardinale Alessandro farnese, 1509-11, Olio su tavola, 91 x 139 cm, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
L’ultima sala della mostra è invece dedicata alla straordinaria fortuna delle collezioni del Museo e Real Bosco di Capodimonte e alle copie da note composizioni di Raffaello: la Madonna del Passeggio, la Madonna di Loreto e la Madonna “Bridgewater”. Il percorso accoglie anche un'opera di Daniele da Volterra, copia parziale della Madonna del velo di Raffaello.
Al Museo e Real Bosco di Capodimonte le celebrazioni per i 500 anni dalla morte del divino pittore proseguono attraverso un percorso che valorizza il patrimonio raffaellesco del museo, snocciolando al pubblico le novità emerse dalla campagna di indagini diagnostiche che evidenziano il complesso lavoro nascosto dietro la creazione di originali, multipli, copie, derivazioni.
Così importanti opere autografe custodite nel museo napoletano - due frammenti della Pala di San Nicola da Tolentino, prima opera nota del diciassettenne Raffaello, il Ritratto di Alessandro Farnese, il cartone del Mosé e il roveto ardente, la Madonna del Divino Amore - esemplificano la straordinaria versatilità dell’artista, il suo continuo sperimentare e il lungo cammino nella sua breve e folgorante carriera.

Allestimento della mostra Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte | Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte
Particolarmente significativo il “caso” della Madonna del Divino Amore, dipinto tra i più ammirati di Raffaello, che riscosse grande fama nel corso del Cinquecento prima di cadere in oblio ed essere riscoperto solo di recente anche grazie alle indagini scientifiche e al restauro.
Fino al 13 settembre il percorso Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista, a cura di Angela Cerasuolo e Andrea Zezza, guarda anche oltre il lavoro del maestro, attraverso l’opera del suo più illustre allievo. Il museo conserva infatti la Madonna della gatta, perla di Giulio Romano eseguita seguendo un modello del maestro, e della quale le indagini diagnostiche hanno svelato la complessa genesi esecutiva, oltre alle cause che ne hanno resa problematica la conservazione.

Raffaello Sanzio, Eterno padre, frammento dalla Pala del beato Nicola da Tolentino, 1500-1501, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte | Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte
A offrire il sostrato scientifico alla mostra sono infatti i risultati delle indagini sui dipinti delle collezioni, avviate dal museo a partire dal 2018. Queste, illustrate ai visitatori attraverso video esplicativi su monitor presenti nelle sale, potranno essere seguite comodamente anche da casa scaricando l'app Capodimonte, oppure nel corso del convegno internazionale “Raffaello 1520-2020”, in programma dal 1° al 4 luglio al Museo e Real Bosco di Capodimonte e all'Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Derivazioni, multipli, copie, alcune delle quali elaborate probabilmente nella bottega stessa dell'artista, scandiscono il percorso. Particolarmente curioso è il caso della copia del Ritratto di Leone X di Andrea del Sarto che, stando a quanto racconta Vasari, avrebbe ingannato persino lo stesso Giulio Romano. Questo dipinto ebbe lo strano destino di essere tra i più celebri del museo pur essendo una copia, eseguita per raggirare il duca di Mantova desideroso di avere in dono l’originale di Raffaello.

Raffaello Sanzio, Vergine, frammento dalla Pala del beato Nicola da Tolentino, 1500-1501, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte | Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte
La vivace Urbino, dove il pittore bambino intrattenne contatti con artisti fiorentini, senesi, fiamminghi in un ambiente stimolante - che rivive in mostra attraverso il Ritratto di fra Luca Pacioli con un allievo, attribuito al veneziano Jacopo de' Barbari - emerge da tre dipinti che racchiudono l’opera degli artisti che ispirarono il pittore agli inizi della sua carriera. La Natività di Luca Signorelli esemplifica l’ammirazione che il giovane Raffaello provò per lo stile del collega, caratterizzato da figure fortemente plastiche e monumentali. La Madonna col Bambino di Perugino, maestro dell’Urbinate, affianca invece l’Assunta di Pinturicchio, artista con il quale Raffaello dialogò fittamente all’epoca della pala di Città di Castello.

Raffaello Sanzio, Ritratto del cardinale Alessandro farnese, 1509-11, Olio su tavola, 91 x 139 cm, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
L’ultima sala della mostra è invece dedicata alla straordinaria fortuna delle collezioni del Museo e Real Bosco di Capodimonte e alle copie da note composizioni di Raffaello: la Madonna del Passeggio, la Madonna di Loreto e la Madonna “Bridgewater”. Il percorso accoglie anche un'opera di Daniele da Volterra, copia parziale della Madonna del velo di Raffaello.
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