Sulle vie dell’illuminazione. Il mito dell’India nella cultura occidentale 1808-2017

Frank Stella, Harewa, 1978. Materiali diversi su alluminio, 227.3x339.8x71.1 cm. Henkel Collection, Düsseldorf

DAL 24/09/2017 AL 21/01/2018

Lugano

LUOGO: Lugano - Piazza Bernardino Luini 6 | Museo MASI Museo della Svizzera Italiana

ENTI PROMOTORI:

Con il Patrocinio dell’Ambasciata indiana in Svizzera

ORARI: Martedì - domenica: 10 - 18. Giovedì aperto fino alle 20. Lunedì chiuso

COSTO DEL BIGLIETTO: Intero CHF 15, ridotto CHF 10

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +41 058 866 4230

E-MAIL: info@masilugano.ch

SITO UFFICIALE: www.india.luganolac.ch

ARTISTI: Henri Cartier-Bresson, Werner Bischof, Sabastiao Salgado, Ferdinando Scianna, Michael Ackerman, Steve McCurry, Martin Parr, Le Corbusier, Robert Rauschenberg, Frank Stella, Richard Long a Luigi Ontani, Francesco Clemente, Anselm Kiefer

PROMOTORI: Con il Patrocinio dell’Ambasciata indiana in Svizzera


Dal 24 settembre 2017 al 21 gennaio 2018 il Museo d’arte della Svizzera italiana, nell’ambito del progetto Focus India, dedica una grande mostra all’India e all’influenza da essa esercitata sulla cultura e l’arte occidentale nelle sue diverse espressioni. “Sulle vie dell’illuminazione. Il mito dell’India nella cultura occidentale 1808-2017” offre uno sguardo ampio e diversificato sul modo in cui, dall’inizio dell’Ottocento a oggi, la realtà indiana – con le sue tradizioni, religioni, paesaggi, culture e forme artistiche – ha affascinato e influenzato in maniera crescente il mondo artistico e culturale occidentale.
A cura di Elio Schenini, la mostra è posta sotto al patrocinio dell’Ambasciata indiana in Svizzera.

Il percorso espositivo, esteso sui due piani del Museo, declina il tema portante della mostra attraverso 400 opere e una molteplicità di materiali, mettendo in luce la profonda influenza che l’India ha esercitato sull’arte e sulla cultura occidentale negli ultimi due secoli: dalle riflessioni sull’induismo e sul buddismo di Schopenhauer, cui si rifarà negli anni a venire anche la letteratura di Herman Hesse, divenuta un riferimento per intere generazioni con Siddhartha, alle analisi antropologiche di Carl Gustav Jung; dai romanzi popolari di Kipling ed Emilio Salgari, al cinema di Rossellini e Pasolini. E poi ancora i Beatles che contribuirono a rendere l’India di moda tra la gioventù occidentale, come testimonia il connubio tra musica, spiritualità orientale e sperimentazione psichedelica della controcultura giovanile tra gli anni Sessanta e Settanta. Senza dimenticare, infine, gli scatti “indiani” di Henri Cartier-Bresson e di Werner Bischof, la città ideale immaginata a Chandigarh da Le Corbusier e i tanti artisti che negli ultimi decenni hanno tratto ispirazione e influenze dal subcontinente indiano: da Robert Rauschenberg a Frank Stella, da Richard Long a Luigi Ontani da Francesco Clemente ad Anselm Kiefer, per citarne solo alcuni. Un percorso espositivo ricco ed estremamente variegato dal quale risulta chiaro come l’India e le sue tradizioni millenarie abbiano sedotto una moltitudine di intellettuali ed esponenti della cultura europea dall’Ottocento ad oggi.

La mostra si propone in questo modo di raccontare come questo grande Paese sia diventato quell’altrove mitico cui il mondo Occidentale, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, ha guardato come alternativa a un contesto sempre più rigidamente sottomesso alle logiche materiali della produzione e del consumo. Cosa rimanga di questo mito oggi, di fronte a una realtà sempre più globalizzata, è la domanda con cui l’ultima sezione della mostra ci proietta dentro l’attualità del nostro tempo, cercando di offrire uno sguardo sull’India di oggi attraverso gli scatti di grandi fotografi contemporanei come Sabastiao Salgado, Ferdinando Scianna, Michael Ackerman, Steve McCurry e Martin Parr.


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